Aprirà al pubblico sabato 30 maggio 2020, adottando le opportune misure di sicurezza, Shipwreck Crime, mostra personale del fotografo Italo Rondinella, che avrebbe dovuto inaugurare lo scorso 14 marzo, a Venezia, all’interno degli antichi Magazzini del Sale, messi a disposizione dalla Reale Società Canottieri Bucintoro 1882.
La mostra, patrocinata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), UNICEF Italia, Regione del Veneto, Comune di Venezia, Università Ca’ Foscari (Dip. di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea), Ateneo Veneto – consta di una serie di oggetti personali appartenuti alle centinaia di persone che – nella speranza di raggiungere il territorio europeo – hanno tentato di attraversare il breve tratto di mare che separa la costa turca dall’isola greca di Lesbo. Molti di loro non ce l’hanno fatta.
Gli oggetti – abiti, scarpe, biberon, salvagenti e molto altro – sono stati fotografati dall’autore così come rinvenuti sulla riva e successivamente raccolti per formare, insieme alle immagini, il corpus di questa mostra che ha lo scopo di restituire dignità alle storie anonime di coloro a cui sono appartenuti.
44 sono le fotografie e 44 i rispettivi oggetti.
Il progetto è stato realizzato a più di due anni di distanza da quando il flusso migratorio dalla Turchia all’Europa ha conosciuto il suo picco più alto.
In quel tratto di costa turca tra Babakale e Ayvalık si alternano a singhiozzo spiagge frequentate da vacanzieri a tratti vuoti, dove sono stati trovati gli oggetti dei naufraghi. Al fine di rappresentare queste due realtà parallele, l’autore ha incluso negli spazi di mostra il sonoro della spiaggia frequentata dai bagnanti, appositamente registrato dal vivo.
In foto:
Shipwreck Crime, costa turca dell’Egeo settentrionale, 2017 © Italo Rondinella