Abbiamo trascorso una settimana nel resort più esclusivo della Puglia del Nord, Baia delle Zagare. Accoglienza ferma agli anni 70, con il suo fascino. La natura secolare fa da sfondo però a un panorama mozzafiato.
Se vi siete interessati a una prenotazione di una vacanza sul Gargano in Puglia, le chance di aver visto le foto di questo incanto sono molto alte. Baia delle Zagare, nel comune di Mattinata, immersa in uno strapiombo sulla statale Mattinata-Vieste, è uno di quegli angoli di Italia che difficilmente si dimenticano.
La baia delle Zagare infatti è una delle spiagge più scenografiche d’Italia, premiata con le 3 Vele di Legambiente, prende il nome dai profumatissimi fiori d’arancio. Vi si accede tramite due ascensori dell’altezza paragonabile a un palazzo di 6 piani, lato nord e lato sud.
Le due spiagge non comunicano tra loro e sono interdette ai passanti, sono patrimonio esclusivo dei villeggianti del resort Baia delle Zagare.
Che c’è da dire, è stata una bella intuizione quando è stato aperto sul finire degli anni 60. Ma va rispolverato un po’ ora che le camere delle villette dai nomi fantasiosi rivelano tutto il fascino datato dei comfort anni 70. Abbiamo visto degli arredi e delle amenities che richiamano a un lusso che ormai non c’è più. Se superate lo shock dei dettagli da museo del design, vi rilasserete. Bisogna pensare di essere sospesi nel tempo quando si entra in questo anfiteatro naturale a picco sul mare, considerando anche l’organizzazione di un sì grande punto di accoglienza di turisti da tutto il mondo, che secondo gli standard attuali è alquanto risibile. Non si può creare sbarramenti a chi decide di trattenersi per cena in hotel (peraltro, ultima prenotazione alle 21,15 d’estate!). E le rigidità sulle norme d’accesso alla spiaggia, piatto forte della vacanza, sono inaccettabili per i moderni viaggiatori. Come lo è l’assenza di balconi e terrazzi in alcune camere che vengono vendute a caro prezzo e che si ritrovano l’affaccio sulla pur affascinante macchia mediterranea. Ma fino a prova contraria, qui si viene per vedere il mare.
E infatti basterebbe quello per giustificare la nostra pacifica rassegnazione ai monolitici “no” dei receptionist a ogni nostra richiesta. Lo scenario è mozzafiato e le terrazze a picco sul mare sono impareggiabili. Abbiamo gustato una ricca colazione all’italiana in un desueto centro congressi adibito a mega-buffet corner. Il menù del ristorante centrale riscatta molte delle faglie che saltano agli occhi dei frequent traveller. Qui si mangia il vero pasto mediterraneo scelto con gusto e con una certa dose di variazione tra carne, pesce e ortaggi con una gradevole presentazione. Anche in questo caso, il plus è la terrazza sospesa tra gli ulivi secolari che guarda i faraglioni a mare, il punto più prossimo all’orizzonte dell’intero complesso.
I due spettacolari faraglioni detti “Arco di Diomede” e “Le forbici” sono delle autentiche visioni che si ammirano dalla piscina e dalle due spiagge sabbiose e incontaminate che fanno parte della proprietà della Baia. Per accedervi si percorrono viali ben tenuti e illuminati con gusto tra ulivi secolari, oleandri, agavi, bouganville, cycas e una grande varietà di piante grasse.
L’Hotel Baia delle Zagare è almeno esteriormente frutto della fascinazione architettonica per le forme orientali che nel Sud Italia ebbe molto successo nell’ultimo dopoguerra. Siamo d’accordo col NY Times (“Uno dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita”) e con il National Geographic (“Una delle 10 spiagge più belle al mondo”) a patto che la comunicazione con il management migliori. E che l’opera di restyling dei vani investa tutte le costose accomodation del resort.