A Milano, alla Galleria MA-EC The Color of Dreams, la mostra personale del pittore Vincenzo Calli ha in esposizione fino al 18 maggio, nelle eleganti sale di Palazzo Durini oltre 30 lavori dell’artista toscano.
Molti dei dipinti sono stati creati appositamente per la mostra milanese. “Viviamo in un mondo carico di magia, scrive Calli, il mistero che ci avvolge si rivela nell’interiorità, attraverso i colori e i sogni.”
“The Color of Dreams” vuole mettere in risalto proprio l’allegria cromatica dell’artista e il suo prestigioso percorso. A soli 21 anni Calli tiene la sua prima mostra. Nel 1984 inizia l’avventura “americana”, è invitato ad esporre nella World-Exposition -New Orleans in Louisiana. Nel 1986 vince il primo premio “Arte 86” della rivista Mondatori per la pittura ed è invitato ad esporre nelle importanti gallerie: “Il Parametro” a Roma e “Salomon e Augostoni Algranti” a Milano. È nel 1993 che il gallerista Michel Douberville, dopo aver visto una sua tecnica mista, invita l’artista con una personale presso la storica Galleria d’Arte Bermheim-Jeune di Parigi dove avevano esposto i grandi della pittura, Renoir, Cézanne, Van Gogh e ModigIiani, il catalogo fu presentato da Roger Bouillot e dallo scrittore Alberto Bevilacqua. Nello stesso anno riprende la via degli Stati Uniti invitato dalla “Camino Real Gallery” per una personale in Boca Raton Florida, il catalogo è firmato da WilIiam Biety.
Da allora Vincenzo Calli ha realizzato numerose esposizioni sia in Italia sia all’estero: tra le tante, citiamo la mostra alla Albemarle Gallery di Londra e l’esposizione del 2015 nel Museo Mediceo di Palazzo Medici Riccardi di Firenze.
Sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche: Italian Museum – New Orleans – Lousiana – USA Museo Boca Raton – Florida – USA Collezione – JMW Limited- Londra Collezione – Banca Etruria – Arezzo. Collezione Hansjorg Wyss Boston U.S.A.
Sul percorso artistico di Vincenzo Calli ha scritto Vittorio Sgarbi: “Ciò che colpisce di Vincenzo Calli è la pazienza pittorica che esercita nella ricerca delle sensazioni e nel recupero della memoria. Le sue fanciulle in fiore sono delle rivisitazioni, dove l’artista ha consapevolmente eluso il rischio di cadere nella morbosità del soggettivismo e della nostalgia. Non è tanto il volto, quanto gli atteggiamenti di un corpo femminile posato languidamente su una sedia, le gambe allungate e protette dalle mani, a lasciare in chi guarda la sensazione depurata e oggettivizzata di un ricordo. Mi chiedo tuttavia se Vincenzo Calli non abbia qualcosa di deliziosamente demoniaco nel suo modo di impaginare il quadro, nel tratteggiare i momenti di sospensione, nell’alludere alla tridimensionalità grazie alla sapienza del segno e alla profondità del tratto pittorico, nel sottintendere più che nel mostrare. La qualità di questa pittura sta proprio nella ritualità delle apparenze, nella rinuncia ad esplorare il dato esistenziale, e nel considerare l’umanità come un giardino dove lo sguardo è catturato dalle armonie cromatiche e dall’eleganza delle forme.”
Angelo Tartuferi, Direttore del Museo dell’Accademia di Firenze, scrive a proposito della pittura di Vincenzo Calli: “Nel considerare l’operosità di Calli, in aggiunta ai punti fermi ormai acquisiti, quali, ad esempio, il riprendersi alla grande tradizione pittorica toscana più o meno remota, unito al richiamo puntuale alla pittura degli anni trenta del secolo scorso, occorre sottolineare con forza il fitto, brulicante ductus pittorico, che irradia un’instabilità diffusa sulle sue forme falsamente immutabili. L’incessante frammentazione della pennellata è un elemento costitutivo della sua pittura che sembra cotonare certi paesaggi aerei e inumidire le forme solide delle sue ragazze sempre scomodamente sedute. E d’altra parte è costantemente scomoda la visione di Vincenzo Calli, sospesa tra un’apparente solidità concreta (Carrà Balthus ) e una dimensione onirica di stampo prevalentemente fiabesco. Ma è quest’ultima che prevale quasi sempre e ammanta i suoi personaggi di un’espressione incredibilmente attonita, che non è felice e neanche triste: è l’espressione di donne e uomini che sono consapevoli di recitare un copione e sperimentare sentimenti inalterati da millenni. Sullo sfondo di questo palcoscenico immutabile l’artista lascia al colore la facoltà d’introdurre l’elemento della variabile imprevedibile e incontrollabile, quel colore che eleva i suoi paesaggi a livelli non comuni di liricità e ne fa per noi il suo segno più alto.”
Sull’arte di Vincenzo Calli hanno scritto anche: Eugenio Montale, Leonor Fini, Dario Micacchi, Sergio Guarino, Tommaso Paloscia, Dino Villani, Alberto Bevilacqua, Giovanni Faccenda, Roger Bouillot, Paolo Levi, William Biety, Augusta Monferini, Roger Hurlburt, John T. Spike, Vittorio Sgarbi, Paola Refice, Liletta Fornasari, Giovanni Zavarella, Angelo Tartuferi, Anita Valentini, Duccio Demetrio, Michele Loffredo, Roberto Manescalchi.
Sede: MA-EC – Milan Art & Events Center, Palazzo Durini, Via Santa Maria Valle, 2, Milano
Date: dal 17 aprile al 18 maggio 2019
Orari: da martedì a venerdì ore 10-13 e 15-19 / sabato ore 15-19 info.milanart@gmail.com
www.ma-ec.it