Personaggio interdisciplinare e colto, vissuto tra Milano l’Argentina e New York, Vincenzo Agnetti fu scrittore, pittore, scultore, critico e poeta. Oggi è considerato uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale e a Milano, dove sono evidenti le sue tracce, si trovano ancora adesso tributi e segni negli spazi culturali della città. Qualche tempo fa una vasta antologica a Palazzo Reale ne aveva restituito l’alto profilo al grande pubblico.
Oggi la Building Gallery di via Monte di Pietà a Brera lo celebra con Autoritratti Ritratti Scrivere, mostra a cura di Giovanni Iovane.
Il celebre artista (1926-1981) aveva avuto significative le frequentazioni, degli anni ’50, con Castellani e Manzoni, con cui condivise aspirazioni e progetti. Agnetti lavorò sempre su due fronti: da un lato i testi di critica, letteratura e poesia, dall’altro l’instancabile produzione di opere d’arte immaginate e portate a termine con la frenesia di chi presagisce che il tempo sarà poco rispetto al lavoro da svolgere.
L’avvicendarsi di mostre e di presenze nelle rassegne internazionali lo spinsero a cimentarsi con estetiche, materiali e metodiche differenti: dalle bacheliti ai feltri, alla carta, alla tela, dai lavori fotografici alle sperimentazioni sui processi fotografici, dalle sculture alle performance, ai video. L’operazione concettuale di Agnetti si sviluppa a partire dalle sue esperienze di vita che, seppure dimenticate a memoria, riaffiorano a tratti portando con sé un’accelerazione estetica, un salto a livello espressivo che spinge un apparente cambiamento di rotta e introduce tipologie di lavori differenti. Ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno, è sempre un discorso unitario che si dipana e si declina in forme diverse, il suo intento è quello di trasformare il pensiero in immagini iconiche capaci di parlare alla mente del visitatore.
Completano la serie di tributi a Milano alcune performance ideate dall’artista Italo Zuffi e un’appendice ai prestigiosi Chiostri di Sant’Eustorgio dove sono raccolti i lavori più mistici dell’artista.
In foto d’apertura: Vincenzo Agnetti sul letto di Giò Ponti 1978