Paesaggi da sogno e immagini vive di prelibatezze. L’Italia raccontata dal viaggio dell’obiettivo del fotografo milanese Maurizio Vezzoli è un luogo straordinario. Ci ha colpito il nuovo progetto del creativo, Quaderni, “un’idea per raccontare questo straordinario Paese attraverso il paesaggio, l’arte e la gastronomia”.

Maurizio Vezzoli ha iniziato nel 1977 e, davanti al suo occhio e alla sua macchina fotografica, sono passati un’infinità di oggetti: dai forni di Philips, ai maglioni di Missoni, alla Ferrari di Schumacher senza dimenticare ovviamente il cibo. Nato a Varese nel 1953, ha vissuto in pieno il boom di Milano capitale della creatività e della moda. In questo mondo ha lavorato e viaggiato per quarant’anni, adesso qualcosa sta cambiando. La sua curiosità e sensibilità l’hanno portato sempre più verso progetti fotografici di ricerca e, come dice lui stesso, “di esplorazione delle forme e della luce“. L’ultimo è “i Quaderni”, un racconto fotografico in grande formato dove il bianco e nero del mare e delle Isole Eolie si alterna al colore della gastronomia eoliana, scenari impareggiabili e un grande tributo alla bellezza e alla “golosità” di questo arcipelago, setting eccezionale del progetto.

Maurizio, quando la fotografia di food è entrata nella tua attività?
Direi da subito, uno dei primissimi lavori che mi erano stati affidati fu un catalogo di salumi per un’azienda che si chiamava Sicilcarni, quando si dice il destino…! Poi l’Italia è ricca di grandi e piccole industrie alimentari per cui il food è diventata man mano una componente sempre più importante e devo dire stimolante del mio lavoro. Ho seguito anche all’estero, specie negli USA, l’immagine di progetti di ristorazione italiani. Proprio viaggiando, mi sono reso conto di quanto il cibo possa aiutarti a conoscere e capire le culture, così come ho capito il valore della nostra straordinaria cultura gastronomica.

Quindi oggi celebri l’Italia con i suoi piatti?
Mi dico sempre che l’Italia potrebbe essere una Disneyland, vera, autentica, con 60 milioni di addetti e 7 miliardi di potenziali clienti perché tutto il mondo vuole visitare l’Italia, per la bellezza dei luoghi, per il cibo meraviglioso e per il suo clima.
Come è vista l’Italia dall’estero?
Penso che tutti desiderino venire in Italia. Già oggi almeno 200/300 milioni di cinesi hanno la capacità economica per farlo, mentre gli altri lo sognano in ogni caso. All’estero quando dici che sei italiano c’è ammirazione, sbalordimento, forse anche una punta di invidia. L’Italia è obiettivamente un Paese bellissimo dove trovi tutto in poco spazio, e rappresenta anche un luogo e una società molto libera. Devo dire che dopo tanto viaggiare mi sto innamorando di nuovo del mio Paese e ho anche ricominciato a fare le vacanze qui.

Vita e lavoro in questo caso coincidono…
Per anni avendo una famiglia con tre figli, dicevo che le vacanze in Italia non me le potevo permettere per cui abbiamo girato mezzo mondo. Poi in questi ultimi anni ho cominciato a riscoprire l’Italia, le isole, il Sud, il mio Paese in fondo, anche se sono nato a 6 kilometri dal confine con la Svizzera…! Le Eolie sono uno dei posti che mi è entrato di più nel cuore.
La tua passione per i cibi locali ti porta istintivamente a metterli in relazione alla bellezza paesaggistica. Questa liaison crea interesse?
Sicuramente molto, e credo che intorno all’idea dei Quaderni ci sarà molto interesse anche e soprattutto fuori dell’Italia, infatti adesso ho in stampa l’edizione in inglese. L’idea è di sviluppare molti altri argomenti, al momento questo sulle Eolie oltre che via web, verrà distribuito in due Atelier molto importanti dell’arcipelago: a Lipari da Alice Attònita [alias Loredana Salzano che mi ha fornito i bellissimi piatti dove sono ambientate le fotografie delle ricette] e a Salina da “Made in Salina” che è un collettivo di artisti che operano e producono nell’arcipelago.

La genesi di Quaderni alle Eolie quale è stata?
Frequento e fotografo queste isole da più di 10 anni, poi quest’estate appena rientrato dall’ennesima viaggio liparota, in un paio di weekend e qualche notte mi è nato in testa il progetto che si è poi definito nei successivi mesi, la scelta e selezione delle fotografie è la cosa che mi ha preso più tempo, è una cosa che letteralmente ti toglie il sonno, scegli, scarti, poi ci ripensi, chiedi consiglio, poi riparti con una nuova scelta, è un lavoro quasi senza fine. Un altro fatto importante è stato l’incontro con Loredana Salzano [ossia Alice Attònita…] che mi ha fatto scoprire degli aspetti e delle prospettive delle isole che non avevo valutato o non conoscevo. Ho passato parecchio tempo nel suo Atelier a parlare di isole, mare, vulcani, a guardare i suoi oggetti, i suoi quadri, che hanno un vero sentimento “eoliano” dentro, mi è sembrato un po’ l’equivalente delle mie fotografie riportato in oggetti e tele. Poi vedendo i suoi piatti è stato immediato pensare: “quando dovrò fotografare delle ricette di qui, dovranno essere sicuramente ambientate sopra questi piatti”.

Nel libro ci sono bianco e nero mozzafiato di paesaggi e close-up giganti di piatti finemente ritratti a colori. E le ricette che avete usato da dove arrivano?
Le abbiamo prese da ricettari e dalla mia esperienza e golosità personale, per esempio la caponata di mare è quella che mangio sempre da Nenzyna a Marina Corta di Lipari così come il panino di Vera e Gilberto mi tiene spesso compagnia nel mio vagabondare in barca tra le isole. Sono ricette tutte dai sapori mediterranei e naturali secondo me perfette in questo racconto per immagini.

Ma oltre che fotografarlo a te piace proprio il cibo?
Mi ritengo un buon cuoco di pesce, sono nato a 6 km dal confine con la Svizzera, ma con la testa sono napoletano, siciliano, greco. Il pesce ho imparato a pulirlo e riconoscerlo dai pescatori proprio in Grecia negli anni ’70, come quasi tutte le cose, per fotografarlo bene devi conoscerlo e anche amarlo.
Come si trasferisce l’amore per qualcosa di vivo in uno scatto?
Penso che il fotografo sia un artigiano e contemporaneamente un professionista che deve avere la capacità di innamorarsi delle cose che gli vengono affidate da fotografare. Il sogno di ogni cliente è che il fotografo scopra il bello, l’emozionante, quantomeno gli aspetti importanti dei propri prodotti. Bisogna essere curiosi e nel caso del food anche golosi. La curiosità ti aiuta a entrare in questo mondo e forse a capirlo.

E come si fa a catturare tutto questo in una singola immagine?
Sostanzialmente mi viene chiesto di rendere il sogno che la gente, il consumatore ha del prodotto da ritrarre. Prendiamo ad esempio il packaging di una pizza surgelata, pensiamo alla differenza tra l’immagine esterna sul pack invitante e perfetta e il prodotto vero dentro, “bianchiccio” e molto poco attraente, il primo è il sogno e il secondo la realtà, la fotografia non è verità né realtà, ma interpretazione, sogno, rappresentazione soggettiva, anche se si tratta di reportage o cronaca, esiste sempre un grandissimo margine interpretativo del fotografo e poi di chi pubblica o utilizza la fotografia stessa: la scelta il taglio, il contesto, la didascalia.
Torniamo ai viaggi, qual è la prima cosa che fai quando arrivi in un luogo nuovo?
una cosa per me sempre fondamentale è: dove vado a mangiare e poi dove sono i mercati, che sono per me un vero luogo di perdizione sia per la gola che gli occhi! Penso che il cibo di un luogo o di un Paese sia una maniera per conoscerne la cultura e gli abitanti, trovo stranissimo che spesso gli italiani quando sono all’estero vadano alla ricerca dei ristoranti italiani, mi sembra abbia veramente poco senso. Fotografare per me è veramente un modo di vivere: i luoghi li mangio con gli occhi e con la bocca. Mi sono reso conto nel tempo di avere una vista amplificata e ipersensibile, come un musicista che sente subito una stonatura o una scordatura strumentale il mio occhio evidenzia subito inestetismi o al contrario forme e situazioni visivamente interessanti.
Raccontaci un esempio.
A Tokyo allo Tsukuji Market, il più grande mercato del mondo del pesce fresco, mi sono ritrovato con dei soggetti assolutamente inediti: pesci, crostacei, altri prodotti del mare avevano forme e ambientazione che non avevo visto in nessun altro luogo. In Giappone, esposizione e trattamento dei pesci sono molto diversi, hanno un modo di trattarlo e di venderlo davvero unica, ho passato tre notti entusiasmanti a fotografare di tutto e ne è uscito un lavoro bellissimo e molto originale.

Come declini le foto dei cibi che hai raccolto in questi anni?
Ho sviluppato un progetto che ho chiamato About Food? composto da diverse collezioni di fotografie che propongo poi come edizioni di stampe Fine Art a tiratura limitata, l’ultima Collezione cui sto lavorando adesso è “Cotto!” è una esplorazione delle trasformazioni che si generano nei cibi durante le diverse cotture, un aspetto poco visto, perché normalmente vediamo il cibo crudo oppure già pronto per essere mangiato. La trasformazione durante la cottura è poco vista e poco rappresentata, è un progetto complicato perchè il set è magari costituito da una padella con olio a 300° o una pentola con acqua bollente, ma è molto stimolante e penso riempirà un vuoto nella rappresentazione del cibo.
Che supporto usi per le tue stampe fine Art?
Mi sono innamorato dei risultati che dà la stampa diretta ink-jet su alluminio stratificato, si tratta di una tecnologia innovativa, l’immagine arriva ad avere il fascino e la texture del quadro e anche la fragilità della tela senza il supporto cartaceo in mezzo, in più l’immagine è molto stabile nel tempo ed è garantita per decine di anni.

Sono fotografie dai risultati molto interessanti, secondo te quando la fotografia diventa arte?
la fotografia è sempre un prodotto dell’ingegno umano, del cervello del fotografo, il valore artistico poi, penso debba decretarlo il pubblico. Io credo di essere un testimone e un interprete.
Riesci a comunicare molto con le tue fotografie pur non ritraendo persone. Come mai?
È vero, tendo a fare foto senza persone o con una presenza umana indefinita e anonima, mi sembra più onirico avere spazi senza persone. Oltretutto oggi specie in Italia, è anche più agevole perché con la nuova legge sul diritto di immagine è molto difficile poter utilizzare correttamente le immagini con le persone, dovresti avere sempre una liberatoria pronta.

Cosa pensi del dilagare, specie sul web della fotografia di cibi il cosidetto Foodporn?
Ritengo che la valanga di fotografie su Instagram e sui Social allarghi la base di discussione e non la vedo come una minaccia. Più il mercato e la fruizione è largo più aumenta lo spazio di interesse e le opportunità per tutti. L’abbondanza di immagini non è un problema, penso ci sia sempre la possibilità di emergere se il lavoro è bello e intelligente. ricordiamoci che il grande Man Ray diceva spesso: per fotografare io non uso la macchina fotografica uso li cervello.

Pensi sia cambiato anche il ruolo del fotografo?
Il problema forse è il cambiamento di atteggiamento della gente rispetto alla street photography, un tempo il fotografo era visto come un testimone utile e positivo, era un po’ un mito, ricordo che io andavo in giro con la macchina fotografica al collo e spesso la gente mi fermava per farsi immortalare. Oggi spesso chi fotografa è visto come un intruso, come un pericolo fastidioso specie per l’uso spesso sfacciato che se ne fa sui Social. Le fotografie nascono nella testa, la mia testa nessuno me la può rubare.

I tuoi prossimi progetti?
Sviluppare la distribuzione di questo primo Quaderno sulle Eolie e poi un Quaderno #02 con tema il Fuorisalone e la Zona Tortona, un progetto che è nato con Gisella e Tommaso Borioli che gestiscono tutti gli eventi di Superstudio e SuperstudioPiù. Loro hanno contribuito alla nascita stessa dell’idea di Fuorisalone a Milano. Io ho abitato praticamente al centro di questa zona per trent’anni ed ho una quantità enorme di bellissime immagini già fin dai primissimi anni del Fuorisalone stesso. La difficoltà sarà proprio nella selezione e negli accostamenti. Poi sto lavorando per una mostra delle mie immagini a Londra e forse anche a Seoul in Corea. La fotografia vista come oggetto d’arte e di arredamento ha sicuramente più interesse e mercato all’estero, anche se ora i giovani anche in Italia cominciano a vedere la fotografia come un’espressione d’arte interessante a la vogliono nelle loro nuove case.

Foto d’apertura: da I Quaderni, 2017: insalata di agrumi e pesce spada in piatto di Alice Attònita (foto: Maurizio Vezzoli).