Matth Vi è il nome d’arte di Matteo Luongo, cantautore toscano e raffinato chitarrista. L’artista che ha preso lezioni di chitarra dall’età di 8 anni, ha studiato al Centro Didattico Musicale Italiano e all’età di 12 anni inizia con l’attività di pianobar. La gavetta l’ha fatta: a 16 anni inizia ascrivere brani inediti, partecipa alle selezioni di x Factor fino ad arrivare davanti alla giuria composta da Morgan, Mara Maionchi e Simona Ventura nelle prime edizioni del talent. Ci ha provato anche a Sanremo Giovani, riuscendo ad arrivare nelle fasi avanzate delle selezioni.
Da qualche settimana è uscito il suo singolo “Questo Sono Io”. Qui la semplicità e la riflessione sulla vita emergono come la quintessenza della sua musica. Armato solo della sua fedele chitarra, Matteo attraversa la vita sorridente e in punta di piedi, consapevole che solo l’impegno e la determinazione potranno portarlo lontano.
Il videoclip del brano racconta la storia in una location particolare della Toscana, il “Teatro del Silenzio”, luogo reso celebre dai concerti dell’artista Andrea Bocelli. La scelta della location è stata di grande ispirazione, in quanto luogo che trasmette emozione tranquillità e pace interiore. Inoltre grazie al supporto di Decibel/Saba è stato raccontato il viaggio attraverso un’auto d’epoca, una Ford Mustang del 1964.
Quanto sono importanti le tue radici, nel fare musica?
La musica, in famiglia, era la passione di tutti: mio papà e mio zio suonavano la batteria a orecchio anche se in casa sono stato il primo che ha avuto l’opportunità di studiare. Di questo non finirò mai di ringraziare, perché mi ha permesso di diventare ciò che sono. Sono cresciuto nel rispetto del lavoro, dell’impegno senza imposizioni e nel libero arbitrio. Questi valori sono e rimangono i miei punti cardinali in questo viaggio.
Quanto è stata importante la famiglia nella tua formazione personale e di artista?
I miei genitori sono stati fondamentali, mi ha appoggiato in ogni singola scelta essendo i primi sostenitori di qualunque passo abbia deciso di fare. L’incoraggiamento che mi ripetono sempre è quello di andare avanti, di non fermarmi. Nei viaggi, nelle scelte, loro sono sempre stati presenti e quando è stato possibile mi hanno accompagnato e continuano a farlo. Non hanno esperienza o competenze tecniche, ma il sostegno è per me di vitale importanza; hanno fatto rinunce per favorire la realizzazione dei miei progetti, di questo sono consapevole e gli devo riconoscenza. Loro hanno fatto tutto il possibile per me, io voglio fare altrettanto e anche di più.
Hai cominciato molto presto a suonare, ovunque ce ne fosse l’occasione, dalle feste di paese alle piazze. In che modo si è evoluta la tua musica?
Ho cominciato che ero appena un bambino, avendo come riferimento i rockabilly di Elvis Presley che ascoltava mio papà. L’evoluzione della mia musica è passata attraverso il confronto con qualunque musicista abbia avuto l’opportunità di incontrare, famoso o no. Mi piace mettermi in ascolto perché sono convinto che si possa sempre imparare da tutti o comunque mettersi in discussione e crescere. Quando vado a sentire un concerto, non mi capita mai di “criticare”, ma ho sempre la certezza che può darmi qualcosa.
Hai qualche canzone che per qualche ragione è rimasta chiusa nel cassetto?
Si una in particolare mi è rimasta in gola, o forse nel cuore; non è mai uscita, anche in questi giorni valutando quale pubblicare per un prossimo eventuale singolo, non sono certo di sceglierla. Questa è una canzone che amo particolarmente e che tengo in serbo per un’occasione speciale, la mia. Quando arriverà, il momento sarà lei a parlare per me. Una canzone d’amore, tema che di cui non scrivo di solito, che ritengo preziosa e che non voglio sciupare. Per carattere sono abituato a saper aspettare, c’è un tempo per tutto …la vita che deve essere, sarà.
Qual è il tuo desiderio più grande?
Mi piacerebbe che la mia musica potesse diventare un’amica per tanti e che ognuno potesse sentirla sua. Il desiderio più grande è quello di ripagare la mia famiglia di quanto ha fatto per me, per questo ci metto tutto l’impegno di cui sono capace e che proprio loro mi hanno insegnato. Vorrei poter “vivere” di questo lavoro con umiltà, senza smettere di migliorarmi, come artista e come uomo.