Sull’isola di Seymour il 9 febbraio si è registrata per la prima volta nella storia dell’Antartide una temperatura superiore ai 20 gradi. Un momento allarmante per il surriscaldamento globale ma inevitabilmente ci sono anche conseguenze di altra natura.
Con lo scioglimento dei ghiacciai e la progressiva “umanizzazione” del continente, ci sono cose che si possono fare che prima erano proibite. Come un certo tipo di “turismo”, a patto che non si passi a quello di massa che avrebbe dia
La Coral Princess con 4mila dollari fa vivere già oggi l’ebrezza di solcare i mari dell’Antartide. E i turisti che scelgono queste latitudini sono sempre di più.
Durante l’attuale estate australiana, che va da circa novembre a marzo, il numero di visitatori in Antartide dovrebbe aumentare di quasi il 40 percento rispetto alla stagione precedente. Alcuni osservatori avvertono che una crescita così rapida rischia di mettere in pericolo la sicurezza dei visitatori e di aggiungere pressione a questa fragile regione, che si sta già sforzando sotto gli effetti dei cambiamenti climatici, della pesca commerciale di krill, pesce dente e di altre specie e persino della ricerca scientifica.
L’attività umana in Antartide rientra nella governance del sistema del Trattato antartico, un modello di cooperazione internazionale che risale all’era della guerra fredda.
Più di 56.000 turisti hanno visitato l’Antartide durante la stagione 2018-2019. Il dato per la stagione in corso dovrebbe salire a oltre 78.500, più del doppio del totale rispetto a un decennio fa. La stragrande maggioranza dei visitatori arriva in nave da crociera, salpando da porti come Ushuaia in Argentina o Punta Arenas in Cile.
E ci sono anche dei nuovi risvolti scientifici, con il clima che cambia. Con l’impressionante scioglimento di alcune aree, sono spuntate delle isole che non si erano mai individuate prima. Un nuovo studio ha identificato poi una specie potenzialmente invasiva nelle alghe arenate nella costa antartica: il briozoo Membranipora membranacea, un organismo coloniale che si ritiene provenga dall’Oceano Pacifico nord-orientale.
Fotoservizio a cura di Canada Goose per la campagna con PBI, l’unica organizzazione impegnata nella tutela degli orsi polari e del loro habitat.