“Chiamami Gian” mi dice Gianmaria Salerno, cantautore salernitano appena sopra la maggiore età. Gli dico che è beneaugurante, potrebbe essere il titolo di un disco. “Beh, sono abituato a presentarmi e a dialogare con le persone, faccio animazione d’estate e questa gavetta mi sa dando molta empatia col pubblico”.
Gianmaria ha attirato la nostra attenzione per il singolo “Platamona”, che è un punto di arrivo dopo un’adolescenza fatta di molti ascolti diversi.
Come hai iniziato a fare musica?
Nasce dalla volontà di fare qualcosa di proprio al di là della cover. Le imitazioni sono limitanti, ma la cover con un proprio stile e interpretata secondo la propria esperienza talvolta fa venir fuori molto meglio la propria personalità.
Chi ti ha seguito in questi primi passi?
Giovanni Marra: scriviamo assieme, siamo amici, lui ha fatto teatro e ha il mio stesso maestro di canto. Abbiamo creato il format per cui io facevo una cover e lui faceva l’introduzione parlata. Abbiamo dovuto sospendere per mancanza di tempo, cantavamo assieme sulle basi con le chitarra e computer, erano pezzi di Coldplay, Stevie Wonder, Pino Daniele.
Il tuo primo brano pubblicato è anche il primo che hai scritto?
Platamona è la prima canzone che ho scritto, ed è venuta dopo una rottura sentimentale, una canzone improvvisata nata alla chitarra. Molte volte quando inizio a progettare un brano, mi piace partire dalla parte armonica e poi ci adatto il testo sopra. Canticchio un motivo con parole casuali e poi compongo da solo. Per fare il mix e il video mi sono affidato a Vincenzo De Angelis.
Il pezzo è uscito in estate, che estate è stata per te?
Avevo molta ansia, stavo lavorando come animatore in Puglia a Torre Santa Sabina vicino Ostuni e ne avevo parlato con qualcuno. Sai, in questi contesti far ascoltare un brano nuovo è anche un test. Mi ha fatto piacere perché parecchi vacanzieri mi chiedevano quando l’avevo scritta, come avevo fatto, mi facevano complimenti. Non ho chiesto pareri, son venuti loro da me spontaneamente. Altri ascoltavano la canzone nel villaggio e mi chiedevano chi fosse il cantante.
Questo è il vero successo!
Sì, poi non puoi immaginare la contentezza di vedere come molte persone abbiano condiviso il brano sui social network in varie parti d’Italia anche dove non mi conoscevano. Pensa che inspiegabilmente ho anche ascolti da Argentina e Spagna.
Sei molto giovane, come fai a evitare il rischio imitazioni?
Io non imito, ma le tendenze sono magari evidenti nel modo in cui compongo, penso ad Alex Britti per le chitarre o il piano per Pino Daniele. Credo di voler sviluppare un’identità indipendente forgiata dai miei gusti.
Ci sarà un seguito a “Platamona”?
Nella storia, intendi? No, da lì è partita una storia estiva che è definitivamente archiviata, la scelta del titolo è stata suggerita dal mio amico. Mi diceva sarebbe carino, anche se io non la nomino mai nel pezzo, stile Calcutta.
Il video dove l’hai girato?
In provincia di Avellino che è stata epicentro del terremoto del 1980. Anche se io sono del 2001, mi sono appassionato al destino di questi paesi che ormai hanno una parte nuova abitata e una parte vecchia tuttta abbandonata. Ho pensato fosse giusto riprendere quella sensazione per una canzone che parla di come lasciarsi.
Nonostante questo appari sempre gioviale.
Sono impegnato nelle mie attività e sorrido molto di natura. In quella relazione sentimentale in particolare mi sono sentito abbandonato, è stata una lotta a distanza. Non dico che lo farei di nuovo ma spero di non pormi dei limiti. Se con una persona mi trovo bene ci provo.
Cosa non ti piace del panorama musicale attuale?
Penso che ultimamente si stia perdendo rispetto per la tradizione, anche musicalmente. Non c’è nessun genere di successo che tenga in considerazione il cantautorato italiano e man mano ci si affolla sempre più sullo stesso stampo, che al momento è la trap. Non voglio screditare nessuno, ma non c’è solo quello. Siamo usciti da un’estate dove un insieme di canzoni suonavano paurosamente tutte uguali. Mi piacciono come svago ma allo stesso tempo siamo bombardati da proposte molto commerciali che poi all’improvviso scompaiono.
Una tua ambizione?
Mi auguro di continuare nella strada della musica, in parallelo faccio anche teatro quindi mi piace unire le due passioni, in modo da poter fare più cose. Mi sono proposto in molti provini e ovviamente col tempo è migliorata la mia attitudine, sto studiando meglio chitarra e canto quindi mi capita di registrarmi e noti miglioramenti molto grandi.
Come scegli dove proporti?
Non ho snobbismo per i talent, è un modo per farsi ascoltare. Ho fatto selezioni per “Amici” e sono in lizza per “Tour Music Fest”, promosso da Mogol. Vado sempre da solo ai provini. Non ho mai potuto fare affidamento su una band fissa, chissà, forse in futuro cambierà.
Un amico che ti è rimasto?
Luca Farina, chitarra solista nel pezzo “Platamona”. Abbiamo cambiato tante band perché eravano gli unici a rimanere.
Avere 18 anni oggi vuol dire?
Bello pensare che in qualche modo posso avere dei buoni propositi, posso esprimermi a mio agio e velocemente perché ci sono dei mezzi di informazione veloci. Come cantautore può essere più facile farsi notare, credo molto a questa possibilità. Ma voglio preparare anche il piano B e mi sono iscritto a Ingegneria biomedica.
Produzione audio e video di Platamona: Vincenzo De Angelis