Gianfranco Salis è un artista, un esteta e un amante del bello. Si è trasferito in una frazione di Olbia, in Sardegna, e ha dato il via a un’attività ristorativa al centro della piccola piazza. Siamo a San Pantaleo, frazione del comune di Olbia, in provincia di Sassari, un posto davvero insolito. Il punto di ritrovo principale è “La place wine and art”, gestita da Salis, ma come lui, molti artisti da tutto il mondo si sono rifugiati qui e vivono per molti mesi all’anno.
D’estate San Pantaleo vive di turismo ‘riflesso’ dalla fascia costiera, ma c’è molto di più. Negli anni è stato organizzato il Festival del Folklore e quello della danza che hanno portato interesse per San Pantaleo. E c’è anche una pregevolezza architettonica. L’agglomerato in pietra sorge arroccato sui monti, nel massiccio di Cugnana, a pochi passi dalla celebrata costa Smeralda. C’è quindi aria di distacco dal glamour marittimo che nel periodo centrale dell’anno avvolge le località isolane. Ma c’è anche una grande identità e autenticità tra le poche viuzze del centro che sembrano uscite da una fiaba.
Il comune è nato a fine XIX secolo attorno a una chiesetta dedicata a san Pantaleo, allora campestre, ha visto crescere nel tempo le sue case in maniera regolare, costruite secondo il modello tipico dello stazzo gallurese.
Ci sono a far da contrasto con l’antichità, eleganti boutique, moderni atelier, botteghe di prodotti tipici e tradizionali laboratori artigianali. Le sue vie sono popolate da ceramisti, orafi, artigiani del ferro battuto, intarsiatori, pittori.
Il villaggio, già abitato nel Neolitico, appare come incastonato in una corona di rocce ed è testimone di una storia di fortune alterne. Quasi spopolato nel Seicento, il secolo dopo fu riabitato dai corsi, che da Bonifacio attraversavano il mare e venivano in Sardegna. Furono loro a inventarsi i vecchi stazzi, con i soffitti originali di canne e tronchi di ginepro, grandi camini, diverse nicchie nei muri rivestiti in pietre di campo, ancora visitabili oggi.