Verbania, città sul Lago Maggiore è tra le 10 seminifinaliste in lizza per il titolo di Capitale della Cultura Italiana 2022.
Con un progetto il cui fil rouge è “l’acqua”, fondamentale per connotare visivamente la città ed elemento che ne ha consentito lo sviluppo, Verbania è una delle dieci città semi-finaliste che si contendono il titolo di Capitale Della Cultura Italiana 2022.
Tutte le eccellenze culturali del Verbano si fondono e si esaltano a vicenda nel progetto alla base della candidatura, facendo emergere il loro legame inscindibile con l’eccezionalità ambientale e paesaggistica del lago: dalle meravigliose ville e i loro giardini, come Villa Taranto e Villa San Remigio, ai numerosissimi Festival letterari, musicali e performativi, passando per il Museo del Paesaggio e le sue collezioni, l’architettura avveniristica del Teatro Il Maggiore, le Isole Borromeo e il ricchissimo patrimonio storico-artistico e religioso.
Verbania è cultura diffusa, eclettismo ed equilibrio di sinergie, come quella tra i diversi paesaggi che si riflettono sul suo lago. Ma un ruolo di primo piano ha anche la commistione delle diverse voci e persone che hanno contribuito a rendere Verbania la “città giardino sul lago” che oggi conosciamo.
* ARTE E CULTURA, dai diversi autori famosi che nel corso degli anni hanno fatto tappa a Verbania ad Arturo Toscanini, che la considerava il suo buon ritiro, passando per il talento artistico dello scultore impressionista Paolo Troubetzkoy. L’artista è celebre per la compenetrazione tra il soggetto e l’atmosfera circostante che caratterizza le sue opere, e che dona alla rappresentazione un’indeterminatezza che appartiene all’incessante mutevolezza della vita reale. Nasce a Verbania nel 1866 e, dopo lunghi viaggi all’estero, ritorna a vivere sul Lago Maggiore fino alla sua morte. Talento artistico naturale, insofferente allo studio sistematico, Troubetzkoy si considerò sempre un autodidatta, seppur di altissimo livello. Le sue sculture sono esposte in musei e città importanti, e l’artista ci ha lasciato il ritratto di un’epoca nei bozzetti in gesso e nelle sculture – ritratto di famosi protagonisti del mondo artistico dell’epoca: da Tolstoy a Segantini, da Gabriele D’Annunzio a Giacomo Puccini e Arturo Toscanini. Ed è anche a quest’ultimo, che proprio a Verbania amava ritirarsi per ritrovare ispirazione e creatività, che l’artista dedica un busto – ritratto conservato nel Museo del Paesaggio di Verbania, che appunto ospita una gipsoteca che vanta oltre 300 opere dello scultore di fama internazionale.
* il TEATRO MAGGIORE, quando l’architettura diventa scultura
* le VILLE STORICHE e I GIARDINI, da quelli di Villa Taranto, conosciuti in tutto il mondo, ai giardini botanici dell’Isola Bella e dell’Isola Madre. Villa Taranto e i suoi Giardini Botanici: uno dei parchi più importanti d’Italia, visitato ogni anno da più di 150.000 persone. Realizzata tra il 1931 e il 1940 dal capitano scozzese Neil Mc Eacharn con l’aiuto del botanico Henry Cocker, copre un’area di circa 20 ettari che raccolgono un vastissimo patrimonio botanico che conta più di 1000 specie non autoctone e 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica provenienti da tutto il mondo. I giardini di Villa Taranto fanno parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.
I Giardini Botanici delle Isole Borromeo, l’Isola Bella e l’Isola Madre
L’Isola Bella: con le sue dieci terrazze che formano una piramide a gradoni e le sue fontane e prospettive architettoniche, può essere considerato uno dei giardini barocchi all’italiana meglio conservati a livello mondiale. Costruito intorno alla metà del 1600 da Giovanni Angelo Crivelli e dall’architetto Castelli con l’obiettivo di far assumere all’isola le sembianze di un vascello ormeggiato nelle acque del lago, era inizialmente destinato alla coltivazione di piante di agrumi, che univano la funzione estetica a quella pratica; nel secolo successivo iniziò l’introduzione di piante esotiche che aumentò nel 1800, con l’introduzione di specie provenienti da tutto il mondo.
L’Isola Madre: agli inizi del 1500 è stata acquistata da Lancillotto Borromeo, che ha introdotto la piantumazione di agrumi fatti arrivare appositamente da Genova: arance, limoni e bergamotti, nel corso dei secoli, hanno continuato ad aumentare soppiantando l’antica coltivazione dell’olivo. Nella prima metà dell’ottocento piante esotiche provenienti da tutto il mondo (magnolie, eucalipti, conifere, aceri, rododendri, azalee e molte altre) hanno sostituito gli agrumi, dando vita a un vero e proprio giardino all’inglese in mezzo al lago.
* MUSEI e CHIESE, dal Museo dei Paesaggio (Palazzo Viani Dugnani), la più importante istituzione culturale della città, al museo interattivo dedicato al lago di Casa del Lago, passando per i numerosissimi oratori e chiese con dipinti e affreschi di grande valore storico
* la CUCINA GOURMAND, tra terra e lago, tra pesce di lago, riso, zafferano, vini, formaggi d’alpe, miele e dolci.
alla combinazione vincente fra eccellenze di lago e montagna.
Dai formaggi d’alpeggio, come il rinomato Bettelmatt e l’Ossolano d’Alpe, ai salumi, come la mortadella Ossolana (presidio Slow Food), il Prosciutto e il Violino di capra della Valle Vigezzo, il lardo alle erbe di Macugnaga o la rinomata carne secca. Salumi e carni che gli intenditori sanno bene come esaltare in tutta la loro sapidità con brindisi Doc: dai corposi vini rossi come il Ghemme Docg e il Nebbiolo delle colline novaresi, al Prunent e al Nouv Bruschett delle valli ossolane o i vini di Angera.
Anche per gli amanti del pesce del lago, nel menù “occhieggiano” proposte invitanti: il persico, pesce simbolo del lago, servito in squisiti filetti o protagonista di succulenti risotti, e le alborelle, fritte o in carpione, ma anche i più rari lucci e le sublimi trote di lago, carpe, coregoni e salmerini.
Tra i piatti tipici non manca il riso, coltivato nelle vicine risaie del Novarese e del Vercellese nelle varietà che spaziano dai classici e conosciuti risi Arborio, Roma, Sant’Andrea alle tipologie Baldo, Balilla, Vialone Nano, Ribe e Venere, meglio noto quest’ultimo come riso nero, servito spesso in abbinamento al pesce di lago o nella variante “alla Milanese” spesso con zafferano coltivato sulle alture di Verbania.
I palati più morbidi, invece, si lasceranno conquistare dalle pregiate varietà di mieli del territorio – dal miele di castagno, a quello alla robinia, tiglio, rododendro, solo per citarne alcuni – dalle tonalità ambrate o brunite, derivati dalle diverse varietà di fiori. Infine, non lasciate Verbania senza aver assaggiato i tradizionali Amaretti di Pallanza e le deliziose Intresine, biscotti al burro impreziositi da mandorle e nocciole.
MEMORIE DA GRAND TOUR – Da Stendhal a Richard Wagner, passando per Lord Byron, Joseph M.W. Turner, James F. Cooper, Hans C. Andersen, Felix Mendelssohn, Alexander Dumas, Honoré De Balzac, Nicolaj Gogol, Franz Liszt, Ivan Turgenev, Charles Dickens, Gustave Flaubert e molti altri: sono solo alcuni dei viaggiatori provenienti dal Nord Europa che, rimasti estasiati dal Lago Maggiore, dalle sue coste e dalle Isole Borromeo, hanno registrato tutto il loro stupore sui rispettivi taccuini da viaggio, molti dei quali pubblicati anche sotto forma di romanzo. Tra i personaggi che soggiornarono sul lago Maggiore figura anche Ernest Hemingway, Nobel per la letteratura nel 1954, indimenticato autore de “Il vecchio e il mare”. Hemingway, che venne più volte in Italia, proprio sul Lago Maggiore ambientò la parte finale del romanzo “Addio alle armi”, in cui racconta l’esperienza della Prima Guerra mondiale.
Hemingway trasmette la sua passione per la pesca al protagonista del suo romanzo che s’avventura sul lago in compagnia del barman: “Io remavo mentre il barman sedeva a poppa e lanciava la lenza con un’esca a cucchiaino e con un peso al fondo per pescare le trote del lago… Remai verso l’Isola Bella e mi avvicinavo ai muraglioni, dove l’acqua diventava improvvisamente più fonda e si vedeva il muro di roccia scendere obliquo nell’acqua, e poi risalii verso l’Isola dei Pescatori, dove c’erano barche tirate in secco e uomini che rammendavano reti” narra lo scrittore.
Nei primi anni del XIX secolo è cambiato radicalmente il modo di concepire il viaggio: non è più solo un passaggio obbligato nella formazione culturale delle classi aristocratiche, diventa occasione di avventura e scoperta; le mete “obbligatorie” non sono più solo le grandi città d’arte, ma anche ambienti naturali come laghi e montagne. Non solo artisti internazionali: hanno avuto modo di soggiornare sulle sponde del Lago Maggiore anche numerosi patrioti e politici italiani come Giuseppe Garibaldi, Massimo D’Azeglio, Giulio Carcano, Pietro Borsieri, Cesare Correnti, Benedetto Cairoli, Felice Cavallotti, Giovanni Berchet e Ruggero Bonghi, che fu anche testimone delle discussioni filosofiche tra Antonio Serbati e Alessandro Manzoni raccolte poi ne Le Stresiane.
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In foto d’apertura: Dal terrazzo di Villa Giulia a Verbania – foto Massimiliano Bonino