“Prosecco” suona un po’ come “prezzemolino”. Un vino, una bevanda, una bollicina buona (buona!) per tutte le occasioni. Feste e aperitivi, incontri e leggiadre bevute, ogni situazione può essere adatta per stappare una bottiglia di uno dei vini più bevuti non solo in Italia ma nel mondo. Ad Asolo, Treviso, un caso di business.
In particolare i brindisi fatti con l’Asolo Prosecco, una delle tre denominazioni territoriali del noto vitigno veneto e friulano, mostrano una crescita inarrestabile. I primi sei mesi del 2021 registrano un balzo del 25% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, quando peraltro le bollicine asolane si erano già mostrate più forti della pandemia e avevano chiuso il semestre con un incremento del 9%. Considerando quindi l’ascesa negli ultimi 24 mesi si arriva a un ottimo 36%.
“La visione strategica messa in atto – riferisce a margine dell’assemblea annuale il presidente del consorzio di tutela dell’Asolo Prosecco, Ugo Zamperoni – ha consentito di rafforzare il nostro posizionamento. Alla fine dello scorso anno avevamo sfiorato per la prima volta quota 19 milioni di bottiglie, salendo al quarto posto fra le denominazioni del settore spumantistico”.
I primi sei mesi del 2021 registrano già 10 milioni di bottiglie vendute contro le 8 dell’anno precedente, il 60% delle quali finisce all’estero. “Siamo perfettamente in grado di soddisfare le nuove richieste di Asolo Prosecco provenienti sia dall’Italia che dall’estero – continua Zamperoni -. In controtendenza rispetto ad altre doc nazionali abbiamo accantonato un’ulteriore riserva vendemmiale, che adesso immetteremo sul mercato”.
Asolo, l’altro Prosecco
L’Asolo Prosecco, la più piccola (circa 2000 ettari coltivati) delle tre denominazioni del panorama del Prosecco, mira a proporsi come una sorta di “cru” delle bollicine venete. I vini di questa zona sono prodotti in provincia di Treviso, ai piedi del Monte Grappa, sulle alte colline a occidente del Piave, a ridosso delle Dolomiti e del Montello. Un territorio dove la vigna viene coltivata su terreni scoscesi, spesso con rese molto limitate e con la vendemmia che viene eseguita ancora mano.
Su queste microzone di collina, su questi “cru” tra i rilievi che circondano Asolo viene coltivata la Glera, vitigno autoctono del trevigiano che poi dà origine al prosecco. Territori meno conosciuti di quelli della vicina Valdobbiadene e di Conegliano, sono zone ancora inespresse e tutte da scoprire, dove prosperano ulivi, ciliegi e pascoli. Resta altrettanto da scoprire (e da bere) l’Asolo Prosecco DOCG che qui si produce, un vino ben sapido e delicatamente strutturato, con bollicine eleganti e una gradevole freschezza. Al naso si presenta con il classico bouquet fruttato e rinfrescante vena vegetale, al gusto è morbido, equilibrato, con caratteristiche note agrumate.
Asolo, tra i borghi più belli d’Italia
La storia di questo vino si intreccia indissolubilmente con quella di Asolo, la città che dona il nome alla denominazione, riconosciuta oggi come uno dei borghi più belli d’Italia. Fondata in epoca romana, Asolo si sviluppò notevolmente nel Medioevo. Fu in questo periodo, tra il XII e il XIII secolo, che sulla cima del Monte Ricco venne costruita la Rocca, tuttora simbolo del borgo e scelta come logo dal consorzio di tutela e come rappresentazione tangibile del senso di appartenenza territoriale del vino.
Nel XIV secolo Asolo e il suo circondario vennero annessi alla Serenissima Repubblica di Venezia: fu in quest’epoca che la cittadina si vestì di quel grande splendore che tutt’oggi esprime. Ed è proprio in quegli anni che si affermò la viticoltura: basti pensare che i vini provenienti da queste colline venivano tassati un terzo in più perché considerati di altissima qualità. E che tuttora rimane inalterata. Cin cin!