22 Dicembre 2020

E se fosse Verbania la capitale della cultura 2022?

Diceva Stendhal: «Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore».

22 Dicembre 2020

E se fosse Verbania la capitale della cultura 2022?

Diceva Stendhal: «Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore».

22 Dicembre 2020

E se fosse Verbania la capitale della cultura 2022?

Diceva Stendhal: «Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore».

Verbania, città sul Lago Maggiore è tra le 10 seminifinaliste in lizza per il titolo di Capitale della Cultura Italiana 2022.

Con un progetto il cui fil rouge è “l’acqua”, fondamentale per connotare visivamente la città ed elemento che ne ha consentito lo sviluppo, Verbania è una delle dieci città semi-finaliste che si contendono il titolo di Capitale Della Cultura Italiana 2022.

Tutte le eccellenze culturali del Verbano si fondono e si esaltano a vicenda nel progetto alla base della candidatura, facendo emergere il loro legame inscindibile con l’eccezionalità ambientale e paesaggistica del lago: dalle meravigliose ville e i loro giardini, come Villa Taranto e Villa San Remigio, ai numerosissimi Festival letterari, musicali e performativi, passando per il Museo del Paesaggio e le sue collezioni, l’architettura avveniristica del Teatro Il Maggiore, le Isole Borromeo e il ricchissimo patrimonio storico-artistico e religioso.

Verbania è cultura diffusa, eclettismo ed equilibrio di sinergie, come quella tra i diversi paesaggi che si riflettono sul suo lago. Ma un ruolo di primo piano ha anche la commistione delle diverse voci e persone che hanno contribuito a rendere Verbania la “città giardino sul lago” che oggi conosciamo.

Villa San Remigio, foto Massimiliano Bonino.
Situata all’interno di un grande parco, tra fiori e statue antiche, la villa è delimitata a sud dalla piccola chiesa romanica di San Remigio (XII secolo) che dà il nome alla villa. È stata costruita dal marchese Silvio della Valle di Casanova, musicista e poeta, e dalla moglie Sophie Browne, appassionata pittrice, ispirandosi alle grandi ville italiane rinascimentali e barocche, volendo ricreare un luogo dove natura e forme artistiche potessero convivere in piena armonia. Dal giardino delle Ore all’Hortus Conclusus, passando per il Giardino della Letizia, della Mestizia, delle Memorie, dei Sospiri, le pregevolissime statue, decorazioni, ornamenti e le facciate barocche. Grazie alla collezione di spartiti autografi di Liszt del marchese, la villa è stata anche un importante punto di incontro di musicisti provenienti da tutta Europa e non solo. Attorno alla Villa San Remigio si trova un ampio parco con piante maestose e essenze, alcune molto rare.

* ARTE E CULTURA, dai diversi autori famosi che nel corso degli anni hanno fatto tappa a Verbania ad Arturo Toscanini, che la considerava il suo buon ritiro, passando per il talento artistico dello scultore impressionista Paolo Troubetzkoy. L’artista è celebre per la compenetrazione tra il soggetto e l’atmosfera circostante che caratterizza le sue opere, e che dona alla rappresentazione un’indeterminatezza che appartiene all’incessante mutevolezza della vita reale. Nasce a Verbania nel 1866 e, dopo lunghi viaggi all’estero, ritorna a vivere sul Lago Maggiore fino alla sua morte. Talento artistico naturale, insofferente allo studio sistematico, Troubetzkoy si considerò sempre un autodidatta, seppur di altissimo livello. Le sue sculture sono esposte in musei e città importanti, e l’artista ci ha lasciato il ritratto di un’epoca nei bozzetti in gesso e nelle sculture – ritratto di famosi protagonisti del mondo artistico dell’epoca: da Tolstoy a Segantini, da Gabriele D’Annunzio a Giacomo Puccini e Arturo Toscanini. Ed è anche a quest’ultimo, che proprio a Verbania amava ritirarsi per ritrovare ispirazione e creatività, che l’artista dedica un busto – ritratto conservato nel Museo del Paesaggio di Verbania, che appunto ospita una gipsoteca che vanta oltre 300 opere dello scultore di fama internazionale.

Nata dall’idea dell’architetto spagnolo Salvador Perez Arroyo del Gruppo Stones, sotto la guida del professionista romano Federico Bargone, la struttura del Teatro Il Maggiore così come la conosciamo è stata la vincitrice del concorso bandito da Verbania nel 2005 per la costruzione di una nuova struttura teatrale da realizzare in città. Il Teatro è stato costruito tra il 2010 e il 2016, con una sala principale con più di 500 posti a sedere, una sala più piccola con 120 posti, un ampio foyer e un’area esterna per la realizzazione di eventi all’aperto, per un totale di più di 1500 posti. “IL MAGGIORE è un contenitore funzionale pensato come una scultura – l’ha definito così l’architetto Perez Arroyo – Un’opera d’arte moderna e avveniristica che sarà ricordata da chi visita la città o arriva per assistere a qualche evento. Un posto bello non si dimentica e per Verbania sarà un biglietto da visita”. Dal momento della sua apertura, il teatro ha ospitato spettacoli di prosa e grandi classici del teatro internazionale, danza, comicità e musica: dai Legnanesi a Vittorio Sgarbi e Michele Mirabella; da Antonio Ornano a Ale e Franz, passando per il Don Chisciotte di Alessio Boni, la compagnia di danza Egribiancodanza, Beppe Severgnini, il Mentalista Francesco Tesei e moltissimi altri. Nel 2017 il Teatro Maggiore è stato selezionato come uno dei 75 migliori progetti architettonici del mondo per l’International Architecture Award dal Chicago Athenaeum.

* il TEATRO MAGGIORE, quando l’architettura diventa scultura

* le VILLE STORICHE e I GIARDINI, da quelli di Villa Taranto, conosciuti in tutto il mondo, ai giardini botanici dell’Isola Bella e dell’Isola Madre. Villa Taranto e i suoi Giardini Botanici: uno dei parchi più importanti d’Italia, visitato ogni anno da più di 150.000 persone. Realizzata tra il 1931 e il 1940 dal capitano scozzese Neil Mc Eacharn con l’aiuto del botanico Henry Cocker, copre un’area di circa 20 ettari che raccolgono un vastissimo patrimonio botanico che conta più di 1000 specie non autoctone e 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica provenienti da tutto il mondo. I giardini di Villa Taranto fanno parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.

I Giardini Botanici delle Isole Borromeo, l’Isola Bella e l’Isola Madre

L’Isola Bella: con le sue dieci terrazze che formano una piramide a gradoni e le sue fontane e prospettive architettoniche, può essere considerato uno dei giardini barocchi all’italiana meglio conservati a livello mondiale. Costruito intorno alla metà del 1600 da Giovanni Angelo Crivelli e dall’architetto Castelli con l’obiettivo di far assumere all’isola le sembianze di un vascello ormeggiato nelle acque del lago, era inizialmente destinato alla coltivazione di piante di agrumi, che univano la funzione estetica a quella pratica; nel secolo successivo iniziò l’introduzione di piante esotiche che aumentò nel 1800, con l’introduzione di specie provenienti da tutto il mondo.


L’Isola Bella: con le sue dieci terrazze che formano una piramide a gradoni e le sue fontane e prospettive architettoniche, può essere considerato uno dei giardini barocchi all’italiana meglio conservati a livello mondiale. Costruito intorno alla metà del 1600 da Giovanni Angelo Crivelli e dall’architetto Castelli con l’obiettivo di far assumere all’isola le sembianze di un vascello ormeggiato nelle acque del lago, era inizialmente destinato alla coltivazione di piante di agrumi, che univano la funzione estetica a quella pratica; nel secolo successivo iniziò l’introduzione di piante esotiche che aumentò nel 1800, con l’introduzione di specie provenienti da tutto il mondo.

L’Isola Madre: agli inizi del 1500 è stata acquistata da Lancillotto Borromeo, che ha introdotto la piantumazione di agrumi fatti arrivare appositamente da Genova: arance, limoni e bergamotti, nel corso dei secoli, hanno continuato ad aumentare soppiantando l’antica coltivazione dell’olivo. Nella prima metà dell’ottocento piante esotiche provenienti da tutto il mondo (magnolie, eucalipti, conifere, aceri, rododendri, azalee e molte altre) hanno sostituito gli agrumi, dando vita a un vero e proprio giardino all’inglese in mezzo al lago. 

* MUSEI e CHIESE, dal Museo dei Paesaggio (Palazzo Viani Dugnani), la più importante istituzione culturale della città, al museo interattivo dedicato al lago di Casa del Lago, passando per i numerosissimi oratori e chiese con dipinti e affreschi di grande valore storico

* la CUCINA GOURMAND, tra terra e lago, tra pesce di lago, riso, zafferano, vini, formaggi d’alpe, miele e dolci.

alla combinazione vincente fra eccellenze di lago e montagna.

Dai formaggi d’alpeggio, come il rinomato Bettelmatt e l’Ossolano d’Alpe, ai salumi, come la mortadella Ossolana (presidio Slow Food), il Prosciutto e il Violino di capra della Valle Vigezzo, il lardo alle erbe di Macugnaga o la rinomata carne secca. Salumi e carni che gli intenditori sanno bene come esaltare in tutta la loro sapidità con brindisi Doc: dai corposi vini rossi come il Ghemme Docg e il Nebbiolo delle colline novaresi, al Prunent e al Nouv Bruschett delle valli ossolane o i vini di Angera.

Anche per gli amanti del pesce del lago, nel menù “occhieggiano” proposte invitanti: il persico, pesce simbolo del lago, servito in squisiti filetti o protagonista di succulenti risotti, e le alborelle, fritte o in carpione, ma anche i più rari lucci e le sublimi trote di lago, carpe, coregoni e salmerini.

Tra i piatti tipici non manca il riso, coltivato nelle vicine risaie del Novarese e del Vercellese nelle varietà che spaziano dai classici e conosciuti risi Arborio, Roma, Sant’Andrea alle tipologie Baldo, Balilla, Vialone Nano, Ribe e Venere, meglio noto quest’ultimo come riso nero, servito spesso in abbinamento al pesce di lago o nella variante “alla Milanese” spesso con zafferano coltivato sulle alture di Verbania.

I palati più morbidi, invece, si lasceranno conquistare dalle pregiate varietà di mieli del territoriodal miele di castagno, a quello alla robinia, tiglio, rododendro, solo per citarne alcuni – dalle tonalità ambrate o brunite, derivati dalle diverse varietà di fiori. Infine, non lasciate Verbania senza aver assaggiato i tradizionali Amaretti di Pallanza e le deliziose Intresine, biscotti al burro impreziositi da mandorle e nocciole.

Una camelia a Villa Taranto. Villa Taranto e i suoi Giardini Botanici: uno dei parchi più importanti d’Italia, visitato ogni anno da più di 150.000 persone. Realizzata tra il 1931 e il 1940 dal capitano scozzese Neil Mc Eacharn con l’aiuto del botanico Henry Cocker, copre un’area di circa 20 ettari che raccolgono un vastissimo patrimonio botanico che conta più di 1000 specie non autoctone e 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica provenienti da tutto il mondo. I giardini di Villa Taranto fanno parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.

MEMORIE DA GRAND TOUR – Da Stendhal a Richard Wagner, passando per Lord Byron, Joseph M.W. Turner, James F. Cooper, Hans C. Andersen, Felix Mendelssohn, Alexander Dumas, Honoré De Balzac, Nicolaj Gogol, Franz Liszt, Ivan Turgenev, Charles Dickens, Gustave Flaubert e molti altri: sono solo alcuni dei viaggiatori provenienti dal Nord Europa che, rimasti estasiati dal Lago Maggiore, dalle sue coste e dalle Isole Borromeo, hanno registrato tutto il loro stupore sui rispettivi taccuini da viaggio, molti dei quali pubblicati anche sotto forma di romanzo. Tra i personaggi che soggiornarono sul lago Maggiore figura anche Ernest Hemingway, Nobel per la letteratura nel 1954, indimenticato autore de “Il vecchio e il mare”. Hemingway, che venne più volte in Italia, proprio sul Lago Maggiore ambientò la parte finale del romanzo “Addio alle armi”, in cui racconta l’esperienza della Prima Guerra mondiale.

Hemingway trasmette la sua passione per la pesca al protagonista del suo romanzo che s’avventura sul lago in compagnia del barman: “Io remavo mentre il barman sedeva a poppa e lanciava la lenza con un’esca a cucchiaino e con un peso al fondo per pescare le trote del lago… Remai verso l’Isola Bella e mi avvicinavo ai muraglioni, dove l’acqua diventava improvvisamente più fonda e si vedeva il muro di roccia scendere obliquo nell’acqua, e poi risalii verso l’Isola dei Pescatori, dove c’erano barche tirate in secco e uomini che rammendavano reti” narra lo scrittore.

Nei primi anni del XIX secolo è cambiato radicalmente il modo di concepire il viaggio: non è più solo un passaggio obbligato nella formazione culturale delle classi aristocratiche, diventa occasione di avventura e scoperta; le mete “obbligatorie” non sono più solo le grandi città d’arte, ma anche ambienti naturali come laghi e montagne. Non solo artisti internazionali: hanno avuto modo di soggiornare sulle sponde del Lago Maggiore anche numerosi patrioti e politici italiani come Giuseppe Garibaldi, Massimo D’Azeglio, Giulio Carcano, Pietro Borsieri, Cesare Correnti, Benedetto Cairoli, Felice Cavallotti, Giovanni Berchet e Ruggero Bonghi, che fu anche testimone delle discussioni filosofiche tra Antonio Serbati e Alessandro Manzoni raccolte poi ne Le Stresiane.

Ferrata dei Picasass, Baveno. Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi_Foto di Marco Benedetto Cerini. La ferrata è recente e si caratterizza per uno strabiombo ed è conosciuta per il “ponte delle scimmie” molto emozionante.
DISTRETTO TURISTICO DEI LAGHI ISOLINO SAN GIOVANNI – PALLANZA – LAGO MAGGIORE Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi

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In foto d’apertura: Dal terrazzo di Villa Giulia a Verbania – foto Massimiliano Bonino

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