Andare a un incontro con Andrea Corsini, regista e conoscitore della storia dei videoclip, è come immergersi nel tempo. Perché i video, più che le note, sono davvero l’aggancio storico visivo con il periodo che li ha prodotti.
Di recente Corsini ha portato la sua lectio sulla storia dei videoclip al pub Ghe Pensi Mi di NoLo a Milano e abbiamo fatto due chiacchiere con l‘autore che mette a disposizione le sue conoscenze per divulgarle in un’epoca molto particolare per la forma d’arte dei video.
L’incontro che hai ideato si chiama IL VIDEOCLIP DA MTV A YOUTUBE Storia, generi, autori e nuovi linguaggi. Non è un po’ troppo per semplici clip di 3 minuti?
In verità io porto in giro questo format anche nelle accademie e università e dura 5 ore. La storia della musica da vedere è ormai un elemento di studio. Lo facciamo anche in maniera organica: ci sono i video anni 80 iconici, poi le collaborazioni degli anni 90 e infine l’avvento di YouTube che ha portato un nuovo modo di concepire il clip. Ho poi un mio team creativo con cui lavoro alla realizzazione di video.
Sembra sempre che tutto sia stato fatto e già provato. Cosa ti stupisce oggi in un video?
Sembra così perché le possibilità bisogna immaginarsele. Io ho militato in un collettivo a Berlino dove la sperimentazione è d’obbligo. Però ritengo che la spesa aiuti la buona resa.
Quindi l’underground non è un buon trampolino?
Chiaro che se l’idea in un video funziona, è sempre buona. Però l’avento dell’online ha fatto passare un messaggio troppo semplicistico. I registi vengono chiamati, specie in Italia, per dare idee e poi chi decide opta quasi sempre per una versione light di quella idea per risparmiare. O peggio, gli stessi artisti credono di poter ottenere il risultato facendo da sé o affidando l’idea vincente a un amico.
Era diverso prima, ovviamente.
Io degli anni Ottanta prendo a esempio Ashes To Ashes di David Bowie. Quello era l’inizio dei New Romantic ed è stata una rivoluzione perché quel video era pieno di figuranti e gente vestita in maniera bizzarra e non c’era performance. Poi c’è Planet Earth dei Duran Duran che è il clip che avvia la scalata a Mtv da parte delle band britanniche.
Oggi cosa cattura la tua attenzione in un videoclip?
I dettagli ma anche le idee. Jonas Ackerlund per esempio è campione nel genere narrativo, Sia con Chandelier ha aperto nuove porte. La cura di alcuni video di Tinie Tempah e Tame Impala lascia ben sperare. Questi colpi di genio ridanno vitalità al genere che è a torto considerato arte minore.
Quali autori ritieni più importanti nel tuo viaggio?
Consiglierei agli interessati di andarsi a vedere le creazioni di David Fincher, Chriss Cunningam, Canada, Daniels, Hiro Murai, Spike Jonze e Romain Gavras. Oltre ai capolavori del genere prodotti da grandi alleanze artistiche – Madonna, Bjiork, FM Belfast, Jay Z, Chat Faker, Tame Impala.
Sei un creativo appassionato del tuo mestiere. Cosa ti affascina di più di quello che fai?
L’occasione per conoscere linguaggi e sperimentazioni è sempre bella. Sono nato con la passione per l’arte e i film, sono tra l’altro auto-didatta. Mi sono iniziato a interessare all’universo del videoclip da subito anche se ho fatto il debutto da regista in un corto chiamato “Non Nel Mio Giardino”, nel 2010.