Fotografo di fama, vive tra la Danimarca e l’Italia e ha sviluppato, con mostre e libri, uno stile per il pubblico immediatamente riconoscibili. Per Valentin è un artista che con l’immagine sperimenta, gioca e comunica. E nei ritratti c’è sempre un significato più profondo dietro le mere immagini.
Con “MenToo vs Metoo” la sua ultima serie, ora Per Valentin porta i suoi autoritratti a un livello in cui la fotografia diventa una narrazione personale e universale profonda. Valentin riesce a trasformare l’intimo in una riflessione artistica sulla mascolinità, la vulnerabilità e le aspettative spesso invisibili che la società impone agli uomini. Nelle sue mani, la fotocamera non è solo uno strumento, ma un testimone di un viaggio nelle profondità dell’essere umano.
La serie è realizzata con una precisa e ponderata estetica in bianco e nero, dove la luce (di cui vi avevamo già parlato qui) gioca un ruolo da protagonista. Nel lavoro di Valentin, luce e ombra agiscono come pennellate che creano contrasti e profondità. Usa la luce per evidenziare la muscolatura, le texture della pelle e i piccoli, ma cruciali dettagli che invitano lo spettatore a soffermarsi. Questo lavoro sulla luce è un elemento centrale della serie, e proprio il gioco di luci sul corpo conferisce alla serie la sua qualità scultorea. Valentin modella il suo soggetto come uno scultore lavora il marmo, e ogni ombra, ogni riflesso appare pensato e simbolico.
In “MenToo vs Metoo”, Valentin dimostra una disciplina e una raffinatezza fotografica che non riguardano solo la tecnica, ma anche la profondità emotiva. Il linguaggio del corpo e le espressioni del viso sono catturati in un gioco ben calibrato tra spontaneità e controllo, dove ogni momento è in equilibrio tra sicurezza e vulnerabilità. La fotocamera cattura questa dualità, permettendogli di esprimere una doppiezza che è profondamente radicata nella sua comprensione della mascolinità. Lavorando con il proprio corpo come tela, apre un processo riflessivo in cui è sia fotografo che soggetto – un artista che osa esplorare la propria vulnerabilità e mostrarla al mondo.
Una delle opere più iconiche della serie mostra Valentin circondato da un mare di piume, che si dispiegano come un mantello di leggerezza e trasformazione. Qui, il suo occhio fotografico rivela una profonda comprensione dei contrasti e della simbologia. Le piume, in netto contrasto con il suo corpo muscoloso, aggiungono all’immagine una dimensione quasi spirituale, che parla della natura complessa dell’essere umano. Da un punto di vista fotografico, questa immagine è un capolavoro di composizione e texture. Valentin utilizza le piume per creare un equilibrio tra il maschile e il femminile, il potente e il fragile, e il risultato è un’immagine che trascende il fisico e invita a una riflessione più profonda sull’identità e la comprensione di sé.
L’occhio attento di Valentin ai dettagli è impareggiabile, e la sua capacità di creare un legame tra fotografo e spettatore è straordinaria. In molte delle sue immagini, guarda direttamente nella fotocamera con un’intensità che crea un contatto immediato e profondamente personale. Questo sguardo diretto rompe la barriera tra artista e pubblico, chiarendo che la fotografia di Valentin non riguarda solo la creazione di immagini belle, ma anche la comunicazione a un livello più profondo. La sua fotocamera diventa un’estensione della sua sensibilità e una rivelazione delle lotte interiori che si celano dietro la facciata della mascolinità.
Ma Valentin non si ferma all’aspetto visivo. Con “MenToo vs Metoo” porta una forte critica sociale alla sua arte fotografica. Includendo commenti dai social media, soprattutto da donne, che spesso oggettificano e sessualizzano, sfida la percezione che solo le donne possano essere oggettificate. Questi commenti, spesso scritti con una sfumatura “nasty”, diventano parte dell’opera e aggiungono una nuova dimensione all’esperienza fotografica. Questo livello di testo e commento sociale funge da contrasto alla bellezza estetica delle immagini e sottolinea come anche gli uomini possano essere oggetto di oggettivazione. La visione fotografica di Valentin non è solo quella di creare qualcosa di bello, ma di sfidare lo spettatore e riflettere le complesse relazioni della società con il genere e la sessualità.
VALENZA SOCIALE
La mascolinità e la vulnerabilità: lo studio di Valentin avviene in un mondo in cui gli uomini hanno tradizionalmente portato avanti una retorica volgare, mentre il linguaggio delle donne è spesso considerato più sfumato. La serie si concentra sulla ridefinizione del ruolo maschile tradizionale, sia visivamente che socialmente, ritraendo il proprio corpo e le espressioni facciali attraverso un’estetica disciplinata in bianco e nero. Utilizza luci e ombre per creare un effetto quasi scultoreo sul corpo, generando un senso di intimità e profondità, dove il suo corpo diventa una tela per l’auto-riflessione e il dialogo sul genere e l’identità.
Valentin include commenti dai social media, soprattutto da donne, che esprimono toni ‘nasty’ nei loro commenti. Ciò crea un doppio livello nelle sue opere – non solo come espressioni visive, ma come uno specchio sociale che sfida la percezione corrente dell’oggettivazione. Il suo lavoro mette in discussione se l’oggettivazione sia qualcosa che solo le donne sperimentano, evidenziando al contempo la sessualizzazione spesso invisibile degli uomini.
La serie dimostra l’abilità di Valentin di sfidare e superare i confini. Il suo contatto visivo diretto in molte delle immagini crea una connessione personale e intensa con lo spettatore, che diventa parte di un dialogo più ampio sul genere, il potere e la percezione. Combinando questi elementi, Valentin riesce a creare un’esperienza in cui la fotografia non è solo una creazione estetica, ma un commento sociale che invita alla riflessione.
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