“Buon compleanno… Pippo” sarà anche l’occasione per rivedere filmati storici e memorabili gag con colleghi del mondo dello spettacolo. Lo abbiamo incontrato alla conferenza stampa di lancio del programma, culminata con l’arrivo di un’enorme torta a base di cassata siciliana, degno omaggio alle origini dell’intramontabile show-man.
Pippo, qual è stato il suo programma del cuore?
Il mio programma del cuore è Novecento: in quella trasmissione riuscimmo a coniugare cultura e spettacolo. Era un esperimento nel pomeriggio di Rai3 ed è diventata una grande trasmissione. Tutti i più grandi venivano nel programma spontaneamente.
E il programma che non è riuscito a fare?
Devo essere immodesto! Tutto quello che ho voluto fare, l’ho fatto! Grazie al cielo la Rai mi ha sempre accontentato. Non ho rancori, amarezze o rimpianti. Ho solo gioie.
C’è qualcuno che l’ha delusa?
Io faccio le cose per farle, se arriva la riconoscenza è qualcosa in più. Purtroppo la riconoscenza non è nella natura dell’uomo. La riconoscenza è un brillante che ti arriva.
Cosa pensa della volgarità dilagante in tv?
In Italia oggi c’è molta tv, si accendono migliaia di canali ogni sera. La Rai ha l’obbligo istituzionale di alzare il livello e di offrire la vera televisione. La Rai deve mantenere l’orgoglio di essere la prima tv.
In questi 60 anni di carriera televisiva, secondo lei la tv cosa ha perso?
In questi anni la tv ha perso l’ingenuità, ma si può recuperare. Noi dobbiamo sempre guardare al domani, non volgendo le spalle al passato. Il vero uomo di vita prende spunto dagli insegnanti del passato per disegnare prospettive per l’avvenire. Anche l’uomo di spettacolo deve fare così.
Pensa che quello che sta facendo la Rai, in questo momento, non sia abbastanza?
La Rai sta facendo tanto per quanto riguarda la qualità ma il palinsesto va rinnovato, è un dovere. La direzione deve essere innovativa. All’inizio il programma nuovo sconvolge ma, successivamente, può coinvolgere il pubblico. Se afferri un segnale del pubblico e lo trasformi in offerta televisiva, hai fatto un programma moderno.
Tempo fa indicò Alessandro Cattelan come suo erede: è ancora di questa idea o ha individuato altri conduttori?
In effetti feci il suo nome in un’intervista. E’ un ragazzo intelligente e ha un inglese sciolto. Non so se ha l’imprinting Rai però.
Che mestiere sognava di fare da bambino?
Facevo feste all’oratorio e durante l’Università misi in scena “Aspettando Godot”. Ho sempre scritto, pensato… Ci sono stati momenti di amarezza ma li ho sempre superati. Questa bella attività che si chiama spettacolo mi ha dato la vita e la gioia.
Quali sono stati i libri che l’hanno influenzata e formata culturalmente?
Il libro più importante della mia vita è “1984” di George Orwell, ma anche le opere di Kundera. Un posto particolare nel mio cuore però ce l’ha anche tutta la letteratura italiana, soprattutto Manzoni e “I promessi sposi”, un romanzo popolare stupendo.
Testo e foto a cura di Tommaso Martinelli.