Cagliari, oggi “Casteddu” in sardo e antica Karales fenicia e Caralis per i Romani, è al centro di una città metropolitana molto popolosa e attiva culturalmente. Ben 400mila (su 1,6 milioni di sardi) persone vivono qui e le grandi vestigia del passato sono l’ossatura di un turismo sempre crescente.
Notevole il Museo Archeologico nazionale, il Palazzo Regio e il complesso museale sulla collina di città che raggruppa varie sedi espositive separate. Aumenta l’appeal della città per il turismo crocieristico, molto deve essere ancora fatto per i servizi urbani e la connessione dei grandi poli espositivi.
A piazza Yenne, il vivace ritrovo giovane che si popola la notte, c’è il cocktail bar e ristorante Incognito che ha anche arte esposta alle pareti antiche. Di solito sono pezzi contemporanei e lo stacco fa sicuramente un gradevole effetto. Cucina creativa e di gran gusto, anche la preparazione dei dolci merita.
Ma ci sono segnali di progresso e innovazione in tante zone cittadine, legati alla storia e all’enogastronomia. Come la festa del formaggio sardo, “Cagliari, say cheese!” progetto allestito dal Centro Servizi Promozionali per le Imprese, l’Azienda speciale della Camera di Commercio di Cagliari, che nasce con l’obiettivo di trasformare un’eccellenza alimentare in un veicolo formidabile di promozione turistica. Per dieci giorni, dall’11 al 20 maggio, nei sedici locali selezionati si potranno gustare menù esclusivi a base di formaggio con ognuno un caseificio diverso a rifornirlo.
LAMINAM ha in attivo una serie di importanti referenze internazionali e numerosi progetti di rilievo.
Tra le realizzazioni architettoniche più recenti figurano i rivestimenti esterni dell’ex distilleria di Cagliari.
Un angolo di paradiso nel cuore di Cagliari. Così viene definito il nuovo progetto architettonico realizzato nell’ex distilleria Zedda Piras nel centro della città, curato dallo Studio Fadda. L’edificio è adibito ad uso commerciale e residenziale garantendo assoluta esclusività.
ARTE DI OGGI – La mostra Nuragic alliance dell’artista Stefano Serusi presso lo Spazio E_EMME è stata un momento d’arte dedicato cultura contemporanea della città.
La mostra lo scorso febbraio ha riunito le testimonianze di alcuni luoghi di riunione tipici della cultura sarda, con il fine di analizzare l’importanza degli spazi di confronto nella costruzione di una comunità.
Paese bianco è un plastico che evoca i tratti principali delle chiese campestri, che in Sardegna sono in alcuni casi sorte negli stessi siti di santuari nuragici. Sì è prodotta quindi una convivenza di architetture di epoche diverse, che possono così essere messe a confronto, come le capanne nuragiche, le cui sedute fisse seguono il perimetro interno, e gli spazi aperti attorno alla chiesa, che anche grazie alla versatilità di panche e sedie facilmente spostabili si adattano a diverse forme di riunione. La ricerca sul colore, evidente nelle diverse opere in mostra, proviene da una diretta campionatura dei colori presenti nel documentario di Fiorenzo Serra “La novena” (1967), che racconta i giorni di festa presso alcuni santuari sardi, i novenari.
L’immagine della riunione in cerchio priva di gerarchie apparenti, tipica dei contesti nuragici, è presente anche nella disposizione di un gruppo di sgabelli disegnati a partire da quelli riprodotti in miniatura nei bronzetti votivi. L’installazione invita implicitamente il pubblico a sedersi, creando quindi all’interno della mostra uno spazio fisico per dialogare. In una parete è dipinta la sagoma rosa di un grande forno: un altro dei momenti comunitari fondamentale per i sardi è infatti quello della produzione del pane, che si caratterizza per l’uso di forni in muratura particolarmente elaborati.
L’insieme di questi elementi (gli sgabelli, il forno, il tavolo su cui si sviluppa il plastico) può essere visto come il riferimento ad un unico spazio interno, come la cucina di un immaginario museo etnografico, mentre un telo sospeso rimanda a quelli che negli spazi aperti si utilizzano per creare isole d’ombra: un altro perimetro entro il quale, ancora una volta, incontrarsi.
RISTORNATE NEL CONVENTO – Molto suggestiva la location di questo Niu Restaurant che occupa l’antro di un convento con curve architettoniche gotiche ancora in vista. L’executive chef Massimiliano Cocco con i suoi aiutanti prende la tradizione e non solo l’attualizza ma la riporta alla ribalta internazionale anche per merito di impiattamenti scenografici. Molto pesce e verdure locali fanno il resto. A corso Garibaldi, nel cuore dell’area pedonale della città, si mangia. A Molo Rinascita c’è lo store con manufatti artigianali, liquori e vini locali in vendita.
SOUND AROUND THE ISLAND – Scoprire i canti nascosti dell’isola è il compito della quarta edizione di Sound Around The Island, la kermesse musicale già in corso al teatro Alkestis di Cagliari. Prossimi appuntamenti, a partire da oggi fino al 24 maggio.
venerdì 3 maggio ore 21.00
Elva Lutza + Ester Formosa
giovedì 9 maggio ore 21.00
Michael McDermott
venerdì 10 maggio ore 21.00
Nannigroove
venerdì 17 maggio ore 21.00
Aghera
venerdì 24 maggio ore 21.00
Tomasella Calvisi
GIARDINO SONORO – Pinuccio Sciola (San Sperate – CA, 1942), è l’inventore del Giardino Sonoro, un luogo di attrazione e di cultura che ha fatto dire a Moni Ovadia “si tratta di un artista con forte propensione all’incontro di discipline”. Le sue arpe sono un’immersione in un’altra dimensione. Con i Murales già trasformò San Sperate in autentico “paese museo” e nel 1996 diede vita alle Pietre sonore, esposte per la prima volta nel 1997 a Berchidda, in Sardegna (poi portate ad Hannover e a L’Avana).
L’11 luglio 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina Pinuccio Sciola Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Andare al tramonto a San Sperate da Pinuccio Sciola e ammirare distese di opere d’arte che nessuno ruberà mai: troppo pesanti. “Il canto delle sculture di Pinuccio Sciola è potente e ammaliante come il canto delle sirene che sconvolse Ulisse ma benigno come la voce di una madre che culla il figlio che ha ancora nel grembo. Guardate e ascoltate le arpe del Maestro Sciola, lasciare alle spalle i pregiudizi, accogliete lo stupore forse intuirete il valore intrinseco dell’arte e sicuramente scoprirete che la nostra origine e l’origine dell’universo che ci circonda cantano.” – Moni Ovadia