Cosa sarebbe accaduto se Shakespeare fosse sbarcato a Napoli e il viceré gli avesse ceduto il trono per una notte? In Shakespea Re di Napoli (al Franco Parenti di Milano) tutto ruota intorno a Willie Huges, il misterioso fanciullo, qui rappresentato come un giovane napoletano conosciuto dal Bardo durante un’improbabile visita alla città.
Un gioco intenso tra realtà e apparenza in cui la cultura letteraria del barocco napoletano si fonde con la poetica shakespeariana in una lingua musicale, fisica, artistica, ma nello stesso tempo popolare e aulica.
Il testo e regia sono di Ruggero Cappuccio in scena dal 7 al 19 gennaio al Teatro Franco Parenti di Milano: dal 1994 viene rappresentato sui palcoscenici di teatri italiani ed esteri e che ha ottenuto importanti riconoscimenti sia nazionali che internazionali.
In molti hanno teorizzato intorno all’origine ispirativa dei Sonetti di Shakespeare. Così il misterioso W.H. cui sono dedicati i centocinquantaquattro componimenti del Poeta di Stratford, ha finito per assumere ora le sembianze del conte di Pembroke, ora quelle di Lord Southampton. Da un’attenta lettura dei versi si deduce che il giovane amico “… dai profondi occhi sognanti…” per il quale Shakespeare innalzava il suo canto struggente, doveva essere una persona in grado di rappresentare un fattore vitale per l’evoluzione dell’arte drammaturgica di Shakespeare.