Per i veri fan della musica pop, vedere l’artista originale ancora in vita che porta sul palco la sua storia è un’esperienza impareggiabile. Ci sono però artisti defunti, come Amy Winehouse o Freddie Mercury, che generano dei veri culti attorno alla propria immagine con Tribute Band dal grande successo. Poi c’è Kate Bush, che non è morta, ma reclusa. Nel 2014, dopo 35 anni dal suo ultimo tour, l’artista britannica si avventurò in una serie di spettacoli dal vivo all’Hammersmith Apollo a Londra, i cui 22 spettacoli previsti fecero sold-out in soli 15 minuti.
E da questa forte richiesta di sentire il repertorio dell’icona pop dal vivo trae origine l’inaspettato successo di una nuova Tribute Band, i Lionhearts, che al Teatro Nuovo di Salerno ha richiamato spettatori entusiasti. Tutti ammiratori della grande musica di Kate Bush, 7 album tra il 1978 e il 1993, e dopo una stagione fulgida solo due dischi (“Aerial” nel 2005 e “50 Worlds for Snow” nel 2011).
Lady Sif aka Sophya Baccini, Peppe Rinaldi alle tastiere, Peppe Gianfredi alla chitarra, Davide Castronuovo al basso e Dany Zinna alla batteria si sono dedicati alla magia e alla musica di Kate Bush da pochi mesi e a quanto ci risulta, sono la prima tribute band di Kate Bush in assoluto nata in Italia, almeno dagli anni 90 ad oggi. Il loro avvento non è casuale: Kate Bush ha avuto una straordinaria rinascita sulla scia del grande successo mondiale di ‘Running up that hill’ apparsa nella serie tv, ‘Stranger Things’. Una canzone pubblicata per la prima volta nel 1985, che ha raggiunto nuovamente il numero uno in molti Paesi, circa 37 anni dopo.
L’inizio del live è stato un catapultarsi negli anni 80, con il fumo che si propaga nell’aria e una intro elettronica che la band ha preso a prestito dal mix di ‘Experiment IV’ che introduce da subito nel mondo onirico di Kate. L’intero progetto potrebbe sembrare un azzardo, pieno di difficoltà: improbabile suonare il prog pop ultraterreno di Kate, che ha influenzato molti artisti, tra cui Bjork, PJ Harvey, Florence and the Machine, ma i Lionhearts (nome in prestito dal secondo album dell’artista uscito nel 1978) rendono giustizia a una delle voci più singolari ed eccentriche del pop inglese e la sequenza di apertura, ‘King of the mountain’, ‘The Sensual world’, ‘Love and Anger’ ci rassicura immediatamente che siamo in compagnia di musicisti superbi, dopotutto, queste canzoni sono tutt’altro che facili da realizzare dal vivo. Un set non privo di imperfezioni, forse dettate dalla classica emozione del debutto (la data salernitana era l’esordio assoluto della formazione) ma l’emozione era anche nel pubblico. Ci si è trovati a cantare inni di una generazione che piacciono anche ai ragazzi di oggi, su melodie intramontabili come ‘The Wedding list’, ‘Hammer Horror’, ‘Babooshka’.
Ora si attende che almeno questa tribute band ripeschi grandi assenti come ‘Cloudbusting’, ‘This Woman’s Work’ o ‘Lionheart’ o qualsiasi altra canzone da ‘The Dreaming’, l’album art rock del 1982, più bistrattato dalla critica che nemmeno la sua autrice ha mai proposto dal vivo.
Testo di Nicola Garofano.
Setlist:
Experiment IV (Extended Version) intro
King of the mountain
The sensual world
Love & Anger
Violin
Don’t Push Your Foot On The Heartbrake
Wow
The wedding list
Hammer Horror
Babooshka
Moving
Fullhouse
Lily
James and the cold gun… assolo musicale
Hounds of love
The red shoes
The Big sky
Running up that hill
Wuthering heights