La corrente pittorica degli Orientalisti, che si muovevano dalla Francia, arrivò a contagiare tutta l’Europa nel 1800. Erano gli anni del Colonialismo e dell’Esoterismo, della scoperta dell’esotico come riferimento estetico. In Italia la diffusione fu talmente enorme, e a tratti atipica, che iniziarono a dipingere scene orientali anche artisti che mai avevano lasciato la propria patria. Segno che quello dell’Oriente è un tendere universale a qualcosa di prettamente onirico e fiabesco. In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui il desiderio di viaggiare è frustrato da oggettive complicazioni, alla Galleria d’arte Perra a Torino arrivano quindi suggestioni orientali con una bella mostra cheabbiamo deciso di allestire una mostra che consentisse, a parziale soddisfazione, di sconfinare almeno virtualmente attraverso i quadri.
Il filo conduttore della mostra che apre il 24 ottobre alla Galleria d’arte Pirra a Torino è l’Oriente, da sempre capace di evocare atmosfere suggestive, rappresentato da paesaggi, figure e vedute di artisti diversissimi, lontani culturalmente e cronologicamente.
Spiccano alcune importanti opere che esponiamo per la prima volta. Un acquerello e un olio raffiguranti rispettivamente Santa Sofia e il Bosforo dell’orientalista Fausto Zonaro (1854 – 1929), ultimo pittore della corte imperiale di Costantinopoli; un grande olio (180 x 130 cm) di Salvo (1947 – 2015) dal titolo Bosnia Erzegovina del 2003; un ritratto di giovane donna del francese post-impressionista Henri Lebasque (1865 – 1937) e un Harem dell’orientalista d’impronta fauve Julien Le Bordays.
Il nucleo più corposo è costituito dalle opere del moscovita Dmitij Kosmin (1925 – 2003), pittore che occupa un posto d’onore tra i grandi maestri dell’arte figurativa sovietica, di cui è stato rappresentante alla Biennale di Venezia del 1966 e l’anno seguente a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Sua una serie di tele che raffigurano lo splendore delle antiche città uzbeke, crocevia tra Asia ed Europa lungo le antiche rotte commerciali tra Oriente e Occidente. L’Uzbekistan ha conservato una forte eredità storica e architettonica, in particolare le cupole, le torri e i minareti dagli scintillanti colori di Hiva, Samarcanda e Bukhara. Quest’ultima, nello specifico la porta antica della città, è anche il soggetto di un’opera di Boris Lavrenko (1920 – 2001) e di Mikhail Kuznetsov (1904 – 1989).
Non possono inoltre mancare le odalische di Giulio Da Milano (1895 – 1990) e un acrilico e tessuto su carta della cinese Zhang Hongmei (1973).
Foto d’apertura, Salvo Minareto bosniaco, Bosnia-Erzegovina (2003, olio, 130 x 180 cm)
C.so Vittorio Emanuele II, 82 – 10121 Torino