Quando su Channel 4 in Gran Bretagna arrivò uno show specifico sul comfort food (“cibo dell’anima” o meglio “cibo per fame emotiva”) sembrava un’esagerazione. Era il 2014 e invece oggi questo tipo di espressione è uno dei driver per gli acquisti e i consumi più riconosciuto.
Si tratta di una voglia alimentare che deriva da uno stimolo incontenibile per soddisfare i propri sapori preferiti, visto che la fame emotiva è un bisogno di consolare l’anima più che riempire lo stomaco.
Gli alimenti di conforto, in un’epoca in cui il cibo è propinato sotto ogni forma in ogni mezzo, forniscono un valore nostalgico o sentimentale e possono essere caratterizzati anche da elevata natura calorica, alto livello di carboidrati o preparazione semplice. Un rigetto momentaneo, che si comprende sia limitato nel tempo, a tutte le regole di corretta alimentazione che ci ossessionano ovunque.
La nostalgia può essere specifica per un individuo e legata a una cultura specifica. Infatti il successo di esperienze gastronomiche internazionali, conferma questa ipotesi. Canelo’s a Redding, in California, ha fatto il pienone nei primi giorni di apertura proprio promuovendo colazioni abbondanti a base di tutti i comfort food che i californiani ricordano. Riemergono memorie famigliari, ci si addentra in territori eno-gastronomici per anni banditi e per una frazione di giornata si è felici.
Non esiste il comfort food uguale per tutti, ed è per questo che il trend assume valore longevo e inesauribile. Sempre a patto che poi si torni nei ranghi, altrimenti si sfocia nella patologia.
Il termine “Comfort food” fu usato per la prima volta in Florida negli anni Sessanta e da allora ha allargato la sua definizione, partendo dagli alimenti dell’infanzia per arrivare all’identificazione con tutto ciò che dà “calore”. Nutella, pizza e pasta sono in cima alla lista di alimenti del genere per gli italiani. Ma l’utilizzo sporadico di alcuni prodotti e preparazioni ha anche un valore medico. In alcune cliniche vengono applicate terapie di comfort food in presenza di pazienti anziani che tendono all’anoressia.
In foto d’apertura: Lo chef Simone Rugiati nella serie “Food Advisor” , 2019 per Discovery Italia (prodotto da Drymedia per Discovery Italia, disponibile anche sul sito dplay.com – o su App Store o Google Play). In ogni puntata di “FOOD ADVISOR” Chef Rugiati assaggia in compagnia dei cinque ‘consiglieri’ le differenti possibili declinazioni di una pietanza caratteristica di una città e nel loro ristorante preferito dove ciascuno chef racconta tutto su ricetta, segreti e peculiarità.