“Parigi è una città che si ritiene la più magnifica del mondo, che si picca di dare a tutte le altre il buon gusto, eppure ha una piaga replorevole che allo stesso tempo offende la morale e la decenza pubblica. I cittadini delle classi basse soddisfano i loro bisogni più segreti in pieno giorno, nelle migliori strade, lungo le note boulevard”.
Non è una favola inventata ma un passo preso dalla Gazette Médicale de la ville de Paris datato 1883. Che bassezze erano? Quelle che venivano consumate nei vespasiani, principalmente da uomini consenzienti, soltanto apparentemente lontani da sguardi indiscreti.
Che si sia trattato di pratica ostentata o segretamente coltivata per (immaginiamo) secoli, gli incontri fugaci di sesso omosessuale nei luoghi pubblici, e non solo a Parigi, sono stati cibo per le fantasie e anche per una certa letteratura amata da diverse generazioni. Nella Ville lumiere quelle circostanze sono state addirittura oggetto di una mostra molto discussa, appena conclusasi, senza eccessivi clamori ma che ha comunque fatto parlare l’intellighenzia d’oltralpe.
Anche perché non si è gridato tanto allo scandalo (benché siano a volte visioni disturbanti) ma alla negazione, di quanto Parigi abbia impegnato il suo benpensiero per relegare il fenomeno dei vespasiani dell’amore maschile fugace nella categoria oscenità.
Les tasses, nel gergo del secolo scorso, erano i vespasiani. Eretti nello spazio pubblico dedicati al momento dell’igiene, dovevano soddisfare i bisogni naturali della popolazione maschile. In privato, le “coppe” hanno risposto a un’esigenza sociale. Gli uomini in cerca di identità hanno gettato le basi per vivere le prime esperienze assieme agli altri.

Inaugurata lo scorso anno al Museo Schwules di Berlino, la mostra di Marc Martin è stata ampliata grazie al suo successo. Poiché siamo dalle parti dell’emarginazione e del “non detto” è significativo che oggi, a Parigi, nessuna istituzione classica abbia voluto evidenziare l’argomento. “I pissotières hanno una cattiva reputazione. Sono più sinonimo di vergogna che orgoglio all’interno della comunità. Eppure questi edifici, che sono confusi con le avventure di molti gay, travestiti, prostitute, libertini, offrivano una libertà che sfuggiva a qualsiasi interesse economico. Questi luoghi di passaggio e la socialità atipica hanno visto svanire le classi sociali, le culture si sono mescolate … Spesso sono stati criticati gli uomini che li frequentavano. Agli occhi dei contemporanei possono essere descritti come codardi, sordidi anche se hanno sfidato il proibito in un’epoca che non tollerava le diversità. Erano contrari alla legge, dopotutto.
L’autore delle fotografie, Marc Martin dice: “Non hanno osato, per più di un secolo, affrontare i piaceri proibiti dalla legge? Vorrei che riconoscessimo a questi uomini un certo coraggio. Vorrei tornare in questi luoghi, che hanno riparato così tanti brividi, riscoprire la loro inquietante quota di sensualità”.
E poi non manca di provocare con questa dichiarazione in prima persona: “Le testimonianze che ho raccolto, così come la mia esperienza, mi hanno fatto desiderare di dare una luce complementare sull’argomento. Le attività nei bagni pubblici hanno certamente lasciato più tracce nei registri della polizia del buon costume che nelle pagine della letteratura”.
Marc Martin ha intitolato la mostra “Les tasses, toilettes publiques – affaires privées” proprio per sottolinearne la contrarietà. Le Point Ephémère, un centro d’arte contemporanea dedicato alle idee emergenti, è stato teatro di questa esposizione appena conclusasi che oggi rivive nel libro omonimo.
Solo un altro caso nella cultura popolare aveva sollevato l’argomento dalla coltre di omertà: il video del brano “Outside” dell’allora spregiudicato (e fresco di coming out) George Michael.
Era il 1998 e il video è questo:
“I bagni pubblici sono più sinonimo di vergogna che orgoglio all’interno della stessa comunità omosessuale. Eppure questi edifici scopriamo che erano a Parigi un luogo di scambio e incontro durante la Resistenza. Che hanno interferito nell’affare Dreyfus. Che hanno permesso alle femministe di far sentire le loro prime affermazioni” – Marc Martin
Fotografie dall’allestimento Parigi di Andrea Agostinelli.