Le città vogliono… ci domandiamo tutti se questa quarantena, il lockdown, l’isolamento, daranno un effetto di lungo termine sulla percezione della città o se il rientro alla normalità non lascerà altro che danni economici.
Certo è possibile che il rientro sia un contrappasso dantesco, con i mezzi pubblici vuoti e fiumi di auto nelle strade. Ma cosa vogliono le città? Cosa è rimasto impresso nei cittadini?
Ieri in una telefonata mio padre, che in questi giorni patisce un vero isolamento, lontano da tutti e da tutto, mi diceva che l’unico momento in cui prova sollievo, è quando fa il rituale nel suo giardino, quello di zappettare! Mi raccontava: “Incomincio con togliere qualche filo d’erba, mi siedo mi guardo un pò intorno poi raccolgo le forze e incomincio a zappare e più zappo e più lo voglio fare e mi sento sempre me-glio, si perché mi piace prendermi cura di questo posto, che mi fa star bene”.
Ma praticamente tutti quelli che conosco, anche per l’assenza del traffico nevro-tizzante, guardano al quartiere o all’immediato intorno chiedendosi se possa offrire maggiori valori culturali, etici, sociali, ricreativi. Gesti come tirare i fili d’erba, stare all’aperto, trovare un conforto dalla solitudi-ne, in un luogo che abbia attenzione per la natura. Ecco, questo ha rafforzato ancora di più la mia convinzione che la quarantena abbia cambiato la percezione del verde urbano e mi chiedo se questo indurrà un nuovo atteggiamento delle amministrazioni locali.
Ci sarà una ricaduta positiva, nel dopo lockdown o ritorneremo a stare in una città ancora più caotica? Che ruolo avranno gli amministratori ed i tecnici? Oggi, isolati da circa due mesi, con un futuro scandito da fasi, percepiamo con molta chiarezza il valore che deve avere lo spazio pubblico oltre che quello privato. Il diritto allo spazio pubblico e, sopratutto quello verde, è un “esigenza dell’ani-ma” ma risponde anche all’ esigenze di salute e di socializzazione. Con la quarantena, la richiesta del cittadino si è concentrata maggiormente nell’immediato intorno, spesso completamente urbanizzato.
L’esigenza di verde pubblico dovrebbe essere garantita dalle amministrazioni locali e regionali, ma prima dell’epidemia, queste erano spesso giustamente focalizzate sui grandi interventi a verde, nelle periferie e nelle zone di espansione.
Con l’associazione Radicity da tre anni portiamo avanti un progetto molto ambizioso. Quello di restituire proprio nelle aree più dense del centro storico, spazi di qualità ai cittadini, quindi ai nonni, ai bambini, alle mamme, a tutti quelli che vogliono riappropriarsi di un bene, quello della natura e degli spazi comuni. In questi tre anni abbiamo avuto la sinergia dell’amministrazione di Eboli, in provincia di Salerno, degli imprenditori vivaisti, dei tecnici progettisti per una strategia che oggi appare chiaramente non solo lungimirante ma addirittura preveggente, è questo che le città vogliono. Con l’esperienza di presidente di Radicity, insieme ai colleghi che hanno creduto in questo progetto, sono convinta che la percezione dell’arredo verde urbano è cambiata anche con il Covid-19, non bastano più solo i murales o i marciapiedi pa-vimentati, il centro della città vuole interventi verdi, sia pure una molteplicità di micro-interventi diffusi, come è successo ad Eboli.
La mia percezione è che quando riaprirà la città, col distanziamento nei mezzi di trasporto e quindi un carosello di mezzi privati, la riduzione delle fughe fuori-porta, le “città vorranno” un atteggiamento diverso. Gli amministratori di successo sono per definizione quelli che sanno raccogliere e canalizzare le esigenze dei cittadini, sono sicura che i bravi amministratori coglie-ranno queste esigenze e cercheranno proprio queste competenze.
Quelle dei progettisti in grado di operare in ambiti ristretti, spazi condizionati, realizzando con sem-plicità ed armonia piccoli interventi, che nel loro insieme forniscano valori culturali alla città. Radicity e i 18 tecnici di tutta Italia, che hanno progettato per Eboli, hanno dimostrato che la strada c’è e sono certa che almeno questa opportunità positiva dovrebbe essere colta dopo questa pandemia. Ecco dove mi ha portato questo periodo difficile di isolamento, non alla divisione, ma all’unione, all’agire insieme alle città vogliono.
Sabrina Masala
Presidente di Radicity.it