Giuseppe Sinisi è un caso unico di talento musicale che nasce dalla tv. Ma non la televisione dei contest quanto quella della scrittura. Il cantautore di Trani, nato nel 1986 e residente per lavoro a Roma dal 2012, ha esordito nel 2010 nel mondo della musica ma di lavoro fa l’autore tv. E le esperienze che accumula incontrando personaggi che scrittura per i programmi le riversa nel suo cantautorato.
Nell’ultimo brano appena pubblicato “Quello che verrà dopo di te” ha messo tutto l’amore che ha per la musica italiana classica, quella del pop che ha reso grande il genere nel nostro Paese. Ha scritto testo e musica con gli arrangiamenti di Federico Ferrandina e il missaggio di Marco Mattiuzzo. Nel video del pezzo girato nel loft della pittrice Valentina De Martini, il regista Raffaele Rago ha invece evocato in immagini con grande effetto il tenore intimista della canzone.
Giuseppe, da cantautore come vivi il bagaglio di esperienze altrui che ti circonda ogni giorno per via dell’altro tuo lavoro?
Lavorando per le società di produzione televisiva, ho sempre stimoli e mondi interessanti da conoscere. Sono a contatto di tanta tanta gente che vuol fare tv e ne sento di tutti i tipi. A volte penso che sia meglio di un campionario di uno psicologo. E questo ha influenzato molto la mia musica, se si confronta il primo singolo di 10 anni fa, ormai, “Mai più”, con l’ultimo.
Da dove parti per la scrittura?
Quando mi capita di sentire alcune storie e parabole che mi turbano o incuriosiscono inizio a scrivere qualcosa, attingo dal mio lavoro e da quello sento. Non ho altre necessità, è già molto denso quello che mi circonda.
Come hai iniziato? Come è stata la tua infanzia?
Canto da piccolissimo, sono nato con la passione del canto credo. E ricordo di essere rimasto ipnotizzato davanti a programmi televisivi di musica come ‘Superclassifica show’. Da lì ho iniziato a esibirmi in casa , cantavo con le spazzole in mano e con il Canta Tu, la prima canzone l’ho scritta a 12 anni. Pensa che ho ancora dei testi scritti in un blocchettp, erano già sviluppati sin da ragazzo, sono stato sempre molto introspettivo. Davo importanza alle parole, ascoltando Mina e Battisti.
Ma non sono cantanti della tua epoca!
Certo, ma li ho scoperti da piccolo in un programma di revival in tv e ho subito il fascino delle canzoni dei decenni precedenti alla mia giovinezza. Credo di essere stato un bambino antico anche se ringrazio la tv anche per questo perché mi ha fatto scoprire quello che c’era prima di me. Mia madre diceva: hai sbagliato decennio. Sento nostalgia per epoche mai vissute, ascoltando delle canzoni degli anni 70 avrei voluto viverle.
Che ricordo hai delle prime canzoni che sentivi?
Mina mi ha folgorato in un programma che mostrava la sua interpretazione de ‘L’importante è finire’. Ricordo l’emozione di quando i miei mi portavano nei negozi a comprare le musicassette di questi grandi e i commessi mi dicevano: ascolta Cristina D’Avena! A me lei piaceva ma ascoltavo anche i cantautori.
Senti delle conseguenze tra la tua formazione e la musica che crei oggi?
Un senso della musica sviluppato ce l’ho. Prediligo sonorità di qualità e in questa ultima canzone ho fatto confluire gli stili che mi hanno accompagnato da piccolo, per me è la più rappresentativa in assoluto tra quelle che ho pubblicato. Ci ritrovo un’attenzione nel testo, molto chiaro e schietto.
Sei un cantautore d’amore?
È un tema inflazionato ma non mi sono posto il problema, se affrontato in modo autentico si capisce a verità delle intenzioni. Lavoro sugli arrangiamenti retrò, su uno stile malinconico che mi rappresenta. Federico Ferrandino suona gli strumenti nel pezzo e ha fatto arrangiamenti e produzione. È stato bravo a vestire il brano come lo volevo.
Che tipo è il Giuseppe Sinisi in sala d’incisione?
Sono preciso e voglio sempre fare di meglio, tanto è che il brano è stato rimaneggiato tante volte e volevo arrivare al senso giusto. Mi ha dovuto fermare Federico altrimenti sarei andato avanti ma lui diceva: deve rimanere autentico.
Anche il video è molto curato. Ce ne parli?
Il video è di Raffaele Rago, un documentarista che ha avuto molto successo per “Segretarie”, un documentario andato in onda su Sky sulle assistenti dei personaggi famosi. Abbiamo girato il video in un loft di una pittrice romana. Volevo un coordinamento di immagine che rimandasse al passato, infatti la copertina digitale del singolo l’ho immaginata col cellophane con la simulazione di un vinile. Al momento è la mia passione, il vinile: sto spendendo soldi in raccolte di dischi su questo supporto che mi passa molta più emozione del suono pulito digitale a cui ci siamo abituati.
Cosa preannuncia il singolo?
L’idea prima della pandemia era di creare subito un EP con le mie ultime canzoni. Poi ci siamo dati alla cura dei singoli. Prossimamente uscirà un nuovo brano dalle sonorità anni Ottanta, “Che senso ha”, a fine anno vorrei racchiuderli con “Il Tempo è una bugia” già edito in un unico EP.
Foto di apertura: Milena Sinisi. Qui sopra: Giuseppe Sinisisi in uno still dal video di “Quello che verrà dopo di te”.