14 Marzo 2020
INCONTRI INSOLITI

Daniel Steegmann Mangrané, arte e biologia nello stesso spazio

14 Marzo 2020
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Daniel Steegmann Mangrané, arte e biologia nello stesso spazio

14 Marzo 2020
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Daniel Steegmann Mangrané, arte e biologia nello stesso spazio

Il lavoro di Daniel Steegmann Mangrané (Barcellona, 1977; vive e lavora a Rio de Janeiro) si interroga sulla relazione tra cultura e natura. L’interesse dell’artista per la biologia lo ha portato a indagare complessi sistemi ecologici e a introdurre il mondo naturale all’interno delle sue opere. Nella sua pratica numerosi sono i riferimenti alla foresta pluviale in Brasile – come rami, foglie e insetti – che, uniti a forme geometriche e motivi astratti, aprono a riflessioni sulle complesse dinamiche tra gli elementi che ci circondano.

NEO-CONCRETISMO – Uno degli aspetti più nevralgici della dinamicità dell’opera dell’artista è quello legato a una corrente brasiliana di metà secolo scorso. Il Neo-Concretismo brasiliano fu un movimento sviluppatosi tra la fine de-gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, l’opera d’arte è un oggetto partecipativo che si pone in stretto rapporto con il corpo dello spettatore, sollecitandone i sensi. Attraverso il suo coinvolgimento si innesca un processo di democratizza-zione della fruizione dell’arte e conseguentemente di emanci-pazione socio-politica.

La prima esposizione in Italia di Daniel Steegmann Mangrané l’anno scorso al Pirelli Hangar Bicocca ha presentato più di venti opere realizzate a partire dal 1998 a oggi, che spaziano tra film, ambientazioni in realtà virtuale, ologrammi 2D, sculture e installazioni. L’artista ha posto in questa occasione, al centro del progetto di mostra, la dimensione fisica e sensoriale dello spettatore, offrendo nuove visioni sull’intero corpus delle sue opere, messe in dialogo tra loro.

I primi lavori di Daniel Steegmann Mangrané erano caratterizzati dalla presenza di materiali organici, come per esempio in Ramita Partida (Limón) (2000), opera costituita da un ramo lavorato che racchiude al suo interno un limone essiccato. L’artista realizza inoltre composizioni fotografiche dove l’elemento figurativo viene decostruito attraverso procedimenti di astrazione applicati all’immagine, per esempio nel dittico Coqueiros (2006). Qui l’interesse per la natura si esprime at-traverso sia la sua rappresentazione, in questo caso lo scorcio della foresta con una casa sullo sfondo, sia l’elaborazione degli elementi che la compongono, fra cui linee, colori e forme, interpretati attraverso un linguaggio declinato per geometrie e astrazioni. Al contempo l’artista realizza strutture modulari e installazioni come Orange Oranges (2001) o Resum/Trabalho (Total correction) (2006), ambienti immersivi colorati creati attraverso l’utilizzo di forme metalliche e filtri fotografici e in cui l’esperienza del visitatore diventa centrale.

Anche l’installazione / (- \ (2013) – parte di una delle serie più emblematiche dell’artista – si basa sulla smaterializzazione delle relazioni tra il corpo del visitatore, il suo movimento e l’opera attraverso lo spazio: le quattro tende di metallo di colori dif-ferenti che compongono questo lavoro possono infatti essere attraversate dai visitatori

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