3 Luglio 2017
CLAUDIO MONTEVERDI

Il liuto di Caravaggio al Museo di Cremona

3 Luglio 2017
CLAUDIO MONTEVERDI

Il liuto di Caravaggio al Museo di Cremona

3 Luglio 2017
CLAUDIO MONTEVERDI

Il liuto di Caravaggio al Museo di Cremona

Un anno speciale il 2017 per Cremona, ricorrono infatti i 450 anni della nascita di Claudio Monteverdi, il compositore cinquecentesco che nella città lombarda ebbe i natali. Per festeggiare l’anniversario, Cremona ha organizzato un anno di celebrazioni musicali e artistiche. Tra esse alcune importanti mostre, la prima ad aprire sarà:

liuto cremona
Da sinistra: Andrea Amati, violino Carlo IX 1566t; Magno Dieffopruchar (Tieffenbrucker), chitarrone XVI-XVII secc., Civici Musei d’Arte e Storia, Comune di Brescia-; Gasparo Bertolotti da Salò, Viola tenore (con montatura barocca), 1609 © Ashmolean Museum, University of Oxford

MONTEVERDI E CARAVAGGIO sonar strumenti e figurar la musica, fino al 23 luglio al Museo del Violino di Cremona dove sarà ricostruita l’orchestra dell’Orfeo attraverso l’esposizione degli strumenti originali dell’epoca, selezionati secondo le indicazioni annotate nelle prime edizioni a stampa dell’opera, eseguita la prima volta esattamente 410 anni fa. Protagonista pittorico il Suonatore di Liuto di Caravaggio, nota versione del celebre quadro proveniente da collezione privata e attribuita al grande maestro da importanti studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio Strinati.

La crociera musicale lungo le terre amate da Monteverdi (Cremona, Mantova, Venezia) è organizzata dal Comitato promotore, nato nel 2015 e composto dal Comune di Cremona, dalla Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, dalla Fondazione Museo del Violino, dal Dipartimento di musicologia e beni culturali dell’Università degli Studi di Pavia, dall’Istituto Superiore di Studi Musicali Claudio Monteverdi, dalla Fondazione Stauffer e dall’Archivio di Stato. Fanno parte inoltre del Comitato il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo,  Regione Lombardia e il Comune di Mantova.

Gli strumenti in mostra sono stati scelti secondi criteri di valore filologico ed estetico e provengono dalle maggiori collezioni italiane e internazionali. Particolare attenzione è stata posta nella ricerca di esemplari conservati o riportati, grazie al restauro, senza gli interventi che, nei secoli successivi, si sono rivelati necessari per affrontare i repertori sette e ottocenteschi. Laddove questo non sia stato possibile, a fianco dello strumento ammodernato, sarà presentata una copia con montatura barocca. Applicazioni multimediali permetteranno di ascoltare il suono di ognuno di essi per conoscerne il timbro e identificarne il ruolo nella trama musicale e simbolica dell’Orfeo. Si potrà anche ripercorrere la nascita del violino grazie alla famiglia cremonese Amati e rileggere il contributo della scuola bresciana, testimoniata dall’opera di Gasparo da Salò, la cui viola tenore con montatura barocca arriva con altri preziosi prestiti dall’Ashmolean Museum di Oxford e di Giovanni Paolo Maggini di cui sarà esposto un magnifico contrabbasso del 1610, con altri preziosi strumenti di scuola veneziana, terzo straordinario centro di produzione di strumenti musicali dell’epoca.

L’Orfeo di Monteverdi ha un lieto fine: il suo eroe diventa simbolo dell’amore che supera la morte.

Il ruolo apollineo e salvifico della musica ha ispirato diverse rappresentazioni pittoriche. Tra le più famose è certamente Il Suonatore di Liuto di Caravaggio. Questa meravigliosa opera, presentata a Cremona come introduzione agli strumenti musicali e proveniente da una collezione privata, ha una storia affascinante: il dipinto realizzato nel 1597 dal grande pittore per il Cardinal del Monte, comprato dal Duca di Beaufort nel 1726-1737, portato a Badminton House nel Gloucestershire, dove è rimasto per due secoli e mezzo, venduto nel 1969 come una copia e infine nuovamente  a New York nel 2011. Si tratta di un quadro meno famoso rispetto alla versione conservata all’Hermitage e alla altrettanto celebre versione Wildenstein già esposta al Metropolitan Museum di New York, tuttavia riscoperto e attribuito con certezza a Caravaggio da grandi studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio Strinati.

“Così la mostra allestita negli straordinari spazi del Museo del Violino, partendo dall’opera di Monteverdi, dai suoi strumenti e dalla luce di Caravaggio – afferma Fausto Cacciatori, conservatore delle collezioni del Museo del Violino – ripercorre il clima di cambiamento e novità di un periodo denso di significati per la storia della musica e degli strumenti musicali, e per l’arte del dipingere: sono gli anni in cui il violino si rivela, per timbro e sonorità, più adatto degli altri strumenti a  interpretare i toni del melodramma, ad accompagnare in musica il “recitar cantando”; sono gli anni in cui il naturalismo di Caravaggio conferisce a ogni corpo una forma tridimensionale evidenziata dalla particolare illuminazione, lasciando in eredità uno stile proprio, oggi noto non a caso come “caravaggismo”.

Fino al 31 dicembre 2017 nella Sacrestia della Chiesa S. Abbondio a Cremona sarà inoltre allestita la mostra Monteverdi tra Cremona, Mantova e Venezia a cura dell’Archivio di stato di Cremona con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Mantova e dell’Archivio Diocesano di Cremona. Si tratta di una esposizione documentaria dedicata alla figura di Claudio Monteverdi, ricostruita tramite un’ampia scelta di documenti appartenenti all’Archivio di Stato di Cremona per quanto attiene ai primi anni di vita del Maestro e alla sua famiglia e agli Archivi di Stato di Mantova e Venezia per le successive vicende biografiche e artistiche. Sono ripercorse le vicende private di Monteverdi e della sua famiglia dalla nascita nella parrocchia dei SS. Nazario e Celso, fino allo sviluppo della sua carriera prima alla corte dei Gonzaga quindi presso la Repubblica Serenissima.

Nella seconda parte dell’anno le celebrazioni monteverdiane proseguiranno con una mostra alla Pinacoteca, dal 6 ottobre al 6 gennaio 2018, dedicata ad una delle figure di eccellenza del panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale: Genovesino tra le eleganze del barocco e il naturalismo del Caravaggio.

L’esigenza di una mostra monografica su Luigi Miradori detto il Genovesino è avvertita a Cremona ormai da molti anni, in quanto l’artista di origine ligure è il principale protagonista della pittura nella città lombarda dalla metà degli anni Trenta del Seicento per circa un ventennio, fino alla morte, avvenuta nel 1656, e non ha ancora goduto a livello espositivo della fortuna adeguata al suo ruolo di eccellenza nel panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale.

La mostra si configura come un’esposizione monografica tradizionale che rende conto delle varie tappe del percorso stilistico del pittore riunendo per la prima volta un numero elevato di dipinti autografi; ma vuole comunque aprirsi con un panorama dei masterpieces del primo Seicento cremonese e di alcune opere che, a Genova e nel ducato farnesiano, hanno potuto colpire l’immaginario in formazione del giovane Miradori.

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