21 Marzo 2019
FINANZA 2.0

Iniziare a pensarci: pensione integrativa, pregi e virtù

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Iniziare a pensarci: pensione integrativa, pregi e virtù

21 Marzo 2019
FINANZA 2.0

Iniziare a pensarci: pensione integrativa, pregi e virtù

La pensione integrativa è divenuta la nuova ancora di salvataggio degli italiani, in virtù di uno stato dell’arte sempre più intricato per quel che riguarda l’uscita dal mondo del lavoro. Non solo, infatti, la selva legislativa ha ingolfato il settore delle pensioni più di quanto non fosse, ma anche a livello di reddito, una volta portato a termine il ciclo lavorativo, la situazione per molti pensionati si rivela assai poco rosea, tenendo pure conto del fatto che, purtroppo, l’alta disoccupazione costringe molti giovani a rimanere a casa, e a sopravvivere (perché di sopravvivenza si tratta), con la pensione dei genitori o dei nonni. Ecco dunque che le proposte messe sul piatto da parte del mercato finanziariappaiono all’orizzonte come una mezza panacea di tutti i mali. È davvero così? Probabilmente no.

PIP: IL MIGLIOR AMICO DEL PENSIONATO? Se la situazione è questa, la risposta migliore non può che tradursi nella pianificazione. Con un versamento costante negli anni, il lavoratore può garantirsi un gruzzoletto in vista della pensione, ed assicurare a sé stesso e ai propri familiari una discreta serenità. O quantomeno provarci. Già, perché se la risposta vincente è una, le opzioni per praticarla sono molte, e non è affatto facile stabilire quali si conformi alle esigenze individuali. Ad esempio, il PIP è uno strumento pensato proprio per la pensione(non a caso, è acronimo di Piano Individuale Pensionistico). Spiegare di cosa tratti è abbastanza semplice.

Il PIP è uno strumento di accumulo capitale, in genere erogato da assicurazioni o banche. Al sottoscrittore è richiesto di versare una quota a cadenza stabilita, ma anche il proprio TFR (così come nei fondi pensione). Il capitale viene investito per generare profitto. Le performance non solo altissime, ma il vero vantaggio è quello fiscale. È possibile infatti dedurre fino a 5164€ annui di contributi versati, ed i rendimenti vengono tassati al 20%, contro il 26% del capital gain vigente in Italia. Una tassazione agevolata esiste anche per quanto riguarda l’erogazione del PIP. La base è il 15% (anche in caso di riscatto anticipato, altro elemento che rende il PIP uno strumento discretamente flessibile), poi c’è una riduzione dello 0,3% per ogni anno di partecipazione dal 15esimo in poi, fino ad un massimo di 20 anni. Insomma, sicuramente qualcosa a cui guardare con attenzione. Attenzione, appunto…

LA TRAVE NELL’OCCHIO? Non occorre però farsi troppe illusioni. Come anticipato, la pensione integrativa non significa panacea. Proprio i PIP sono finiti nell’occhio del ciclone a causa degli alti costi, che in taluni casi superano, e non di poco, quelli dei fondi pensione tradizionali, che già sono ben noti per succhiare risorse importanti al risparmiatore. A guardare da vicino, infatti, i vantaggi fiscali rischiano spesso di essere erosi dai costi di commissione (anche all’1,8%).

Ma non è solo questo a preoccupare gli investitori. Nonostante la direttiva MiFID II sia entrata in vigore ormai dallo scorso anno, perlomeno in Italia i vizi della consulenza, tanto quella erogata da banche e affini, quanto quella indipendente, non sono ancora scomparsi. Opacità delle scelte finanziarie, scarsa possibilità da parte del cliente di controllare l’investimento, rischi legati alle opportunità remunerative del consulente. Insomma, chi può ne ha, più ne metta. Chiaramente, chi intenda sobbarcarsi l’onere di entrare nella realtà complicata dei mercati, deve avere spalle solide e occhio vigile. Con i PIP non si fa eccezione. Inoltre, c’è il problema dell’inflazione. È vero che tenere i soldi sotto il materasso non è l’idea più geniale che possa venire in mente, ma è altrettanto vero che investire nella pensione integrativa non mette al riparo dal pericolo inflazione(per adesso contenuta, ma in futuro chissà). Il TFR, invece, essendo agganciato all’inflazione, può da questo punto di vista rappresentare una soluzione più appetibile.

Vizi e virtù non mancano, ma il PIP si colloca comunque tra le prime scelte per tutelare la propria pensione.

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