Come tutti noi ben sappiamo il mondo della musica sembra quasi una roulette dove, un po’ per fortuna ed un po’ per “spinta” delle case discografiche, ritroviamo un mix di nomi storici, nuovi protagonisti ed una serie infinita di “meteore” che durano giusto il tempo di qualche hit estiva o sanremese.
In questo particolare casinò (qui), che vede la musica italiana sempre più miscelata a quella internazionale, a volte è un piacere poter tornare sui propri passi. Magari allontanandosi un poco da quel mondo di palchi illuminati, premiazioni sgargianti e concertoni dal tutto esaurito.
Magari andando in un vecchio paesino da neanche mille abitanti in Toscana, come ad esempio Pavana, per ritrovare qualche attimo per sé stessi, pensare e scrivere qualcosa mentre fuori regna l’immenso silenzio dei monti.
In questo ammonticchiarsi di libri e parole si erge dunque una figura molto particolare, quella del “Professore” o del “Maestrone” come viene chiamato, che corrisponde a quella del cantautore Francesco Guccini.
Classe 1940 Guccini, alle volte chiamato semplicemente “Il Guccio”, è una delle pietre miliari del cantautorato italiano assieme a nomi come Fabrizio De André, Roberto Vecchioni, Giorgio Gaber, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Pierangelo Bertoli e così via.
Un nome che, oltre alla musica, è sempre stato molto attivo sia nel cinema che nei libri, soprattutto per quelli in collaborazione con Loriano Macchiavelli, e nei fumetti, in particolare con l’amico Bonvi per il quale firmò la sceneggiatura di Storie dello spazio profondo.
Oggi “ritornato” alla musica con Canzoni da intorto, Guccini ha realizzato una enormità di canzoni, alcune rese anche celebri dai Nomadi, che ancora oggi tutta l’Italia canta ancora. Ma se si volesse andare a scavare in questo repertorio da dove sarebbe meglio partire? Proviamo a rispondere con questi dischi!
Folk beat n. 1
Album d’esordio del 1967 che, purtroppo, quasi gli costò la carriera visto che vendette davvero poco. Nonostante questo insuccesso di vendite il disco fece sì che venisse notato da Caterina Caselli, che in quel periodo scoprì anche un giovanissimo Battiato, la quale contribuirà a lanciarlo nel mondo della musica. Tra i brani spiccano poi dei classici come In morte di S. F., Auschwitz e Il sociale e l’antisociale.
Radici
Passano gli anni, era il 1972, ed il nome di Guccini si afferma nel panorama dei cantautori nostrani, ma il successo non gli fa certo dimenticare le sue origini contadine tanto che mette una foto dei suoi parenti in copertina. Il disco è decisamente più “musicale” rispetto ai precedenti e può contare su dei successoni come Piccola città, La locomotiva ed Incontro.
Via Paolo Fabbri 43
Ci troviamo nel 1976 ed il successo premia ulteriormente Guccini tanto che, il disco, viene inserito dalla rivista Rolling Stone all’interno dei cento dischi italiani più belli di sempre. Il successo c’è, ma lo stesso si può dire della penna sempre più “arrabbiata” di Guccini che critica il music business nella traccia omonima, si sfoga con L’avvelenata e tratteggia anche temi più delicati come l’aborto e la vecchiaia, rispettivamente, in Piccola storia ignobile ed Il pensionato.
D’amore di morte e di altre sciocchezze
Passano ormai 20 anni, era il 1996, ed il nome del cantautore emiliano è una costante nel mondo musicale italiano. Una lunga carriera come questa vede dunque il comparire di numerosi personaggi che, con il tempo, diventano dei cari amici. È questo il caso del musicista Victor Sogliani (fondatore dell’Equipe 84) e del fumettista Bonvi che, purtroppo, muoiono improvvisamente nel 1995 (il primo per malattia mentre il secondo per un incidente stradale). A loro è infatti dedicato uno dei dischi più belli del Guccini “recente” grazie a brani come Lettera, Quattro stracci e Cirano.