La trentatreesima edizione del Salone del Libro di Torino è giunta al termine. L’appuntamento si rinnova, come già annunciato, il prossimo maggio del 2022; si ritorna alla tradizione, dunque (il mese di ottobre più che una scelta ha rappresentato un’imposizione dovuta al rinvio per Covid). E la notizia è che questa del 2021 è stata sicuramente un’edizione del ritrovato successo. In una Torino ri-movimentata dai grandi eventi di comunità, sono entrate al Lingotto nella settimana del libro, ben 148mila persone, oltre le aspettative rosee dei 100mila che si sentivano alla vigilia.
A fronte di una particolare ondata di affetto da parte del pubblico, c’è da rilevare la sempre endemica preoccupante calata di lettori nel nostro Paese. Forse una mano la darà l’arrivo di una vagonata di libri pop, che come autori hanno altre personalità popolari in altri campi: dello sport, della televisione, del cinema e delle serie tv, della politica e anche dello stesso giornalismo.
Gli ex-calciatori che pubblicano libri sono una compagine nutrita: Eraldo Pecci, Franco Baresi e Walter Zenga; tra i politici che raccontano la loro vita, ora c’è Romano Prodi. La contaminazione tra letteratura e serie televisive di successo ha fatto la fortuna di Maurizio De Giovanni. E come ogni autunno che si rispetti, arrivano anche i libri dei giornalisti più famosi: Bruno Vespa, Lilli Gruber, Federico Rampini, Paolo Condò e tanti altri. Di recente, anche i cantanti nostrani non hanno resistito alla tentazione del libro, pensiamo a Luca Barbarossa, Piero Pelù, Cesare Cremonini e Max Pezzali.
I romanzi in anteprima, specie quelli di autori stranieri usciti qualche giorno prima della data ufficiale, sono andati letteralmente a ruba. Stephen King ne è un chiaro esempio (“Billy Summers” è la sua 63esima pubblicazione).
Gli incontri e i vari dibattiti hanno catalizzato l’attenzione di molti accorsi al Salone del Libro che è diventato anche un punto di incontro, un punto di socializzazione, un punto di ripartenza effettiva verso la tanto agognata normalità.
Lo avevano detto in molti alla vigilia, lo avevano ribadito in molti durante la conferenza stampa inaugurale e confermato, anche, dalle parole del direttore del Salone del Libro di Torino, nonché scrittore e conduttore radiofonico, Nicola Lagioia (foto di apertura): “Fino al giorno prima non eravamo sicuri di quello che poi sarebbe successo, un arrivo travolgente, affettuoso di gente di ogni angolo d’Italia che evidentemente aveva voglia di trovarsi in presenza, fisicamente, in quella che è una casa comune. Dico sempre che la cosa più bella del Salone è che non ha un pubblico, ma una comunità”.
Tra i trend imperanti, quello dei fumetti, che in questi ultimi tempi sembrano ‘vivere’ una seconda età dell’oro; soprattutto grazie all’avvento dei manga, il quale tiene vivo un mercato che non vedrà mai un tramonto definitivo.
Da non sottovalutare, però, neanche il mercato degli audiolibri. Una richiesta molto rilevante.
Hanno ‘sfilato’ davanti al microfono per i saluti rituali: Silvio Vitale, presidente dell’associazione di Torino ‘Città del Libro’; Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo Lettori; Vittoria Poggio, assessore alla cultura della città di Torino al turismo e al commercio della Regione Piemonte; Francesca Paola Leon, assessore alla cultura della città di Torino; Piero Crocenzi, amministratore delegato del Salone del Libro di Torino s.r.l.; Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone del Libro di Torino.
Testo a cura di Vincenzo Pepe