Il 2021 è un anno segnato dal perdurare dell’emergenza Covid-19 che tuttavia non monopolizza più l’agenda dei principali Tg nazionali, riducendo la sua incidenza dal 46% (su un totale N=42.953) del 2020 al 25% (su un totale N=42.572). Lo dice il Diversity Media Report 2022, la ricerca annuale sulla rappresentazione inclusiva nei media italiani condotta da Diversity con l’Osservatorio di Pavia e un Comitato Scientifico proveniente dalle maggiori università italiane.
In questo contesto, l’attenzione per temi, persone ed eventi pertinenti disabilità, età e generazioni, etnie, genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, con 9.722 notizie che interessano almeno una delle 5 diversity, torna a incidere sulla coverage complessiva per il 23%, valore identico a quello registrato nel 2019, anno precedente all’emergenza pandemica.
Il Diversity Media Report sull’informazione TV, realizzato dall’Osservatorio di Pavia per Diversity, nell’ambito dei Diversity Media Awards 2022 (previsti su Rai Uno il 28 maggio 2022 in seconda serata), presenta i principali risultati sulla copertura mediatica di 5 Diversity: Disabilità, Età e generazioni, Etnie, Genere e identità di genere, Orientamento sessuale e affettivo nel corso del 2021.
L’indagine ha incluso le notizie dei principali Tg nazionali (Tg1 20:00, Tg2 20:30, Tg3 19:00, Tg4 18:55, Tg5 20:00, Studio Aperto 18:30, TgLa 20:00) focalizzate sulle persone (individui o gruppi sociali) identificate sulla base di una o più delle 5 diversity considerate, trasmesse dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021.
Etnie, Genere e identità di genere ed Età e generazioni sono le 3 diversity che crescono di più, rispettivamente del 2,8%, 2,5% e 2,3%, confermandosi le più frequenti, con lo stesso ranking del 2019 che vede al primo posto Età e generazioni, al secondo Etnie e al terzo Genere e identità di genere.
Orientamento sessuale e affettivo e Disabilità, che nel 2020 avevano risentito meno della contingenza pandemica, crescono meno, rispettivamente dello 0,5% e 0,2%.
Età e generazioni è la diversity che riceve la maggiore attenzione con 4.775 notizie, pari a un’incidenza dell’11,2% sull’agenda complessiva. Nel 76% dei casi le notizie riguardano le nuove generazioni: giovani, bambinə, minori, adolescenti. L’attenzione per le persone anziane è pari soltanto al 13,3%. Circa un quarto delle 4.775 notizie complessive – per l’esattezza il 26,2% – si focalizza su eventi di criminalità. Una quota importante (23,3%) su questioni di scienza e salute, prevalentemente relative alla campagna vaccinale e all’andamento della pandemia. Molti e diversi sono i fatti di cronaca con protagonistə giovani: ad aprile entra in agenda l’inchiesta per stupro che coinvolge Ciro Grillo e tre suoi amici, seguita anche a maggio e a giugno e ripresa a novembre, con la notizia del rinvio a giudizio di tutti gli imputati (a marzo 2022). La tragedia della funivia del Mottarone, che ha come unico sopravvissuto un bambino, Eitan Biran, entra in agenda a maggio diventando un caso mediatico fino a fine anno, per via dell’affidamento del minore conteso fra la famiglia materna e paterna. Il femminicidio di una ragazza pakistana residente a Novellara (RE), Saman Abbas, uccisa da un cugino con la complicità della famiglia per essersi sottratta a un matrimonio forzato, fa notizia da maggio fino a settembre. Fra i fatti di cronaca che coinvolgono diverse generazioni entra in agenda la sparatoria avvenuta ad Ardea (RM), dove un uomo “con problemi psichiatrici” ha ucciso due bambini e un anziano che aveva tentato di proteggerli. Fra questi e altri numerosi fatti di cronaca nera che coinvolgono le generazioni giovani, superano la soglia di notiziabilità le iniziative sui ragazzi e le ragazze dei Fridays for Future, in particolare in occasione della conferenza Youth4Climate, che si è tenuta a Milano a fine settembre, in preparazione della conferenza sul cambiamento climatico di Glasgow (Cop-26, 31 ottobre-12 novembre 2021).
Etnie è la seconda diversity, nel ranking della copertura mediatica analizzata, con 3.852 notizie, che incidono per il 9% sull’agenda complessiva. Sono oltre 100 le etichette usate per definire le diversità su base etnica, non sempre però in modo specifico. Nel 17,7% dei casi le persone di etnia “diversa” sono migranti di origine non meglio specificata. In molti casi sono persone che provengono da -o risiedono in- zone di conflitto. Il 29,4% delle notizie (circa un terzo) si focalizza su persone specifiche. Più della metà si focalizza, invece, su questioni che coinvolgono popolazioni o gruppi etnici: conflitti, flussi migratori, profughə. In linea con questi risultati, il 33% delle notizie si concentra su Esteri e politica estera, il 23,5% su Questioni sociali, prevalentemente migrazioni e razzismo, e il 17,8% su eventi di Criminalità. Nel corso dell’anno, il Giorno della Memoria (27 gennaio) traina l’agenda di fine gennaio sui temi dell’antisemitismo, e, più in generale, dell’odio razziale. Nel mese di marzo, l’elezione del nuovo segretario del PD, Enrico Letta, porta in agenda il tema dello ius soli, rilanciato anche nel mese di agosto. A maggio l’attenzione dei Tg è focalizzata sul riaccendersi del conflitto israelo-palestinese. Il mese di luglio segna l’ingresso in agenda dell’Afghanistan, in concomitanza con il ritiro delle truppe statunitensi dal paese e il ritorno dei talebani al potere. L’attenzione sull’Afghanistan, e sulle numerose persone in fuga dal paese, è massima ad agosto, prosegue con numerose notizie per tutto il mese di settembre e ottobre, e qualche notizia ancora nei due mesi successivi.
La diversità per Genere e identità di genere emerge in 3.205 notizie, con un’incidenza del 7,5% sull’agenda. La maggior parte delle notizie si focalizza sulle donne (39,1%) e sulle relazioni di genere (32,0%); anche la comunità LGBT+ ottiene un po’ di visibilità (6,5%). Generi e questioni di genere emergono in svariate tipologie di notizie, prevalgono, tuttavia, da un lato, le bad news, sui femminicidi (15%), su abusi, molestie sessuali e stupri contro le donne (10%) e, dall’altro, le notizie su fenomeni di omo/lesbofobia e/o bifobia e /o transfobia (7,7%), in particolare a traino dell’agenda sulla discussione del disegno di legge Zan. La maggior parte delle notizie focalizzata su Genere e identità di genere riporta fatti di Criminalità (39,2%), a seguire, Questioni sociali (13,7%), in particolare pertinenti la condizione femminile e i diritti civili e umani. Fra le numerose notizie sulle donne, meritano di essere segnalate quelle su “donne e politica” (2,3%), “donne e sport “(2,1%), “prime donne” (1,8%), “libertà/diritti delle donne” (1,7%) “donne e lavoro” (1,6%). Per quanto riguarda l’agenda, nel corso dell’anno il femminicidio di Saman Abbas è coperto da maggio a settembre; la condizione delle donne afghane private dei loro diritti in seguito al ritorno al potere dei talebani ha una coverage che inizia a luglio, raggiunge il picco ad agosto e poi prosegue in modo abbastanza costante fino a ottobre, e con qualche notizia anche a novembre e dicembre. La Giornata Internazionale per i diritti della donna (8 marzo) e la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) trainano l’agenda rispettivamente di marzo e novembre.
La Disabilità attesta una copertura di 517 notizie, pari all’1,2% dell’agenda. Circa una notizia su cinque riguarda atleti e atlete paralimpiche (21,5%), che hanno ottenuto ampia visibilità in occasione delle Paralimpiadi di Tokyo 2020, posticipate al 2021 in seguito alla pandemia. L’attenzione verso persone con forme di disabilità non altrimenti specificate è pari al 14,7%. Emerge una nuova categoria dai confini definitori poco chiari, che è quella dei/delle “fragili” (12,4%), target prioritario delle vaccinazioni anti-Covid, insieme alle persone immunodepresse (6,2%). Circa un quinto delle notizie si concentra su questioni di Scienza e Salute (26,1%). Molte sono le notizie sportive (20,7%), per lo più dedicate alle Paralimpiadi di Tokyo. Diverse le notizie di Criminalità (16,6%), che in diversi casi coinvolgono persone “con problemi psichiatrici”. Nel corso dell’anno, la Giornata Mondiale per la consapevolezza sull’autismo (2 aprile) e la raccolta fondi per Telethon trainano l’agenda di aprile. Il mese di giugno segna un picco in concomitanza con la notizia sulla sparatoria per mano di una persona con “problemi psichiatrici”, ad Ardea (RM). Agosto e settembre concentrano l’attenzione per le Paralimpiadi, che si sono svolte fra il 24 agosto e il 5 settembre, e la campagna vaccinale per le persone fragili.
La diversity per Orientamento sessuale e affettivo registra 325 notizie, pari allo 0,8%. Gay, lesbiche e trans sono le identità più citate nel corso del 2021 per via di una focalizzazione dell’agenda pertinente il DDL Zan sull’omobitransfobia. La maggior parte delle notizie pertinenti persone o questioni di orientamento sessuale e affettivo mette in evidenza aspetti negativi, come le varie “fobie” (77,5%) o la violenza (4%). Le notizie che parlano di diritti sono solo il 4,9%. Coerentemente con la focalizzazione della coverage sulla discussione parlamentare del DDL Zan, il topic prevalente è quello della Politica interna, seguito dalle Questioni sociali. A livello di agenda, due sono le notizie dominanti: la discussione parlamentare e politica del DDL Zan, con picchi di attenzione a maggio, giugno e luglio, e poi di nuovo a ottobre, con la notizia della bocciatura al Senato, e l’entrata in vigore a luglio della legge sul divieto alla diffusione di informazioni e pubblicazioni sull’omosessualità o sulla transizione di genere, in Ungheria.
Un approfondimento sul DDL Zan ha contato 263 notizie dedicate, di cui solo lo 0,8% menzionanti la misoginia, l’8,4% l’abilismo e ben il 79,8% l’omofobia o l’omobitransfobia, evidenziando come la mediatizzazione del dibattito politico sul DDL Zan lo ha ridotto a un decreto pertinente quasi esclusivamente la comunità LBGT+. Il conteggio delle persone intervistate nelle notizie sul DDL Zan, 502 in totale, di cui l’81,7% rappresentanti del mondo politico, mette bene in evidenza come l’informazione sul disegno di legge sia trainato dall’agenda politica, ovvero dal dibattito interno e fra i partiti. La voce di esponenti di associazioni LGBT+ è pari soltanto al 2,8% e quella di altre associazioni per i diritti soltanto all’1,4%.
In conclusione, il 2021 segna una parziale normalizzazione dell’agenda dei Tg nazionali, dopo un anno segnato dal monopolio dell’emergenza Covid-19. In questo contesto, la coverage sulle diversity torna a valori, e anche a un profilo, pre-pandemici. A prevalere sono sempre le diversity con carattere più denotativo, come età e generazioni, etnie e genere e identità di genere, che profilano persone, o gruppi sociali, protagonisti di notizie di cronaca nera e/o al centro del dibattitto politico. Disabilità e orientamento sessuale e affettivo sono meno visibili, nonostante il 2021 sia l’anno della discussione parlamentare di un disegno di legge volto a contrastare e punire sia l’abilismo sia l’omolesbobitransfobia, evidentemente perché sono diversity meno trasversali e, in generale, utilizzate più in funzione connotativa che non denotativa.
Bad news e agenda politica sono ancora i criteri di newsmaking che dominano l’informazione televisiva italiana, con un impatto un po’ riduttivo sulla copertura generale delle diversity, in particolare sui valori di D&I. Si intravede però anche qualche segnale di cambiamento verso un’agenda mediale più autonoma e finalizzata a valorizzare le diversity: in tal senso il caso esemplare è rappresentato dall’informazione quotidiana sulle Paralimpiadi di Tokyo.
INTRATTENIMENTO – Lo stesso report svelato oggi a Milano in occasione dell’annuncio dei Diversity Media Awards, annuncia che il 72,1% del totale dei prodotti analizzati tratta in modo trasversale più aree della diversity. Nei film, dicono gli analisti, le persone sono più spesso narrate che rese protagoniste dei propri racconti, sono l’oggetto, non il soggetto. Sono presenti temi sulla diversity, certom ma in maniera occasionale e per lo più legate a fatti di attualità, cronaca o politica. Manca ancora un’espressione della diversità inserita naturalmente nell’offerta mediatica e libera da schemi e registri stereotipati. Segno, probabilmente, che la produzione televisiva, rispetto ad altri canali, sia più portata a ritenere il proprio target meno capace di “comprendere” alcune tematiche legate alla diversità. Cosa che invece sembra sia stata colta meglio nella serialità televisiva italiana.
Sui social va meglio. La mancanza delle tradizionali forme di gatekeeping moltiplica all’ennesima potenza l’offerta di contenuto presente sulle piattaforme social (Facebook, Instagram, TikTok) e i linguaggi stessi con i quali si tratta la diversità, dando spazio a una forma di consapevolezza più capillare, capace anche di dettare l’agenda ai media e all’opinione pubblica: una sorta di advocacy digitale, che si trasforma in vero e proprio attivismo diffuso e trasversale. In particolare, nei prodotti analizzati è stata riscontrata una bassissima presenza di immagini stereotipate. Questo è legato alla tendenza della categoria digital a portare in primo piano le voci di chi fa parte di comunità sottorappresentate, dando loro l’opportunità di parlare delle proprie esperienze e identità in modo realistico.
Dall’estero arrivano esempi positivi i responsabili di Diversity Lab considerano Reservation Dogs un prodotto di rottura, come fu Pose per la comunità transgender. È una novità in quanto presenta tutti sceneggiatori e registi indigeni, insieme a un cast e un team di produzione quasi interamente composto di indigeni nordamericani. È anche la prima serie a essere girata interamente in Oklahoma. Più in generale, la serialità internazionale si attesta anche per il 2021 come uno degli ambiti narrativi più innovativi e intersezionali, così, per rappresentare meglio la complessità del reale, i personaggi assumono maggiore spessore e possono essere raccontati attraverso più tematiche