Simon Le Bon diventa nonno. Basta di questi tempi un post su Instagram (nel caso specifico, della figlia Saffron, classe 1991) per allarmare un’intera generazione.
In Italia il leader dei Duran Duran è tutt’altro che dimenticato. La band fa ancora strage di cuori ai concerti e tutto il clamore di due anni del Paper Gods Tour ha in effetti riacceso molte micce. Ma il tempo passa inesorabile e anche l’aitante sessantenne (chiunque fosse teen negli anni 80 sa che la sua data di nascita è il 27 ottobre 1958) diventa nonno.
Perché la notizia la settimana scorsa ha suscitato così tanto scalpore? Perché non c’è stato clamore attorno alla “nonnità” di Mick Jagger, Rod Stewart, Steven Tyler? Per Simon che diventa nonno a giugno invece, sui social delle quarantenni si sono letti molti commenti di sconcerto e anche un pizzico di amarezza. Abbiamo chiesto di analizzare il fenomeno a chi lo studio per professione.

ANDREA CORSINI – Regista e profondo conoscitore del fenomeno dei videoclip, Corsini non ha dubbi. “Una notizia del genere costringe alla crescita tutta una fascia d’età che oggi ha oltre i 40 anni. Questo è anche un segnale che invecchiano di più gli artisti dei loro video. I Duran Duran poi, approcciavano il mezzo del video in maniera trionfale, mentre oggi le celebrità possono essere raggiunte facilmente”.

L’inganno del video che cristallizza l’immagine per Corsini però in questo caso è stato accompagnato da una longevità favorevole: “Non solo li si riconosce per il loro stile ancora oggi, ma da quello che ho sentito, il loro concerto l’anno scorso all’Home Festival è stato visivamente una bomba”.
Ma quindi perché lo sconcerto della fan base alla notizia dell’arrivo di un nipote? “Perché l’icona che si è generata è talmente forte che è difficile trasportarla nel mondo reale. Succederà tra 20 anni a Beyoncé. Il music video contribuisce alla creazione di un’immagine finta che non invecchia. E questa notizia ti riporta alla realtà. Con Simon Le Bon questo effetto è più forte che con artisti come Bono e Sting, che hanno conseguito ruolo di artista, slegati dal mondo del video. In definitiva, la relatività della crescita altrui ci costringe a guardare agli anni che passano. Poi che ne si voglia prendere atto o meno, è un altro discorso“.

MICHELANGELO IOSSA – Iossa è un docente, giornalista e autore, nonché un Beatlesiano doc. Per spiegare i tempi che cambiano e il tempo che passa, parte da un’osservazione: “Oggi nessuno vuole invecchiare. Le mamme delle teenager cinquantenni si vestono come le figlie. Succedeva qualche decennio fa? Non credo, riguardatevi le foto“. Lo studioso del fenomeno Beatles lancia un ponte tra la Duranmania e la febbre per i quattro di Liverpool: “Sono stati due fenomeni intensi ma diversi. Il manager dei Beatles Brian Epstein tenne nascosto il figlio di Lennon, Julian, per oltre 2 anni, cose inimmaginabili oggi. Quando i Beatles andarono in America nel 1964 in tv il sottopancia di John Lennon recitava: “Sorry, girls he’s married”. E questo tolse un po’ di seduzione. Proprio come capita ora con Simon che diventa nonno. Fin quando è un mito della prima British Invasion a diventare nonno, penso a Mick Jagger, McCartney le cose sono accettabile. Ma quando sono i miti della seconda British Invasion a invecchiare lo stupore è tanto, anche perché Simon Le Bon è ancora corteggiatissimo, lo vedo ai loro concerti, è ancora inseguitissimo dalle donne. Ora che le fan dei Duran sono intorno ai 50, possiamo davvero dire che le loro coetanee di 40 anni fa erano davvero vecchie. Quindi che sia papà è naturale. Il contraccolpo è essere nonno per un pubblico che è ancora voglioso di giovinezza”.
Oggi poi con i social la fan si fa vedere, la rockstar non può ignorare i propri fan. Dice Iossa: “Gli si può scrivere un messaggio da casa, condizione fino a qualche anno fa impensabile. La fan non è più parte una massa indistinta e quindi vuole attenzioni e possibilmente, l’illusione di fermare il tempo”.
Iossa scherza sulle coincidenza della vita di Simon: “Era paragonato ai divi dei favolosi anni 60, per quest’anno possiamo dire che è un paladino dei favolosi 60 anni visto che li porta bene”. La scena emblematica che ci riporta alla mente sta nel film Scrivimi una canzone con Hugh Grant quando il protagonista canta Meaningless Kiss in un raduno di ex ragazze degli anni 80: “Le sue fan sono bellissime donne. Quel frammento di cinema spiega tante cose sul rapporto dei divi con i fans oggi”.

RICCARDO PANDOLFI – Speaker di Radio Rai, Pandolfi ha visto il fenomeno Duran Duran dilagare sotto la sua sede di lavoro a Roma, quando le rockstar arrivavano in Italia con il delirio dei fans a seguito. “Per spiegarti la notizia prendo in prestito 2 titoli : ALL THINGS MUST PASS di George Harrison e il recentissimo POP DON’T STOP che segna il ritorno di Kim Wilde. Le 40enni attuali sembrano piuttosto sconcertate dal vedere Simon nonno, ma lo sono a prescindere … Alcune orgogliose di essere milf, altre preoccupate per il futuro, per il presente e anche per il passato, altre pervicacemente ‘QUARANTEEN.’ Credo che ai tempi anche i matrimoni dei Beatles abbiano agitato le fans, tanto è vero che inizialmente vennero tenuti segreti, cosa che oggi non si può più”.

LUANA SALVATORE – Con una fanzine che dura da 30 anni, prima su carta e ora sul web, Luana ne ha viste di ogni tipo al seguito dei Duran Duran. “Per me lui è ancora un atleta – ricorda la giornalista in riferimento all’esibizione all’Home dell’anno scorso a Treviso – ma capisco che ancora per molte costituisce il sogno erotico di una vita, tra l’atro vissuto nella fase di idealizzazione pre-social network. Quindi è normale che resti nella mente di tanti ancorato al passato. Simon non è Chiara Ferragni che ti accompagna nella sua gravidanza giorno per giorno, è il divo di Wild Boys e di Sposerò Simon Le Bon”. E qui arriviamo al fenomeno tutto italiano dell’idolatria nei confronti dei cantanti inglesi: “Se si pensa che la notizia del matrimonio la sapemmo al tg delle 20 del 27 dicembre 1985, e che quelli sono i minuti di maggior tensione della nostra adolescenza, ti farai un’idea di cosa ha significato Simon per le ragazzine dell’epoca. Che vivevano una magia, un mito, noi tutte abbiamo ancora attivato un sogno che è quello del divo irrangiugibile. La cosa che ho sentito dire di più in giro in questi giorni? Sono invecchiata di colpo sentendo che Simon diventa nonno, e questo vale soprattutto per chi non ho ancora figli. L’impressione che abbiamo avuto è che è crollato il sogno, tutto d’un tratto la nostra generazione è costretta a crescere e la notizia è stata vissuta come invecchiamento personale”. Luana è anche cosciente che l’ntensità e le modalità di ammirazione di un tempo hanno generato un attaccamento notevole: “Il revival genera un business ancora oggi per questo. Gli anni 80 hanno fermato un po’ il tempo. Quei miti fatti di poster e video erano tutto per noi, erano fonte d’ispirazione ed essere nonno sembra in contrasto con l’essere icona. Del resto il poster si stropiccia, ma non mostra il passaggio del tempo”.

LELLO SAVONARDO – Docente di Comunicazione e Culture all’Università Federico II di Napoli, ha da poco pubblicato un libro, Pop Music – Media e culture giovanili, come sociologo della musica. “Il fenomeno delle rockstar inevitbilmente coinvolge aspetti della vita in modo trasversale. E ha a che fare anche con il tempo che passa, sia sociale che individuale. Detto questo quello che si sta verificando con la notizia di Simon Le Bon che diventa nonno è anche frutto della civiltà dei social che diventano amplificazione di sentimenti individuali rendendoli collettivi. La star della musica risulta un punto di riferimento per gli ascoltatori, oltre che occasione di aggregazione sociale. Così ci ritroviamo a vedere Duran Duran e Rolling Stones che fanno ancora live entusiasmanti ma sono inevitabilmente vecchi. Simon Le Bon diviene nonno: significa che il tempo ci costringe anche a confrontarci col fatto che noi non restiamo uguali a noi stessi. Anche le rockstar mutano e l’idea che si possa essere sempre giovani come dei Peter Pan, come diceva Edoardo Bennato, va in frantumi. Se a questo aggiungi che gli ascoltatori tendono a idealizzare l’immagine che hanno del mito che hanno avuto in età giovanile, si capisce che nelle menti di un’intera generazione, Simon è fermo nelle caratteristiche di allora”. Secondo Savonardo il mondo dei media e delle culture di massa si è nutrito da anni 50 in poi di oggetti di culto che specialmente nel rock e nel pop hanno avuto un potere simbolico straordinario. “Tutte le grandi star della musica hanno avuto un ruolo nei consumi e nei voti, hanno un ruolo culturale. E per questo Simon Le Bon ancora oggi è un’icona degli anni 80, di quella estetica e i suoi fans di allora vogliono riconoscere quello, anche se diventa nonno”.