Sapevate che le api sono indicatori di sistemi agricoli sani? E che la tutela della biodiversità non si concentra solo sul prodotto che mangiamo, ma anche sull’ecosistema che gli sta intorno? La Rete Semi Rurali è stata fondata nel novembre 2007 per ricordare a tutti che la biodiversità agricola va conservata, valorizzata e sviluppata nelle campagne di tutto il mondo e dagli agricoltori, prima di tutto.
Ha sede a Scandicci, Firenze, e da qualche settimana è sulle pagine di cronaca perché ha portato nientemeno che sul tavolo del Presidente della Repubblica italiana un dossier sulle condizioni degli agricoltori italiani. La loro salute, il loro lavoro, la loro dignità e anche quella delle culture. Sergio Mattarella si è detto sensibile al problema. La Retefa parte a livello europeo del Coordinamento Let’s Liberate Diversity (ECLLD).
In un contesto dove sempre più a livello europeo le superfici terrestri sono dedicate all’allevamento (spesso intensivo) andrà a finire che in pochi anni, quello che c’è di più caro attorno a noi sarà proprio il campo coltivato secondo ritmi ed esigenzi naturali.
Quest’anno è uscito anche un libro, edizioni Pentàgora, di Alice Pasini, “Di seme in meglio”, che parla di come poter riprodurre facilmente i propri semi.
Grazie all’interessamento della Rete Semi Rurali, sono stati avviati progetti come Selianthus, per la selezione evolutiva e partecipativa di grano e girasole per l’autoriproduzione in agricoltura biologica in Umbria. Mentre in Europa si sta riflettendo su un altro aspetto: l’agricoltura industriale sta promuovendo una nuova fase basata sull’idea che l’uso di tecnologie e dati permette di incrementare l’efficienza della produzione agricola, migliorando l’uso delle risorse. Le politiche di innovazione a livello europeo e globale promuovono l’applicazione di un approccio high-tech al settore agricolo. Gran parte degli strumenti tecnologici sviluppati per l’agricoltura sono diretti a grandi aziende industriali che possono investire su queste tecnologie. Bisogna quindi che queste tenciche possano essere utili dalle comunità che usano e conservano l’agrobiodiversità, con conoscenza delle condizioni locali, dall’interazione con il clima alla qualità del suolo, alla scelta varietale.
Il progetto CAPSELLA (che coinvolge Italia, Grecia, Olanda Regno Unito) rappresenta per la Rete Semi Rurali un’occasione per riflettere sul tema della digitalizzazione in agricoltura e su come questo possa essere sviluppato con un approccio partecipativo ed un modello di innovazione interattivo.
LA RICERCA – La ricerca partecipata è un processo di indagine e di produzione di innovazione in cui diversi tipi di attori sono attivamente coinvolti e contribuiscono con la loro esperienza alla generazione e condivisione della conoscenza. Al contrario del modello preminente di ricerca in agricoltura (deterministico, universalistico e riduzionistico), la ricerca partecipata integra saperi pratici, delle scienze sociali e delle discipline tecniche offrendo risposte plurime e adattate al contesto. Per questo è una strategia di ricerca utilizzata nelle azioni di promozione dell’adattamento al cambiamento climatico, nella promozione della resilienza dei sistemi marginali, quale opzione fondamentale nella costruzione di sistemi alimentari locali partendo dal seme. Facilitare questo processo richiede competenze specifiche e plurime che non sempre sono disponibili nei percorsi di studio convenzionali.
DIVERSIFOOD – La diversificazione e la tutela delle peculiarità del food sono in agenda a livello europeo da diversi anni. Il progetto Diversifood è partito 4 anni fa. All’interno del programma Horizon 2020. Coinvolti in tutto 21 partner in 12 Paesi: l’obiettivo è realizzare filiere alimentari sostenibili e di qualità per valorizzare le colture locali.