C’è un tratto decisamente ‘punk’ nel gesto artistico di Damien Hirst, quello che negli anni Novanta scardinò i codici di cosa un artista mette in mostra e come. Basterebbe questo episodio, e tutti i particolari che si porta dietro, a spiegare il senso dell’ultimo libro di Carlo Vanoni, celebre critico e curatore di mostre, “L’arte quando brucia”, una carrellata avvincente negli ultimi 5 decenni del Novecento, attraverso le rivoluzioni della storia dell’arte contemporanea.
Siamo in un territorio più spinoso rispetto alle precedenti, riuscite prove del narratore Vanoni. Qui ci si confronta con l’eterna tentazione del considerare ovvio o (peggio) incomprensibile l’arte dei creativi e pensatori che stanno vivendo la nostra epoca. Ma Vanoni rende un bel servigio alla causa: per ogni decennio della controversa arte che chiamiamo contemporanea, elegge a guida un personaggio che racconta il percorso e l’evoluzione di chi ha lasciato un segno con la sua opera. “L’arte quando brucia” è in definitiva una fotografia su 50 anni di forze delle idee.
Un’avventura emozionante nella lettura ed entusiasmante nella documentazione, raccontata attraverso le vite di cinque protagonisti che attraversano i decenni del XX secolo. Da Pollock a Schifano, da Beuys al famigerato squalo di Hirst, viaggiando da New York a Roma. “Ogni capitolo ci conduce in un viaggio alla scoperta di luoghi, storie e rivoluzioni che hanno ridefinito il concetto di bellezza”, dice Carlo Vanoni, che considera l’arte che infiamma “quella che rompe gli schemi e trasforma”.
Vanoni non è nuovo a operazioni di divulgazione: ha portato in teatro spettacoli di successo, come “L’arte è una caramella” e “I migliori quadri della nostra vita” con Leonardo Manera. È un volto noto nelle trasmissioni radiofoniche e televisive e l’ideatore della Biennale d’Arte milanese, BienNolo. Il narratore giusto per colmare quel divario che specie in Italia molti hanno con la comprensione delle forme di espressione artistica più dirompenti. “Uno dei più forti – confessa – tra i personaggi scelti per la narrazione, è lo Squalo, che ha insegnato a tutti che sopravvive solo chi non smette di evolvere”. Nel 1991, Damien Hirst realizzò l’opera che ancora oggi è ritenuta icona mondiale dell’arte britannica degli anni Novanta: “The Physical “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living” (“L’impossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente”). E niente fu come prima.
Carlo Vanoni è anche un abile persuasore, ci invita a esplorare un universo artistico ben oltre le pareti del museo, nel volume uscito da poco per Solferino Libri. Leggendolo, l’opera la si vede, e si ha davvero la sensazione di comprenderla.
“Se la scrittura riesce in questo – racconta il curatore – significa che assolve al suo compito. L’idea di narrare le cinque decadi è nata soprattutto perché mi chiedevano in molti un dvd sull’arte contemporanea che raccontasse le opere con parole comprensibili. Quindi ho costruito il libro come una serie televisiva, con dei personaggi che ci fanno da guida. Il mio eroe è il Tedesco, perfettamente in linea con la critica anni Settanta alla società dei consumi che si era imposta con il decennio precedente”.
Sul titolo, che aderisce al messaggio di gran parte delle ondate artistiche dal secondo dopoguerra in poi, l’autore dice: “Avendo deciso di occuparmi in questo libro di quello che è già successo, ma non è tanto conosciuto al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, mi sono concentrato sull’arte che ha potenza. E quando è forte brucia come una passione. Ma la frase è anche una metafora dell’azzeramento che porta nei confronti di tutto quello che c’era prima“.
Vanoni, che anticipa di essersi fermato nella narrazione alle soglie del Duemila per trattare il nuovo secolo in un potenziale libro futuro, è anche attento ai mezzi con cui si fa divulgazione. “C’è ancora molta strada da fare per raccontare l’arte – osserva – perché fin quando non si approda ai mezzi di comunicazione di massa, come la tv, si rischia solo di parlare a una fetta di popolazione. Anche io faccio divulgazione con video sui social media, ma non hanno certo la risonanza della televisiva. E poi c’è da dire che sul telefonino si va per intrattenersi, mentre il compito dell’arte è diverso, deve trattenere, anche con la forza”.
Un compito appassionante quello di Vanoni, che porta al pubblico dei lettori una grande riflessione sullo stato dell’arte oggi: “Scrivendo è emerso che il mercato dell’arte oggi è davvero diventato una succursale del mondo finanziario. Certo, questa caratteristica alimenta senz’altro il settore, ma allontana l’arte dal suo compito primario che aveva un tempo. In quest’epoca però è emersa una forte spinta alla fruizione pubblica dell’arte, con gli urban artist che lavorano in strada. Dopotutto, è la stessa cosa che accadeva nel Rinascimento”.
INCONTRI
7 novembre 2024 Museo Civico di Morbegno (Sondrio), ore 20.45 sala conferenze, via Cortivacci 2
9 novembre, ore 18.00 . Salone al piano rialzato, Fondazione Marcello Morandini, via Francesco del Cairo 41, Varese (prenotazione obbligatoria a info@fondazionemarcellomorandini.com)
14 novembre Milano, Libreria Rizzoli, Galleria Vittorio Emanuele, ore 18
17 novembre Milano, Cadore 33, via Cadore 33, ore 11,30
17 novembre alle 18:30 presso il MUMAC, Museo della Macchina da Caffè, in Via P. Neruda, 2 a Binasco (MI)
Per seguire Carlo Vanoni qui