A 30 anni da “Change Giver”, il loro album di debutto, gli Shed Seven sono l’hot ticket del momento in Gran Bretagna. La nazione si trova davvero in un momento diverso rispetto a quando era la patria del Cool Britannia negli anni Novanta ma questo evidentemente crea nostalgia. Le band britpop riempiono i festival e per gli Shed Seven “A Matter of time” (Questione di tempo) è diventato non solo il nome del primo album a raggiungere il primo posto nella classifica inglese, ma anche uno slogan. La band di York in autunno ha annunciato un grande tour retrospettiva.
Tanto che è il tempo anche di rileggere il passato in un ulteriore nuovo disco che uscirà a settembre, dal titolo “Liquid Gold“. Una mossa coraggiosa da parte di una delle band rock più longeve dell’ondata degli anni 90 britannici. All’interno del disco ci saranno 12 tracce del loro repertorio re-immaginate e amplificate per un ambiente sonoro che esula dal puro rock. Questo il messaggio della band, che festeggia nel 2024 30 anni di carriera e il primo disco al numero uno in patria. “Il 2024 segna il nostro trentesimo anno come artisti discografici. Per festeggiare, abbiamo rivisitato i brani più importanti del nostro passato, amplificandoli e migliorandoli con un’intera orchestra per creare un’esperienza vibrante e coinvolgente. Prodotto da Michael Rendall, che ha lavorato ai nostri due album precedenti, e con arrangiamenti per archi di Fiona Brice e Michael, l’album include anche una straordinaria collaborazione con Issy Ferris su “Waiting For The Catch” e una nuovissima traccia, ” Tutte le strade portano a te”. Pensiamo che “Liquid Gold” sia l’album definitivo degli Shed Seven per celebrare il nostro viaggio finora con i nostri fedeli sostenitori e un nuovo pubblico”.
Un assaggio dei rifacimenti lo si è avuto qualche giorno fa al programma “Radio 2’s Piano Room” della BBC dove la band in grande forma ha sfoderato un sound perfetto in una performance molto sentita. Rick Witter ha cantato Chasing Rainbows, Talk of the Town e una interpretazione del classico dei Duran Duran “Planet Earth”, eseguita con la BBC Concert Orchestra che in molti giudicano già memorabile. La cover ha gettato un ponte stilistico ideale tra i re degli anni 80 e il britpop degli anni 90.