Da quando ha iniziato la sua carriera artistica, la sperimentazione è stata la cifra riconoscibile della produzione di Giulio Ciampi.
Ora una retrospettiva e il volume antologico Wunderkammer ne ripercorrono la produzione creativa in 30 dedicati all’arte tra Natura e Artificio. Ha iniziato negli anni ’70, dopo la visita alla mostra di Henry Moore tenutasi a Firenze, al Forte Belvedere nel 1972 che lo ha spinto con maggiore passione e forza verso il lavoro creativo. Sono di questo periodo gli acrilici su tela, grandi quadri improntati ad una ricerca di sintesi tra figurativo e astratto. Dal 2015 Ciampi realizza opere in terracotta nera, un omaggio e riferimento alla sua Etruria.
L’opera dell’artista si caratterizza per rilevanti evoluzioni formali: dagli acrilici su tela degli esordi alla creazione di alberi-scultura, dalla lavorazione della ceramica e del ferro all’utilizzo degli acciai che identifica un’importante fase della sua produzione creativa.
Accenti ludici e lirismo, magia del colore e sperimentazione, sono questi i tratti costitutivi di un iter creativo che il libro presenta in tutta la sua iconicità: sia che si tratti del ciclo dei celebri Pomi d’Oro (2000) – ulivi morti in seguito ad una gelata e trasfigurati, come “atto d’amore e d’alchimia” – secondo le parole di Flavio Caroli – in misteriose, evanescenti sculture intitolate a divinità greche. O dei Cofani (2012) recuperati da auto rottamate e che liberi da qualsiasi residuo tragico assecondano, grazie ad assemblaggi potenti, un immaginario mediterraneo, magistralmente trasformandosi in “quadri da corsa”.