A 20 anni dall’esordio nel panorama pop italiano, Niccolò Fabi è uno degli artisti più affermati di quell’ondata di “scuola romana” che ha cambiato la musica leggera italiana negli anni 90.
E oggi celebra (ma con dei distinguo che ci racconta) questo traguardo con un DOPPIO CD, un cofanetto in edizione limitata, un concerto unico il 26 NOVEMBRE al PALALOTTOMATICA di Roma. Il progetto-racconto si chiama “DIVENTI INVENTI 1997-2017”.
A Fabi piace raccontarsi senza filtri e nel cofanetto in vendita su Amazon c’è anche un libro-intervista inedito, “Solo un uomo”, scritto da Martina Neri, una chiacchierata con Niccolò lunga 9 anni.
Il repertorio rivisitato è un modo per sfuggire all’autocelebrazione?
In questi casi c’è sempre un rischio della celebrazione fine a se stessa. L’operazione a cuore aperto è stata potentissima, sono andato a riascoltare le mie cose e capire quali potessero essere riaggiornate con un’atmosfera vicina al mio disco precedente. Volevo fornire un ascolto omogeneo che in 20 anni di produzione non sarebbe stato facile. La raccolta precedente era sui primi 10 anni e ora non era possibile prendere le canzoni nella forma originale.
Che idea hai di te, di quello che hai fatto?
Ho dedicato 40 minuti della mia vita a uno stato d’animo, facendo questo disco. Ogni artista è specializzato in una cosa, e già farne una è una fortuna. Il mio linguaggio potente è l’intimismo minimale, non ho niente che mi distrae. Non potrei rifare una canzone sola: Dica, fatta a tavolino per avere il disco di lancio con Riccardo Sinigallia.
Hai più controllo ora?
Non è che ho un ego che mi porta a fare tutto da solo. Ma da produttore ho caratteristiche di linguaggio mai eclatante e sempre tra le righe, è la voce che guida. Non è roboante, è esile, per questo il disco precedente Una Somma di Piccole Cose è davvero mio, non solo perché l’ho fatto da solo a casa, ma perché rispecchia quel mondo. Ho messo nella seconda parte del cofanetto anche dei provini che all’epoca non erano rappresentative per me, o non consideravo pronti per essere sentiti. Canzoni che rappresentano anche errore di valutazione, perché all’epoca non avevo voglia o non sono stato buon giudice di me stesso. Il primo della lista è una canzone è forse molto meglio di molte cose che ho pubblicato.
Col tempo cambia la percezione che hai di te?
Credo di sì, considera anche che con le canzoni finché non raggiungi quello che vuoi non le pubblichi. E per esempio è importante includere in questo percorso Il padrone della festa, la base di una canzone che è poi stata fatta dal trio Gazzè-Fabi-Silvesti Un Passo Alla Volta, qui c’è l’origine di quella canzone e ho avvertito gli altri ovviamente che l’avrei pubblicata. La completezza del percorso è interessante. C’è in ballo anche il rapporto col tuo passato, tocca vari aspetti, le cose che hai trasformato, le cose che salvi, le produzioni che senti lontani. L’unico modo per affrontare i miei 20 anni di carriera era questo, ma l’aspetto celebrativo non volevo sfuggirlo.
Sei contento del tuo percorso?
Devo dire che è una storia che se non mi riguardasse mi piacerebbe che mi fosse raccontata. Spesso ho fatto scelte che non vanno in direzione di successi, più che altro è sperimentazione in una fase epocale in cui la musica è cambiata molto. Detto questo riconosco che negli ultimi 6 o 7 anni ho avuto delle soddisfazioni e una maturazione che è molto alta. Una cosa che non capita spesso agli artisti, solitamente sono identificati con quello che fanno nei primi anni di carriera. Invece io credo di aver raggiunto chi volevo essere con la maturità.
A cosa è dovuto secondo te?
Anche a come uso la voce, a come dico le cose. Ma anche alla maturazione fisica, nel senso che ero efebico, magro con gli occhi azzurri e per dire delle cose devi avere anche un fisico che le sostiene. Oggi come appaio è più in accordo a quello che canto.
Ti senti messo a fuoco?
Ho maturato la capacità di capire cosa desideravo. Sono bravo a raccontare una problematica che non ha a che fare con quelle della giovinezza, ma quelle della vita adulta. La giovinezza mi ha dato un’immagine iper-delicata che non mi connotava un graffio espressivo. E le parole che dico oggi sono dette da un uomo che ha preso dei cazzotti. E anche la musica con questi argomenti è resa meglio, è più poetico il mio linguaggio. La mia fortuna è stata andare a fuoco nella maturità, sarò probabilmente un buon narratore della vecchiaia. Non sono legato all’esuberanza fisica, non sono Jovanotti, non sono Renato Zero, non ho quella presenza live tutta fisica.
“DIVENTI INVENTI 1997-2017” (Universal Music) verrà raccontato da Niccolò Fabi nelle Feltrinelli delle principali città italiane: Di seguito tutti gli appuntamenti:
mercoledì 18 ottobre a BOLOGNA (Piazza Ravegnana, 1 – ore 18.00), giovedì 19 ottobre a VERONA (Via Quattro Spade, 2 – ore 18.00), 22 ottobre a FIRENZE (Piazza della Repubblica – ore 17.00), 23 ottobre a NAPOLI (Piazza dei Martirti) e il 24 ottobre a BARI (Via Melo, 119 – ore 18.30).