È l’alba. I primi raggi spuntano dalla terraferma che si intravede in lontananza con le luci delle raffinerie che via via si affievoliscono. Un anziano con la pelle abbronzata da decenni di sole tropicale trascina lungo la battigia la sua barca tradizionale fatta di canne vuote legate insieme. Pochi istanti ed è già in acqua, remando verso il largo mentre la poppa ricurva fende le prime onde del mattino. Intanto, un puntino proveniente da lontano si avvicina lentamente, diventando sempre più grande fino a rivelare la forma di un traghetto.
È la prima corsa mattutina che trasporta rifornimenti, acquistati ormai tutti online: una moda che impazza insieme alle piattaforme per il gioco virtuale come 22Bet accedi e punta. E nelle isole al largo di Formosa tutto viene “da Taiwan”, che agli occhi degli abitanti è un’entità distinta rispetto alle loro coste.
Conosciuta a livello internazionale come Lambai traslitterando il suo vecchio nome aborigeno, l’isola al largo di Kaohsiung è chiamata in cinese Xiaoliuqiu. Guardandola dall’alto, con la sua forma a fagiolo e la sua collina che sembra spuntare dall’acqua, non si può non pensare a un pallone, “qiu” appunto, che galleggia sul mare. L’isola è stata per secoli un tranquillo villaggio di pescatori, molti dei quali in tempi recenti, grazie alla vicinanza alla limitrofa cittadina di Donggang raggiungibile in venti minuti di traghetto, dividevano la propria vita tra Lambai e la “terraferma” taiwanese.
L’arrivo del turismo negli ultimi decenni ha sconvolto la tranquilla routine dell’isola come un ciclone. Con un’estensione di neanche 7 chilometri quadrati, Lambai è l’ideale per un visitatore giornaliero, che la può esplorare in poche ore a bordo di uno scooter, tra le migliaia disponibili per l’affitto una volta arrivati al porto di Baishawei. Ai turisti che vi si recano dalla mattina alla sera si aggiunge chi è alla ricerca di un fine settimana rilassante nei parchi e nelle piscine degli alberghi, o i più avventurosi che vogliono esplorare per la prima volta, con maschera e boccaglio, i fondali di una delle più ricche formazioni coralline della Taiwan abitata.
Lambai è un autentico paradiso anche per i professionisti delle immersioni subacquee, che hanno creato negli anni una nutrita comunità di appassionati che alternano il mestiere di guide e istruttori per turisti alle proprie avventure sottomarine. Il richiamo principale dell’isola è la sua colonia di tartarughe giganti che, soprattutto al mattino, nuotano verso i coralli situati accanto al porto alla ricerca di cibo. Specie protetta con multe salatissime per chi le sfiora anche solo con un dito, le testuggini sono diventate ormai un sinonimo di Lambai e la mascotte ufficiale presente in mappe, app, abiti, pupazzi e addirittura in una birra artigianale, chiamata Haigui Beer dalla parola “tartaruga marina”, dal leggero colore verde e con un retrogusto da agrume.
Popolo notoriamente poco attratto dal mare e ancora meno dal sole, i formosani, studenti universitari, famiglie o gruppi di amici, subiscono l’influsso selvaggio di Lambai, dedicandosi alle spiagge, all’esplorazione dei coralli e dei fondali “alla taiwanese”, con giubbotto salvagente e attaccati alla corda tirata dalla guida, e alle notti brave nei bar in canottiera e infradito. Le creme sbiancanti che affollano gli scaffali delle parafarmacie e gli ombrelli per proteggersi dal sole sono un lontano ricordo in quest’isola in mezzo alle onde. Incontro raro in “terraferma”, imbattersi in giovani abbronzati che camminano per la strada con i capelli ancora bagnati è invece la norma a Lambai, come l’abbigliamento casual dei turisti seduti nelle verande dei loro bungalow, a chiacchierare al lume di candela dopo la tradizionale grigliata di gruppo.
Mentre ci si rilassa su questo “pallone verde” che sembra fluttuare nel mare, con quelle spiagge di sabbia bianca e mare trasparente che a Formosa, la sorella maggiore, sono sostituite dal colore nero vulcanico e dalle rocce, il sole lentamente scompare dirigendosi verso l’Asia continentale fino all’Europa lontana. Un gruppo di studenti si avventura in motorino lungo un sentiero sterrato in discesa per non perdersi il tramonto, con la maglia tirata su fino al naso per ripararsi dal pulviscolo, mentre due mute nere emergono dall’acqua della vicina caletta commentando le foto subacquee appena scattate. Un ragazzo e una ragazza tirano fuori due birre dallo zaino, mentre abbracciati guardano uno degli ultimi traghetti sparire all’orizzonte verso le luci lampeggianti della “terraferma”. Finché la notte non cala, accompagnata da una brezza di vento e dal verso delle rane.