Come personaggio pubblico, Michel Altieri, 42 anni, è stato sempre l’emblema del dinamismo, non si è mai fermato. Altieri venne scoperto da Luciano Pavarotti e da Tato Russo dello Stabile di Napoli, e ha già una carriera stellare come attore e cantante tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Da anni residente a New York, ha trascorso gli ultimi 12 mesi nella sua casa milanese per effetto dello stop degli spettacoli (e dei viaggi) in giro per il mondo. Curioso che uno degli attori più associati al jet-set internazionale del nostro panorama teatrale si sia adattato a una vita completamente diversa da quella che conduceva fino a poco tempo fa. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare il suo anno e i suoi progetti.
Michel, in questi mesi di riflessione ti sei dedicato a qualcosa in particolare?
Alla fine sono sempre i cardini della mia formazione a dettare i miei interessi. Ho studiato Lettere, ho studiato recitazione e canto a New York con Anna Strasberg, la moglie di Lee Strasberg, il fondatore dell’Actor’s Studio, e Dennis Hopper. Spesso ripenso ai loro insegnamenti, a quanto questo mestiere sia permeante nella vita di chi lo fa. E devo confessarti che è una sofferenza star lontano dai palchi.
Hai vissuto in tante altre città durante la tua vita. Che ricordi hai?
Napoli ovviamente mi ha riempito il cuore. Per tre edizioni consecutive, sono stato Renzo Tramaglino ne I promessi sposi e Dorian Gray, per quattro edizioni, ne Il ritratto di Dorian Gray, musical entrambi scritti da Tato Russo. Per me lui è stata la porta sulla città. Ogni volta che cambiavo residenza ho sempre avuto la predisposizione alla conoscenza. Infatti ho conosciuto gente diversa, il talento, la bontà d’animo ma mi approccio sempre come un bambino per le novità. Una dimensione che ti tiene giovane altrimenti inizi a parlare per frasi fatte.
E invece la tua dimensione privata, lontano dallo stage come è?
Oggi è molto legata allo stare soli o davanti al computer. La mia casa è sempre aperta come un locale pubblico che funzionava di più quando c’era gente. E posso dire anche di essere stato un crocevia di incontri. Per fortuna vivo in un posto centrale di Milano, che ovviamente mi sono impegnato per avere.
E che sensazione hai ora?
Secondo me con i lockdown i centri delle città si sono molto avvicinati come atmosfera. C’è poca gente che ci vive realmente, e se togli i turisti e il passeggio resta ben poco. Ma il centro di Milano, da questo punto di vista, ha riflesso una luce diversa in questi mesi di stop. Un groviglio di strade discrete, con costruzioni asburgiche di Sette-Ottocento, che senza macchine e confusione sono tornate alla loro dimensione originaria.
Che vita stai vivendo in questi mesi a Milano?
Lo stop non lo vivo bene. Ho deciso di rimanere qui per questioni famigliari in questo periodo di pausa, ma voglio tornare in America quando si potrà, probabilmente mi vaccinerò lì. Per fortuna ho tanti amici che mi danno calore, uno di loro è il prezioso Dardust. Per me lui è un’anima bella, riesce sempre a stupirmi e l’altra sera a Sanremo è davvero stato grande, sono ammirato da quello che fa.
Hai altri impegni a parte lo spettacolo?
Al momento a distanza insegno letteratura italiana privatamente negli USA online, sono sempre connesso. Questa immersione nella bellezza della lingua mi riempie la giornata. Ho tanti interessati alla cultura, uomini che fanno ricerca, scrittori, sto lavorando con loro e ho in programma una traduzione importante che verrà pubblicato. Mi confronto con la parte intelletuale di New York ed è un bellissimo scambio emozionale. Anche perché lavoro con la mia passione, che è la letteratura.
Cosa ti piace della tua lingua?
Quando studio la letteratura della lingua italiana c’è coinvolgimento emotivo, penso a quanto la lingua sia stata determinante anche nelle mie decisioni. La carriera artistica è arrivata dopo che ero predestinato a formarmi con le lettere. Questa cosa la racconto sempre agli americani e loro stravedono per il nostro bagaglio culturale, che ci fa fare anche delle scelte azzardate. Quello che mi affascina dell’italiano è che è stato codificato da letterati ma parlato poco.
In che senso parlato poco?
Nessuno parlava italiano fino a 100 anni fa. La lingua è maturata nel tardo Rinascimento, Dante, Petrarca e Boccaccio sono stati le corone iniziali. Poi nei Cinquecento il libro del Cortegiano, un trattato scritto da Baldassarre Castiglione, ha raccontato il comportamento dell’italiano. Niccolò Machiavelli poi ha consegnato alla storia questa lingua.
Ci differenziamo dagli altri?
Credo che sia una lingua cara la nostra. Come se fosse un manoscritto musicale, è stata resa bella nei secoli di studi e di abbellimenti estetici da parte di intellettuali che a essa si sono dedicati, mentre il popolo parlava il dialetto. Ecco perché oggi è la 21esima più parlata al mondo ma è la quarta più studiata. Abbiamo un gioiello sulle nostra labbra.
Sei un dotto! Eppure usi con la stessa naturalezza i social media…
A me piace molto scherzare, ovviamente, non mi piace essere preso sul serio sempre, anche se non amo trascendere nella volgarità, lo dico anche nel linguaggio. In questi mesi di chiusura, i social sono diventati anche uno svago ma così come non bisogna soffocare i propri pensieri, non bisogna nemmeno agire per offendere gratuitamente.
Che America ti aspetti al tuo rientro negli States?
Sicuramente l’America del freedom of speech. Penso a quando tornerò nella mia casa a Park Avenue vicino all’Empire. So che Manhattan ha molto sofferto questa sospensione, è un posto che senza turisti muore. Ho molta fiducia nella ripresa celere degli USA e anche nell’anima degli italiani, anche se ripongo meno speranze nella nostra organizzazione. Negli Stati Uniti ci si sta vaccinando nelle farmacie, c’è già più fiducia, gli indici economici sono in risalita e loro evidentemente hanno investito nei vaccini giusti.
Una cosa che non è cambiata in te in questi anni?
Mi tengo in forma e faccio attenzione a ciò che mangio e bevo vino solo qualche giorno a settimana. Ora più di prima perché non posso fare attività fisica con le palestre chiuse. Quindi ho un trainer online tre volte alla settimana. Per il resto cose banali, non sono un fanatico di beauty rituals, già fare la barba mi secca. Ho però una piccola cremina notturna che mi idrata, me l’ha datta mia madre e la uso sempre per non darle dispiacere. Però funziona!