Ha dipinto e cantato da quando era pre-adolescente. Gaetano Patrizio Sbriglione, di Caltagirone, conosciuto semplicemente col nome di Patrizio, oggi poco più che quarantenne, ha lavorato sempre nel campo dell’arte. Oggi è apprezzato artista con la ceramica, manufatto di cui la sua terra natìa è grande esportatrice nel mondo. La si può considerare quasi un aspetto “aumentato” della sua arte, visto che Patrizio vive, osserva, crea, canta. E nel modo in cui realizza, decora e mette in dialogo pittura, scultura e musica è davvero un artista unico.
Come hai iniziato Patrizio?
Dopo aver sviluppao interesse per dipingere e la musica, ho lavorato come scenografo, a Caltagirone cantavo nel coro locale e ho studiato canto per superare l’esame di ammissione al Conservatorio Caltanissetta. Oggi da baritono canto, insegno e sono vocal coach.
Come hai scelto di diventare ceramista?
Anche quando ero a Caltagirone nei primi passi in quel mondo non ho mai rifatt le ceramiche classiche. Poi a Roma ho attrezzato uno studio e ho tirato fuori il mio linguaggio che non è assimilabile alla lavorazione ridondante siciliana, mi sento più in linea coi tempi che corrono. Credo di essere più attratto dalle linee avanguardiste. Nel 2021 lancerò una collezione inedita, farò mostre e si delineerà meglio il mio stile.
Che cosa vuoi comunicare?
Le mie sono sculture che parlano dell’essere umano. A me interessa tirare fuori l’ispirazione che sento dentro, infatti non voglio partire da un tema, voglio fluire mentre le realizzo e dopo vedrò se scegliere un tema conduttore. I progetti interiori li scopriamo giorno per giorno senza conoscerne la direzione.
Come si crea in una città “ingombrante” come Roma?
Roma è una fonte di grandi stimoli. Piuttosto che ribellarmi al passato, mi oppongo all’era in cui viviamo che è troppo digitalizzata. Comunque vivo in una città dove culture diverse si incontrano, e anche i viaggi negli ultimi anni mi hanno aiutato.
C’è un posto dove hai trovato più ispirazione?
La Namibia e l’Africa in generale rappresentano un mondo sconosciuto a noi europei, un luogo che sfugge all’omologazione imperante. La Namibia è una meta molto naturale, sono gli umani a essere in gabbia, gli animali non vanno disturbati. I pochi umani che ho visto mi sono sembrati educatissimi. Col mio gruppo ci fermammo per dare un passaggio a una donna, e uno dei ragazzini che solitamente si avvicinano ai bordi delle strade era più esagitato. Il fratellino gli disse: “non ti avvicinare, aspetta che loro diano qualcosa”. Non ho mai riscontrato tante accortezze e rispetto nei nostri ragazzi.
I manufatti locali ti hanno influenzato?
Beh, l’influenza maggiore è quella della natura. Lì intagliano il legno, con un’abilità e manualità pazzesca, sono delle vere opere d’arte che non hanno condizionamenti. Gli artigiani sembrano puri e i souvenir sono molto autentici.
Come hai costituito l’Associazione Il codice dell’arte?
James Hillman ha scritto negli anni Novanta “Il codice dell’anima”, un libro che mi ha molto influenzato. Su quei concetti ho fondato l’associazione tre anni fa, un luogo dove ci si può confrontare con l’arte per il piacere di farlo senza pressioni per arrivare al successo. Insegno molto e conosco i giovani che vogliono imparare a cantare ma anche persone che vogliono fare terapia con l’arte. Soprattutto in pandemia molti si sono accostati ai corsi d’arte per conoscersi meglio, non perché vogliono farne uno strumento per la fama.
Cosa ti ispira maggiormente?
Mi ispiro a delle poesie, ne ho lette di bellissime di Patrizia Cavalli. Una dove scrive “mi cadono le ore addosso”m un’immagine come una frecciata dell’anima, quest’anno mi ha segnato particolarmente. Insegnare è bellissimo tramite i ragazzi scopri dei brani musicali nuovi, e spesso la suggestione musicale avvia una realizzazione scultorea. Ho sempre avuto la capacità di immaginare all’interno dell’oggetto. Ricordo un viaggio a Israele con zone montuose piene di colori e forme, mi sarei portato tutto a casa.
Cosa fa l’arte per te?
Mi tiene lontano dalle brutture del mondo. Mi fa pensare che niente è più importante della creazione. Ho sempre avuto il dono di immaginarmi delle idee e di riuscire a realizzarle. Sono stato sempre rapito dal processo creativo, sia con la pittura che con la scultura.