Oggi è il Breadstick Day, la “Giornata del Grissino” nata negli USA e arrivata anche in Italia, tanto che i grissini nostrani sono sulle tavole di tutto il mondo veri ambasciatori del mangiar italiano.
Ricchi di tradizione e significati storici secondo i docenti universitari, leggeri e dalle numerose proprietà benefiche secondo i nutrizionisti, gustosi, facili da digerire e un must have sulla tavola per il 71% degli italiani. Sono queste alcune delle caratteristiche che rendono ancora oggi i grissini tra le prelibatezze alimentari più amate in Italia e all’estero, tanto da essere celebrati in occasione del Breadstick Day, ricorrenza che si tiene negli USA ogni anno l’ultimo venerdì di ottobre.
Una ricerca che ha coinvolto un panel di esperti tra docenti universitari e nutrizionisti dice che per oltre 7 italiani su 10 (71%) i grissini sono un alimento apprezzato durante tutti i diversi momenti della giornata soprattutto durante cene (54%) e pranzi (45%), mentre tra gli abbinamenti più gettonati ci sono salumi (69%), formaggi (60%) e salse (53%). L’indagine è stata promossa da Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano che ha deciso di celebrarli in occasione del Breadstick Day attraverso un monitoraggio online su circa 1400 italiani tra i 18 e i 60 anni su social, blog, forum e community
Tra i maggiori estimatori in rete del grissino troviamo gli italiani tra i 30 e i 45 anni (39%), mentre le regioni breadstick-lover sono Piemonte (21%), Lombardia (17%) e Lazio (15%).
Antonella Campanini, docente di Storia della cucina e delle Culture alimentari presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Cuneo, dice: “Seppur non abbiamo certezze storiche risalenti alla sua creazione, molti studiosi ritengono che l’inventore del grissino sia un fornaio piemontese, Antonio Brunero. Non c’è però concordia sulle ragioni dell’invenzione: c’è chi ritiene che sia stato creato per favorire la digestione di un rampollo di casa Savoia dalla salute cagionevole, altri pongono l’accento sulla necessità di essere sicuri che il pane, in un periodo di peste, fosse sufficientemente cotto per scongiurare il propagarsi dell’epidemia. In ogni caso ci troviamo nell’Italia del XVII secolo. Una storia comprovata del grissino però non è ancora stata scritta”.
Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienza dell’alimentazione, sottolinea: “Oltre ad essere ingrediente di antipasti e aperitivi, i grissini sono alternativi alimenti spezza-fame, se possiedono però alcune caratteristiche nutrizionali. In genere possiedono un elevato valore energetico per la presenza di grassi come lo strutto. Per limitare l’apporto calorico sarà opportuno scegliere quelli con olio extravergine di oliva e farine non OGM, meglio ancora se integrali: la presenza delle fibre favorisce un maggior senso di sazietà. Altro aspetto fondamentale dev’essere l’assenza di grassi idrogenati e un contenuto discreto di sale”.
Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista presso l’Università Campus Biomedico di Roma, dice: : “Il grissino, oltre a rappresentare un alimento della tradizione italiana alimentare e culturale, costituisce uno dei modi migliori di introdurre la fonte più importante di energia, ovvero i carboidrati complessi. Nutrienti ed energetici dunque, ma non solo: basti pensare alla quantità di sali minerali e proteine vegetali, circa il 13% ogni 100g. Se si scelgono quelli integrali si garantisce, inoltre, anche un buon apporto di fibra. Attenzione però a verificare l’utilizzo di olio di oliva tra i grassi aggiunti per assicurare la presenza di acidi grassi salutari e all’apporto calorico superiore a quello del pane”.