Tra le nuove modalità di viaggio “slow” ed esperienziale che si stanno affermando, il Cammino di Santiago nella penisola iberica è uno dei più “attenzionati” dai giovani viaggiatori da tutto il mondo. Vincenzo Falcone, architetto campano con un nutrito seguito sui social media, è un vero estimatore di questo percorso, che non è meramente ed esclusivamente geografico. Lo abbiamo seguito nelle intenzioni della partenza e nel tirare le somme dell’ultima avventura “in camino” di questa estate.
Perché hai deciso di fare il cammino nel 2020?
La scelta è stata dettata solo dal mio cuore, dall’energia di quel “viaggio introspettivo” sperimentato la prima volta nel 2016. Il primo cammino fu dettato da tante cose: la curiosità, l’amore per la natura, per il silenzio e lo spirito di condivisione e di rinuncia che volevo scoprire in quei sentieri e tra quelle gente. Il secondo e il terzo sono nati dalla necessità di vivere quell’esperienza che tanto ti proietta in un’altra dimensione, una dimensione “non reale” ma che dovrebbe esserlo.
Come descriveresti questa esperienza?
Il cammino è una “bolla” fuori dal mondo dove tutti sono parte di una famiglia, senza condizioni di cultura, religione o politica. Si è tutti pellegrini. Quando mi domandano: “sarà il tuo ultimo cammino?” Rispondo con un’espressione spagnola: “peregrino una vez, peregrino para siempre”. E alla domanda: quando rifarai il prossimo? Rispondo: quando sentirò la necessità.
Cosa ti ha insegnato?
Consapevolezza e responsabilità di apprezzare tutto ciò che mi circonda, ogni giorno. Non aspettarmi il meglio ma trarre il meglio dal cammino della vita.
Quante volte prima l’avevi fatto e che differenza di percorso hai sperimentato?
Tre volte in tutto, sono sempre partito ad agosto. Nel 2016 ho percorso 778 chilometri in 26 giorni nel “Camino Francés”. Era l’ultimo Anno Giacobeo, l’anno in cui San Giacomo cade di domenica, il prossimo sarà il 2021. Quella volta ho iniziato dai Pirenei Francesi a Saint-Jean-Pied-de-Port, la tratta più percorsa e conosciuta, intrapresa da poeti, scrittori, atleti, attori e reali di tutto il mondo. La tratta “francese” è anche quella dove si congiungono quasi tutti i cammini negli ultimi 100 chilometri verso Santiago.
La seconda volta, nel 2018, ho percorso 360 chilometri in 12 giorni nel cosiddetto “Camino del Norte”, da Gijon nelle Asturie, Spagna nord-occidentale. Questo è un cammino che si estende lunga la costa del nord della Spagna sul Mar Cantabrico ed è il secondo cammino più percorso anche se è considerata la tratta più difficile di tutti i cammini.
Quest’anno invece ho fatto il “Camino Portugués de la Costa”, da Porto che conta 280 chilometri in 11 giorni. Negli ultimi anni è uno dei cammini più percorsi di tutta la penisola iberica per arrivare a Santiago.
Cosa ti affascina di più di questa esperienza?
Mi affascina la storia e l’energia che trovo in quei luoghi e in quelle persone. Il “camino di Santiago” è un’esperienza patrimonio UNESCO, un pellegrinaggio che ha più di mille anni di storia, racchiude al suo interno tutti i cammini all’interno della penisola iberica, che sono all’incirca 10.
Il 2020 è un anno particolare. Che differenza c’era nelle persone questa volta?
Questo cammino è stato diverso, come lo è stata la vita in questi ultimi mesi. Diciamo che il cammino mi ha dato la completa consapevolezza che il Covid ha stravolto le vite di ognuno di noi. Sapevo che non sarebbe stato lo stesso. Infatti proprio questo mi ha spinto a farlo, volevo sperimentare le conseguenze del Covid in quella “bolla fuori dal mondo”. Basti pensare al fatto che più del 30% dei pellegrini che provengono dall’Australia, Cina, Giappone, America e tutto il Sud America hanno rinunciato per spostamenti chiusi fuori dall’Europa. C’è stata una riduzione di quasi il 60% dei pellegrini.
Eri diverso anche tu?
Non ho respirato lo spirito conviviale che avevo vissuto nei primi due cammini, soprattutto a causa delle restrizioni per il Covid. Questo cammino mi ha lasciato la consapevolezza che tutto cambia e che il vero potere sta nell’accettare il cambiamento.
Hai trovato una natura diversa stavolta?
Il cammino portoghese della costa mi ha regalato panorami naturalistici sempre differenti per ogni tappa. Dall’oceano, con le lunghe spiagge bagnate da onde per surfisti, alle dune di sabbia bianca, a boschi fitti, con un odore di eucalipto inebriante. Nel silenzio di lunghe passeggiate, riscopri la bellezza della natura, troppo spesso messa in secondo piano a favore del consumismo sfrenato.
Annunciare un viaggio a piedi in piena pandemia all’estero. Immagino non sia stata una scelta facile da far accettare a chi ti sta accanto…
A volte mi ritrovo di fronte a tanta superficialità ma allo stesso tempo i miei racconti sono stati d’ispirazione per tanti altri che hanno deciso di intraprenderlo. Ormai lo considero uno stile di vita, tanto da sentirmi “Peregrino inside”. È molto difficile raccontare il cammino, non tutti capiscono, ma la cosa migliore è sicuramente viverlo.
Hai una soddisfazione in particolare che ti piace divulgare al tuo ritorno?
Ciò che mi piace di più divulgare è lo spirito di condivisione e altruismo che si respira in quei luoghi e tra quella gente. Quando si rientra dal cammino, inizia il vero cammino. Come primo passo, cerco di isolarmi dal caos che trovo al rientro e metabolizzarlo. In particolare quest’anno, il rientro è stato molto traumatico per via del tampone obbligatorio.
Lo consiglieresti a chi?
Lo consiglierei a tutti, non escluderei nessuno. Alle persone che incontro, che mi chiedono del cammino, dico sempre: “Ti auguro di percorrerlo!” Quattro anni fa compivo 30 anni sul mio primo cammino e credo sia stato il regalo più bello che mi potessi fare, alla fine di quei 26 giorni mi sentivo una persona migliore.
Lo sconsiglieresti a chi?
Non lo sconsiglierei a nessuno. È vero, è un cammino arduo, perché percorrere in media dai 25 ai 30 chilometri al giorno per vari giorni, non è semplice per nessuno. Ma credo che tutti possiamo quando vige la fede e la volontà.
Il passaggio tra Portogallo e Spagna a piedi è uno dei momenti più simbolici di questa avventura. Come l’hai affrontato?
Esatto. È stato proprio cosi, il passaggio tra Portogallo e Spagna è stato molto emozionante. Per la seconda volta ho attraversato un confine tra due nazioni “a piedi”, un momento suggestivo e singolare, poichè due nazioni sulla stessa longitudine hanno un differente fuso orario. Attraversando con una barchetta alle 6 del mattino tra la nebbia del fiume Miño da Caminha ultima città portoghese a A Guarda prima città spagnola della regione Galizia, in 5 minuti di traversata, mi sono ritrovato in terra spagnola che erano “già le 7”.
Che tipo di feedback hai avuto dai tuoi numerosi followers che ti seguono su Instagram?
Molti vogliono essere informati e ispirati a partire. In più quest’anno in molti mi chiedevano “la situazione Covid” perché sarebbero dovuti partire nei giorni successivi. Settembre forse è il mese migliore per intraprendere questa avventura, insieme a maggio e giugno.
Il posto più strano dove hai dormito?
Questo cammino è stato il cammino del “comfort”, il Covid ha limitato le “dormite strane” che ho vissuto negli ultimi due cammini pre-Covid. Anzi, ci tengo a dire che tutte le strutture rispettavano appieno le norme del distanziamento.
Ti piace più l’esperienza diurna o notturna nel cammino?
Indubbiamente quella notturna con l’avvenire dell’alba, credo sia l’esperienza più bella che potessi vivere. Ci sono fortune che la nostra routine quotidiana non ci permette di conoscere, e in quel viaggio le sperimenti tutte.
Che tipo di spiritualità si respira?
Questo è un argomento di cui non amo parlare. Ognuno vive il cammino a modo suo. Posso dire che si vive tanta condivisione e altruismo. In quei giorni cresce e si alimenta il bello dentro e intorno a me.
Tutte le foto del servizio: Cammino di Santiago 2020 – Vincenzo Falcone