“Sotto i 40. Storie di giovani in un paese vecchio” è stato un suo successo editoriale, uscito per Donzelli nel 2007. Ma la carriera di Michele Cucuzza, in tv e come giornalista in generale, è stata tutta all’insegna dell’innovazione e dei piccoli rischi che un personaggio pubblico deve prendersi per progredire. Oggi, l’ex anchor-man del TG2 (per dieci anni dal 1988) diventato star dei rotocalchi televisivi, pensa ancora di tornare ai giovani. Magari con un nuovo programma realizzato proprio con quella fascia di pubblico in studio, la stessa che lo ha riscoperto l’anno scorso durante la sua partecipazione al reality show “Grande Fratello Vip”. Al momento, è tornato a vivere a Roma ed è presenza fissa come opinionista in molte trasmissioni di approfondimento.
Cucuzza, che ben si adatta ai linguaggi televisivi contemporanei, è stato però amico dei grandi che la tv italiana l’hanno “fondata”. “Nutro grande affetto e riconoscenza per Raffaella Carrà – dice a The Way Magazine all’indomani della scomparsa dell’iconica stella dello show-biz – e ricordo quando fui chiamato nel 1999 per la mia prima volta in prima serata proprio da lei e Sergio Japino. Abbiamo condotto il programma ‘Segreti e Bugie‘, un vero antesignano dei people show di oggi. Ricordo la sua assoluta dedizione e professionalità, fino a tarda notte leggeva il copione, finanche le mie parti, per garantire che tutto fosse corretto. Lei, col suo carisma, professionalità e sicurezza, mi ha molto aiutato. Mi dava l’autostima per farmi stare bene in diretta in una dimensione nuova per me. E poi essendo stata attrice, cantante e conduttrice, ha creato un personaggio ineguagliabile che ci mancherà molto“.
Il successo televisivo più grande per Michele Cucuzza, quello che l’ha fatto entrare nel cuore di milioni di italiani per 10 anni, cominciò, come spesso accade, per caso. In un pomeriggio primaverile del 1998, fu chiamato in corsa alla conduzione del programma pomeridiano di news che allora andava in onda sulla Rai Due diretta da Carlo Freccero, in sostituzione di Danila Bonito. La trasmissione si chiamava ancora “Cronaca in Diretta“, dopo l’arrivo di Cucuzza nell’autunno 1998 riconfermato, prese il titolo che conserva ancora oggi (dal 2000 su Rai Uno) di “La Vita in Diretta”. “Freccero voleva che si facesse info-tainment, informazione e intrattenimento assieme – racconta oggi – e noi siamo stati pionieri di quel genere che in Italia all’epoca nessuno ancora aveva esplorato”.
Nonostante il suo posto nella storia della tv italiana sia assicurato, Cucuzza non guarda indietro con nostalgia: “Sono contrario all’idea nostalgica della tv di una volta. Perché il mezzo televisivo, come tutti i mezzi di comunicazione, evolve, tecnologicamente e secondo i canoni della comunicazione. Se uno è stato bravo, anche oggi lo può utilizzare bene. Se si è in grado di comunicare senza essere sguaiato, fuori misura, si resta una persona bene educata. Questa è la discriminante, secondo me: vince chi riesce a comunicare senza che la tv sembri un basso arretrato”.
Con le emittenti generaliste assediate dal digitale e dalle tv in streaming, Cucuzza ha ancora voglia di arrivare al grande pubblico: “Sono i programmi popolari a riunire le persone, perché nonostante l’avvento della fruizione dal web, alla fine la vecchia tv ce la guardiamo tutti”.
Il conduttore catanese, classe 1952, che ha lavorato anche nel programma pomeridiano di Telenorba, il polo tv pugliese, dal 2016 al 2019, oggi è in rilancio dopo la sua partecipazione per più di un mese al reality “Grande Fratello Vip” 2020.
“Sono uno che naviga da tanto tempo e non ho rimpianti – ci dice sereno – anche oggi le professionalità nel nostro campo sono molte e c’è spazio per fare tante cose interessanti per il pubblico. Io, personalmente, amo diversificare. Per essere moderni in tv bisogna spaziare a seconda di quello che viene richiesto. Secondo me una visione moderna della televisione è superare l’idea della puzza sotto il naso. L’atteggiamento di chiusura verso i generi di intrattenimento è proprio di persone insicure, oltre che essere idea del passato. Chi conosce le proprie attitudini può riuscire bene nel divertire il pubblico con interventi leggeri e prendere l’attenzione delle persone quando c’è bisogno, su tematiche più serie. Del resto la vita è così, non si mette la sigla su quello che accade, non ci sono steccati tra le situazioni che viviamo. Perché dovrebbero esserci in tv?”.
E sul suo futuro, Michele, che ha lanciato tante inviate giovani poi divenute celebri grazie ai suoi programmi, preannuncia: “Mi piacerebbe fare qualcosa con i giovani e non per i giovani, che è cosa diversa. Proprio ora che i ragazzi guardano meno la tv, vorrei proporre una formula coinvolgente per un programma per questa fascia di pubblico. Vorrei essere con loro, mi piacerebbe essere della squadra”.