Si dice spesso che l’università italiana non è strutturata in modo da dare una formazione adatta alle esigenze del mercato: è un mantra che abbiamo sentito tantissime volte ed è difficile non pensare che sia davvero così. Eppure, allo stesso tempo, sono rare le iniziative di riforma del sistema educativo volte alla risoluzione di questo gap tra studi e mondo del lavoro. Ma che siano rare non significa che non esistano: a volte non le notiamo perché passano ‘sotto i radar’. Un tipico esempio è l’introduzione di un nuovo corso formativo sulla cannabis (cannabinologia) all’università di Padova, una decisione che sembra seguire l’evoluzione del mercato italiano dei prodotti a base di questa sostanza che ha conosciuto un incremento notevole negli ultimi anni.
A dimostrarlo è la crescente presenza di attività dedicate alla vendita di questi articoli, tra i quali ricopre un ruolo di primo piano il cannabis shop italiano Justbob, tra i primi eCommerce nati in seguito alla legalizzazione della canapa light.
In questo articolo spiegheremo in cosa consiste questo nuovo corso formativo e in che modo potrebbe influire positivamente sull’economia del nostro Paese.
La cannabis entra negli atenei italiani: adesso gli universitari possono studiarne gli usi terapeutici
Tra l’entusiasmo dei sostenitori della cannabis e lo sdegno dei proibizionisti, l’università di Padova ha deciso di introdurre un corso formativo in cannabinologia.
Insomma, la marijuana è entrata negli atenei italiani e curiosamente non si tratta della prima volta che lo studio di questa pianta fa il suo ingresso nelle aule degli istituti del nostro Paese. Nel 2019, infatti, l’università La Sapienza di Roma aveva attivato un laboratorio dedicato alla formazione degli studenti in relazione agli aspetti socio-economici del mercato della cannabis.
L’iniziativa dell’Università di Padova, però, è decisamente più articolata rispetto a quella sopra citata e affronta il tema ‘marijuana’ dal punto di vista del suo impiego terapeutico, forte dei risultati di recenti ricerche che sembrerebbero evidenziare la possibilità di utilizzare questa pianta come medicinale.
Il nuovo corso di studi si chiama ‘Cannabinologia: la pianta di Cannabis e il sistema endocannabinoide’ ed è stato istituito a partire dall’ottobre 2021. La sua introduzione è stata fortemente voluta dall’Accademia online Cannabiscienza e il fine dei suoi promotori è quello di porre le basi per un sistema formativo che aiuti a istruire i futuri medici (e anche quelli di oggi) nell’utilizzo farmacologico della marijuana.
Il business americano della cannabis è il modello
L’iniziativa dell’Università di Padova è un primo tentativo da parte delle istituzioni italiane di seguire le orme di altri Paesi che hanno introdotto lo studio della cannabis in maniera molto più pervasiva da diversi anni, tra i quali gli Stati Uniti ricoprono un ruolo di primo piano.
Negli USA, infatti, esistono già diversi college che formano gli studenti in tutto ciò che riguarda questa pianta, affrontando il tema sia dal punto di vista medico che economico, chimico e industriale.
È interessante notare che il sistema educativo americano sta procedendo in questa direzione in modo da soddisfare le esigenze del mercato. In altre parole, negli Stati Uniti il business della cannabis è in continua crescita (gli Usa sono il maggiore produttore mondiale di questa sostanza) e, come ogni altro settore, anche questo ha un bisogno continuo del lavoro di professionisti qualificati.
Per questo motivo le università americane hanno deciso di adeguare l’offerta formativa all’evoluzione dell’economia del Paese.
In Italia manca ancora una mentalità pratica e volta all’attenzione della crescita economica. Tuttavia il nuovo corso di studi dell’università di Padova potrebbe rappresentare un primo passo verso la formazione di professionisti che potrebbero trovare grandi opportunità in un business di recente nascita, ma che potrebbe permettere grandi ritorni economici per gli italiani.
Si tratta di una scelta lungimirante che sottolinea quello che è sempre stato una dei maggiori pregi della filosofia statunitense, ovvero il pragmatismo.
Naturalmente, a patto che si faccia chiarezza in merito alla confusione che da troppo tempo regna intorno allo status legale della cannabis.
Le controversie intorno al corso di cannabinologia sono lo spettro di un tabù che potrebbe impedire all’Italia di sfruttare le opportunità offerte dal mercato della cannabis
Come c’era da aspettarsi, la notizia dell’introduzione del corso in cannabinologia all’Università di Padova ha suscitato un mare di controversie. D’altronde, l’Italia è un Paese caratterizzato dalla presenza di un forte sentimento proibizionista, causa del rallentamento del processo di graduale depenalizzazione del consumo di cannabis che sta caratterizzando la maggior parte delle nazioni occidentali.
Non è un mistero che la tendenza a livello globale sia orientata verso la legalizzazione di questa pianta e l’ONUstessa ha compiuto un importante passo in questa direzione depennandola dalla lista delle sostanze stupefacenti a rischio di abuso.
Tuttavia, non è un mistero nemmeno il fatto che la classe dirigente italiana sia titubante ad abbracciare completamente questa linea.
D’altronde lo dimostra la vicenda del referendum per la coltivazione domestica della cannabis a uso personale, un’iniziativa appoggiata da una grossa fetta della popolazione, ma che è stata bocciata per alcuni particolari che possono apparire delle minuzie rispetto all’importanza della questione in ballo.
Come abbiamo spiegato nel paragrafo precedente, il mercato della cannabis sta offrendo grandi opportunità di crescita ad alcuni Paesi, su tutti gli Stati Uniti, e, se il tabù della marijuana in Italia venisse messo definitivamente da parte, queste stesse opportunità potrebbero essere colte anche dalle imprese del nostro Paese.
In conclusione
In questo articolo abbiamo spiegato in cosa consiste il nuovo corso di cannabinologia istituito dall’Università di Padova e in che modo lo studio della cannabis è stato coniugato con la crescita dell’economia nazionale negli Stati Uniti.
Questo contributo non intende essere necessariamente un incentivo al perseguimento del modello di business americano anche da parte dell’Italia, ma è indubbio che nel nostro Paese si parla spesso di stagnazione e di difficoltà per le imprese locali.
Questi nostri mali storici potrebbero essere curati (o almeno alleviati) prendendo delle decisioni coraggiose in grado di sfruttare le opportunità che si presentano di volta in volta.
Il potenziale giro d’affari che caratterizza il settore della canapa è una di queste e non si tratterebbe nemmeno di una novità assoluta per l’Italia che, fino agli anni ’40, era il secondo produttore mondiale dietro l’Unione Sovietica.
Insomma, l’introduzione della cannabinologia potrebbe essere il primo passo verso un cambio di rotta sul tema.