Più che un hotel di lusso è uno scrigno colmo di sogni. Il Monastero Santa Rosa si affaccia a picco sul mare sulla Costiera Amalfitana, nel comune di Conca dei Marini ed è una sintesi perfetta dei sapori e dello charme del Mediterraneo: arroccato su una spettacolare rupe in maestosa solitudine, domina il golfo di Salerno e ne riassume il fascino secolare della sua storia e lo innesta in un clima di raffinata ospitalità contemporanea.
Qui, luogo di preghiera dal XVII al XX secolo, la cucina del luogo e lo spirito d’accoglienza che da sempre lo ha animato, oggi rivivono in raffinato unisono grazie a una gestione elegantemente creativa a cura del general manager Flavio Colantuoni. L’esclusivo Hotel & Spa fra i più rinomati al mondo, ci ha ospitato per un tour culinario indimenticabile.
IL RISTORANTE – Il Refettorio, il ristorante del Santa Rosa, ha un’anima tutta mediterranea, interpretata con maestria dallo chef Christoph Bob, ex braccio destro del celebre Heinz Beck, colui che ai sapori del Mediterraneo ha dedicato anche un noto volume. Lo chef tedesco ha scelto di vivere nella Costiera Amalfitana anche per amore di una donna originaria di qui, è oggi affiancato dalla validissima spalla Pasquale Paolillo, autentico e verace interprete dei sapori di questa terra. L’incontro è dei più alti che possiate trovare nella ristorazione di classe. Sapori locali e fantasiosa interpretazione di livello internazionale, con sullo sfondo una minuziosa ricerca sui prodotti. Dal territorio vengono utilizzati molti prodotti tipici, alcuni dei quali coltivati all’insegna del biologico nell’orto terrazzato del monastero baciato dal sole o provenienti dal vicino mar Tirreno.
Abbiamo ritrovato nel menù ortaggi freschissimi, erbe profumate, pasta di Gragnano, alici di Cetara, formaggi artigianali. Nel menu spiccano piatti come le tre variazioni di crostacei, l’astice su purea di ceci, l’insalatina di fave all’olio d’oliva affumicato, i ravioli di gamberoni, i fusilli con calamari, pomodori del Piennolo e melanzane al profumo di basilico, la triglia in crosta di pane, l’alice panata farcita con la scamorza, i frutti di mare gratinati alle erbe.
Si può cenare nell’antica e intima sala del ristorante, che sembra ricavata da una grotta, oppure all’aperto sotto la pergola fiorita di una terrazza, da cui si gode lo spettacolo del mare. Oppure nel Ristorantino en plein air ricavato sotto una pergola accanto alla piscina a sfioro (l’infinity pool che ha vinto tante classifiche nelle riviste di tutto il mondo).
Abbiamo iniziato il pasto con una scelta dello chef, la polpa di astice cucinata al vapore di legno di ciliegio, un’autentica prelibatezza. Ma ci ha stuzzicato anche l’innovativo “Santa Rosa To Share”, una composizione di crudi di pesce con frutta autoctona.
Lo spaghettone di Gragnano cotto in infuso di limone è uno dei piatti forti della tradizione rivisitata. A scelta ci sono anche gli scialatielli amalfitani con zucche e fiori e i prelibati ravioli ai tre pomodori.
Trionfo di pesce per i secondi, con l’involtino di rombo scottato con ripieno di gamberi a lasciare un sicuro segno nella memoria dei sensi dei coccolati ospiti. Perché ovviamente queste pietanze si gustano non solo con i sapori ma anche con gli occhi. C’è anche carne, ortaggi, variazioni vegetariane. Prendete la tavolozza, una ricca affettata di frutta servita su piatti di nero lavico: è un trionfo di natura vivace e colorata che vi farà innamorare ancora di più del luogo.
Amalfi e dintorni sono davvero il paradiso naturale per gli appassionati gourmet: formaggi e verdure dei monti lattari si sposano a perfezione col pescato del giorno cucinato con leggere e delicate spezie locali. E ci si alza dal pasto con la sensazione di aver gustato l’irripetibile raffinatezza della maestria di Bob e Paolillo che non snatura la semplicità degli ingredienti alla base della cucina mediterranea.
Ricchissima e preziosa la carta dei vini, che spazia fra le più pregiate etichette italiane e internazionali, ma dà anche spazio a vini di piccoli produttori di alta qualità ed espressione di territori meno noti: particolarmente interessante e nutrita la selezione di bottiglie di aziende emergenti della Costiera Amalfitana, che il Santa Rosa contribuisce a far conoscere.
Sous-chef di Heinz Beck al ristorante La Pergola del Cavalieri Hilton di Roma (3 stelle Michelin), Christoph Bob, nativo di Braunschweig in Bassa Sassonia, afferma: “Sono innamorato di mia moglie e in egual misura di questa terra, dei suoi sapori e dei suoi prodotti. In nessun altro luogo al mondo il sole e il suolo regalano una simile intensità di gusto e profumi: dagli ortaggi, alla frutta, alle erbe aromatiche, così come questo mare offre pesce pregiato. Nella mia cucina utilizzo solo prodotti naturali, non modificati, e al Monastero Santa Rosa ho a disposizione uno straordinario orto biologico con verdure fresche ed erbe aromatiche dai profumi intensi”.
LA COLAZIONE – Ci perdonerete l’enfasi, ma dopo un’esperienza paradisiaca, al Santa Rosa non si può pensare in termini di understatement. Tutto è straordinario e perfetto, e nello stesso tempo in accordo con il lusso della semplicità che è tanto caro al direttore Colantuoni, fedele e rispettoso interprete del genius loci.
Un rito che concilia con la vita è la colazione del mattino, che viene servita nella terrazza panoramica col sottofondo dell’arpa suonata dal vivo. Qui si gustano le famose sfogliatelle di Santa Rosa, una variante delle note sfogliatelle napoletane, create oltre tre secoli orsono nelle cucine del monastero. Erano il vanto delle suore domenicane e sono la golosità del Resort.
L’originale idea di creare le deliziose e dolci Sfogliatelle, che risale ai primi anni del Settecento, venne per la prima volta alle suore domenicane che soggiornavano nel maestoso e austero Monastero Santa Rosa di Conca dei Marini, piccolo paese della Costiera Amalfitana.
Intente a manipolare farina, zucchero e latte, le suore crearono un saporitissimo dolce dalla fragranza e gusto incomparabili e vollero dargli un aspetto particolare che ricorda il cappuccio monacale o una conchiglia, quasi a evocare gli elementi più rappresentativi del luogo: il convento e il mare.
Le monache erano solite preparare il pane occorrente ai bisogni della comunità con cadenza quindicinale. Un giorno, poiché era rimasto inutilizzato un piccolo quantitativo di impasto lievitato, invece di disfarsene provarono ad aggiungervi sugna, zucchero (ingredienti di cui abbondavano le loro dispense) e un bicchiere di vino bianco San Nicola, di loro produzione e gelosamente conservato nelle fresche cantine del monastero. Dopo aver accuratamente spianato l’impasto, lo divisero in due larghe “pettole” (dischi d’impasto) aventi il diametro di una normale pizza napoletana. Al centro di una di esse posero del “bianco mangiare” (una sorta di crema fatta unicamente con semola di farina, latte e zucchero), alcuni pezzetti di frutta secca (soprattutto pere e albicocche, che producevano in abbondanza nei loro orti lussureggianti e che nelle caldi estati provvedevano ad essiccare con amorosa cura sui luminosi terrazzi), alcuni frammenti tostati di nocciole (anch’esse provenienti dal proprio noccioleto) e, come grazioso tocco finale, una o due amarene sciroppate (della cui conservazione erano inimitabili maestre). Coperto il tutto con l’altra “pettola” e modellato a mano l’impasto per dargli la caratteristica forma di conchiglia o di cappuccio monacale, il dolce fu finalmente infilato nel forno ancora caldo.
Nel corso dei secoli le Sfogliatelle Santa Rosa hanno subito qualche lieve ma importante ritocco nel dosaggio degli ingredienti e nella modellazione della forma, fino ad arrivare al gusto e all’aspetto attuali: ne rimangono tuttavia intatte ancor oggi, ed anzi esaltate, la fragranza e la squisitezza originarie.
IL SALUTO – Così come si è annunciati all’arrivo in maniera autentica e singolare (con il rintocco di campane), anche il saluto finale ha dell’eccezionale al Monastero Santa Rosa. Agli ospiti viene fatto trovare un pacco di Campotti con tanto di ricetta in italiano e inglese per portarsi un pezzo di terra del Sud a casa. Lo chef Christoph Bob è diventato ambasciatore esclusivo di questo formato di pasta che l’hotel ha chiesto di produrre al pastificio dei Campi a Gragnano, la terra dove la pasta trafilata al bronzo è un’istituzione.
L’autore degli acquarelli delle copertine dei Menu è l’artista belga Valery Codogno.
Per ulteriori info: www.monasterosantarosa.com/brochure