Alessio Franconi ci ha catturato con le sue foto della Sovenia, e successivamente con i suoi racconti. Il giovane autore milanese, il primo italiano a dedicare una guida turistica al paese europeo scritta appositamente per gli italiani, scatta con rara sensibilità e prima che apra bocca sappiamo già che ha un debole per Lubiana e dintorni.

Lo si capisce da come ha organizzato le sezioni della guida per Morellini editore: parla con entusiasmo di montagna, laghi alpini, spiagge, località termali, vita notturna e cerca di immedesimarsi nel turista italiano che sicuramente dirà: perché non ci sono venuto prima?
Perché la Slovenia è una perla immersa nel verde delle sue immense foreste, che confinano con l’Italia ed è stato sempre il paese più avanzato dell’ex Jugoslavia. Con una storia, peraltro, di benessere e natura già nota agli antichi romani. Il periodo del Novecento non è stato facile, specie nei rapporti con l’Italia: Caporetto, teatro di tragiche battaglie durante la Prima Guerra Mondiale, o Gorizia, dove ancora è visibile ciò che rimane del muro che divideva in due la città ai tempi della Guerra Fredda. Ma oggi Lubiana, già capitale verde d’Europa 2016, è una città ricca di curiosità, scorci romantici, eventi enogastronomici, mercatini, cultura, e condensa lo spirito di una nazione giovane che guarda al suo futuro in modo fiero, come lo sguardo del Drago simbolo della città. Maribor, già Capitale Europea della Cultura nel 2012, da sempre seconda città slovena, porta con se l’identità di una città industriale e ricca durante il periodo jugoslavo ed è oggi meta vitivinicola.
Abbiamo chiesto ad Alessio Franconi, che cura il proprio sito di viaggi e fotografie, di raccontarci la sua Slovenia e la fascinazione che questo paese esercita sull’animo dei viaggiatori.
Dicci subito di una parte inesplorata del paese che vale la pena vedere subito.
Più vai verso Est più trovi la parte meno esplorata. Nell’entroterra ci sono le terme, incontri molte ci ttà che hanno una tradizione vinicola molto forte. E questo ancora pochi lo sanno.
Come è nata la tua passione per la Slovenia?
Ci vado dal 2003 che è l’anno in cui ho fatto il militare a Udine. Col tempo ho cercato di interpretare la Slovenia attraverso gli occhi di un italiano sia con le foto che con i racconti. Ed è nata la guida, la prima scritta da un autore italiano, ho dato una mia chiave di lettura del Paese meno neutra. Ho trattato la parte legata allo shopping e dove andare a visitare cose insolite, anche se ormai i grandi mall omologati sono arrivati anche lì. Non enfatizzo: non è Ibiza ma ci sono dei bei locali di tendenza anche lì, mi sembra che sia un paese completo.
C’è un’influenza italiana in qualche aspetto?
Nella parte di confine fino alla costa ci si confronta sempre con il passato veneziano ma anche Lubiana ha dei segni di alcuni architetti italiani. Nel secolo scorso è stata asburgica ma anche l’Italia ci ha messo del suo. Oggi, giustamente, gli sloveni rivendicano una loro individualità, ci tengono molto a non farsi definire balcanici. Abbiamo un problema storico a chiamarli tutti slavi, ma già prima erano benestanti e indipendenti, era un’isola autonoma rispetto al resto del blocco dell’est con i flussi turistici sempre fiorenti.
Nel 1991 l’indipendenza. Ci ricordi come è stata?
La rottura del 1991 ha provocato solo 10 giorni di guerra, nulla rispetto al baratro degli altri stati. Non è stato un passaggio indolore, per un periodo lungo la Slovenia è stata sotto la Jugoslavia e c’erano persone che si identificano in quella storia. Studiavano il russo e non l’inglese, a pochi chilometri da casa nostra. A Gorizia c’è ancora il muro, che ora con Shengen è stato parzialmente abbattuto, con la piazza metà italiana e metà slovena.
Con gli italiani come sono?
Non bisogna parlargli necessariamente in italiano, perché il territorio arriva fino all’Ungheria e lì l’influenza è minore. Sono cordiali e gioiosi anche se un po’ riservati. Siamo stati vicini ma anche lontani. La tv che vedono è spesso italiana, secondo me si sentono nazione piccola rispetto a quelle che le circondano. Ho sentito dire più persone che si ricordavano dell’occupazione italiana e le nonne raccontano che gli italiani erano generosi, davano ai bambini la pasta. Ognuno poi porta con sé le storie di conflitto, ne ho sentite anche di molto più cruente.

Perché hai scelto di raccontarla?
Mi sono focalizzato sulla Slovenia e ho fatto alcuni viaggi mirati con l’intenzione di approfondire le aree che non avevo mai visto. Una cittadina quasi al confine con l’Ungheria, Ptuji, è stata il baluardo della Pannonia delle legioni romane e aeva già un passato di villeggiatura. È la città più antica della Slovenia. Oggi ci sono strutture alberghiere grandi con complessi vicino alle stazioni termali. Lubiana in tre giorni si visita approfonditamente e ci si perde nei musei e nei locali. È vivace nel periodo estivo e natalizio. È continentale come clima e come atmosfera ma vale la pena di essere vissuta, è giovane. Si sente asburgica come architettura, poi c’è la parte medievale della città con il castello e al di là del fiume c’è il fiume Ljubljanica con la parte ottocentesca. Ci sono i palazzi più grande architetto sloveno Jože Plečnik, il loro principale urbanista che voleva darle un tocco di vivacità architettonica, con ponti che hanno dei lampioni molto distintivi, la biblioteca.
Ci sono degli artisti che vale la pena conoscere?
Se vai al centro di Lubiana incontrerai opere di Jakov Brdar, artista contemporaneo che ho incontrato. Lui applica faccine di bronzo a terra, o opere sui ponti. Ha interpretato i miti greci e cattolici. Ha realizzato anche opere più lassiche come Rudolf Maister che è un generale che ha salvato la Slovenia dall’Austria.
I plus di una vacanza in Slovenia?
Gli italiani stanno aumentando, con l’opera di marketing di I Feel Slovenia, il loro claim, che poi ha un fondo di verità, perché Ljub vuol dire caro e ljubim te “ti amo”. Ma anche perché si rendono conto che è una meta facile e interessante. Il turismo di prossimità è molto spinto, hanno buone strade e la giri bene in macchina. Se potessi andare a viverci ci farei un pensierino. A sette chilometri dalla capitale ci sono le foreste, e loro hanno un rapporto con la natura molto forte, fanno corsa, sci, tutte le attività all’aperto. Vanno in bici e trekking normalmente. Vanno fieri di questo verde, è carico e rigoglioso, la linea costiera è zona carsica non è molto alberata ma è molto curata.
E a te personalmente cosa fa gola della Slovenia?
A me manca il rapporto con la natura che loro hanno, in un paese che è grosso quanto una Lombardia e mezzo e ha due milioni di abitanti, quindi insiste su un territorio poco densamente popolato e ti permette di avere spazi enormi.
Hai informazioni su quello che accadeva nei decenni della “cortina di ferro”?
Lo sviluppo industriale è stato forte, ed è la ragione per cui la Slovenia era la zona più avanzata della Jugoslavia. Avevano movimenti d’arte di stampo socialista, ma tracce di dissenso si trovano ancora oggi. A Metelkova, che era il quartiere militare della città costruito dagli austriaci e poi usato da Tito, la spaccatura è sotto gli occhi di tutti. C’è un ostello dove puoi dormire in cella, è un ex edificio di reclusione. Sotto al carcere ci sono le celle di isolamento, senza nemmeno l’illuminazione che è la parte visitabile. Ora questa zona è tutta pitturata e sistemata dagli artisti con aria alternativa e quando la visiti hai davanti agli occhi rottura con il rigore socialista.

Cosa conviene fotografare in Slovenia per portarsi a casa ricordi indelebili?
Le grotte di Postumia dove ci entri con un trenino, una meta già turistica dal 1800. Ma anche le Škocjanske jame, le grotte di san Canziano, patrimonio Unesco, che sono selvagge ed enormi. Poi consiglierei di non perdere i castelli, a Lubiana o a Bled con il lago che ha al centro un isolotto, una chiesa con un bosco e il castello a picco. Le foreste hanno un colore diverso per ogni stagione, quindi si rinnovano sempre ed è uno spettacolo unico.
Foto d’apertura: il beneventuo di Alessio Franconi in Slovenia
Foto del servizio per gentile concessione di www.franconiphotos.eu