È un quadro molto preoccupante quello che emerge dalla nuova indagine svolta dall’istituto diretto da Cosimo Finzi, Smart Future Academy. Dall’inizio della crisi a oggi è stato infatti cancellato il 30% degli eventi, rinviato il 14% e il 21,5% è a rischio cancellazione/rinvio. Crescono però gli eventi digitali. Tutte le misure di sostegno devono essere prese il prima possibile, dice ora il comparto unito sotto la sigla #ItaliaLive.
Gli eventi live, in ciascuna forma, outdoor e indoor, sono sospesi in questo lockdown e si ipotizza che la ripresa non possa avvenire prima del prossimo anno. “Siamo consapevoli di quanto siano necessari il distanziamento sociale e le precauzioni adottate per combattere la diffusione del virus. Ma è altrettanto vero che questo fermo avrà conseguenze gravissime sulle quasi 600.000 persone che degli eventi e dei congressi hanno fatto la loro professione. Impressionanti sono i dati relativi alla ripartenza – continua Finzi –. Il 60,9% pensa infatti che sarà da ottobre o dopo, mentre era il 16,1 % nella prima indagine. Di questo 61%, il 29,8% pensa addirittura dice ‘dall’anno prossimo’, mentre nella prima fase era solo il 5,5%”.
Se si ripartisse a fine maggio (ma non ci crede quasi nessuno), il 55.9% perderebbe nel 2020 almeno il 50% di fatturato. Ma se si ripartisse da fine settembre il 74% perderebbe almeno il 50% del fatturato e il 59,4% ne perderebbe due terzi.
Un altro dato interessante, in controtendenza rispetto alla fase 1 dell’indagine, è che la compattezza sul «è giusto non fare eventi» è ora meno forte: quelli ‘molto d’accordo’ passano dall’88.7% al 62.6%.
La comunicazione ci arriva da Mario Viscardi, Stefano Losco e tutta Piano B, agenzia di comunicazione ed eventi, che aderiscono a #italialive. Ma sono tante le sigle che rappresentano questa richiesta in un momento di emergenza per l’intrattenimento.
Sul sito della campagna si legge:
Siamo un’industria che c’è ma non si vede, l’artefice degli eventi live che caratterizzano il nostro tempo: le convention, i congressi, gli show, i grandi eventi corporate e consumer, gli eventi di piazza, i concerti, le fiere e gli eventi incentive, le conferenze internazionali, le event week e le innumerevoli iniziative che rendono protagoniste le città italiane.
Dietro a ogni evento c’è una lunga filiera che conta 569 mila addetti e che genera
un fatturato di 65,5 miliardi di euro. Dietro a ogni evento ci siamo noi e vogliamo tornare a farti sognare.
È partita #Italialive, la campagna rivolta alle istituzioni con l’obiettivo di porre l’attenzione sulla Events & Live Industry.
Per il sostegno si può seguire l’account ufficiale @events_industry su Twitter, condividere l’appello e usare sui social l’hashtag #Italialive.
FUTURO – Un altro fenomeno in evoluzione è lo spostamento verso gli eventi digitali. E’ cresciuta la percentuale di chi li usa e li ritiene utili (dall’11,8% al 15,3%) così come quella di chi li usa anche se non sono rilevanti economicamente (dal 33,7% al 48,3%). Mentre chi non se ne occupa è sceso dal 42,9% al 25,7%.
Infine, l’indagine chiede quali misure richiedere al Governo. “Su questo vi sono scelte molto differenti – commenta Finzi -, molto bilanciate tra supporto economico, supporto finanziario e supporto alla domanda (per le società più grandi prevale il credito d’imposta, mentre per i «piccoli» le soluzioni sulla tassazione degli utili). L’impressione è che qualsiasi misura possa essere valida”.
A breve il Club degli Eventi e della Live Communication, insieme alle associazioni più rappresentative della industry, darà vita a una potente campagna di sensibilizzazione con proposte concrete al mondo politico e istituzionale.
Per maggiori informazioni e per accedere a tutti i contenuti ufficiali della campagna
da condividere sui tuoi canali social, sito www.eventsliveindustry.it.