Al piano terra di Gluck50 siamo accolti da due video installazioni in penombra di Thiago Rocha Pitta, uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea brasiliana. L’artista, per la seconda volta in residenza presso la galleria della celebre via Gluck a Milano, ha realizzato Prima dell’alba e L’alba di un giorno dopo per rappresentare un tempo arcaico primordiale e un futuro che sembra apocalittico.
I video, che cambiano scenari con movimenti leggeri che inducono a un’osservazione attenta, è stato realizzato in Australia occidentale, quando l’artista ha fatto un viaggio alla scoperta delle stromatoliti nella baia di Hamelin Pool l’anno scorso. Qui ci sono delle colonie batteriche che sono state la vita primordiale unica sul nostro pianeta. Hanno svolto attività fotonintetica e hanno liberato ossigeno che ci ha permesso di svilupparci. L’alba è quindi l’alba della vita e l’artista ha ritratto le stromatoliti prima dell’alba, nel momento in cui appaiono.
Per la seconda installazione, invece, Thiago Rocha Pitta ha contrapposto il pigmento blu di Prussia e la calce, sia in video che in esposizione reale. L’interazione tra i due materiale altera la colorazione. E anche qui, il concetto di tempo e materia torna prepotentemente il fulcro dell’esperienza artistica.
“In Australia sono andato non per fare lavori ma per fare ricerca sui cianobatteri – ci ha detto Thiago all’inaugurazione – quel posto molto particolare dove si trovano rocce che per ragioni particolari custodiscono ancora le forme primordiali di vita. Avevo la macchina fotografica con me ed è stata un’opportunità, sono andato per ricercare, innanzitutto. Il progetto ha avuto un prologo a New York dove da poco ho esposto un lavoro dedicato al primo verde del mondo”.
Come ci ha confermato il suo gallerista brasiliano, André Millan, commentando gli affreschi esposti a via Gluck che fanno parte di Due Albe,”Thiago è forte perché il tempo nel suo lavoro è alla base di un’indagine molto contemporanea. Anche la sua tecnica di affresco si inserisce nello scorrimento del tempo e ne consegue un risultato molto autentico”.
Due video, svariati affreschi, un’idea molto peculiare sull’origine del mondo. L’arte è per Rocha Pitta soprattutto indagine. E figlia del mondo. “Non mi sento arista brasiliano – ci ha detto – l’identità di nazione intesa come nel secolo scorso, ha portato la guerra e ha fatto delle catastrofi e tragedie. L’arte non ha identità, non sono rappresentante del Brasile, anche se è ovvio che appartengo a quella cultura. È la terra dove sono nato e la povertà che c’è lì mi ha influenzato, ma l’arte non ha niente a che fare con l’identità nazionale che è un’idea che si avvicina molto al fascismo. In definitiva, non sono un rappresentante del Brasile”.
André Millan, che con la sua galleria Millan ha rivoluzionato l’arte brasiliana, è d’accordo: “L’arte non ha frontiera, ora c’è interesse per il Brasile contemporaneo, è vero. Ma io lavoro da 30 anni con artisti di varia estrazione e abbiamo rappresentato Tunga, il primo artista brasiliano ad aver esposto al Louvre. Ci fa piacere proseguire con Thiago che di Tunga è stato il primo assistente”.
Una tradizione di scoperta e avanguardia che si perpetua, quindi, grazie all’intuito di Millan che in precedenza ha portato le installazioni corporee di Tunga (scomparso nel 2016) in tutto il mondo.
Thiago Rocha Pitta ci saluta con un pensiero all’arte italiana: “Sono influenzato molto dall’arte italiana, mio padre da bambino mi faceva vedere tutti i grandi maestri italiani in immagini, qui sono passati greci e arabi e tanto altro. La vostra penisola è stata un filtro per tutti i popoli che sono intorno al mar Mediterraneo e hanno lasciato un segno. Mi piace lavorare qui perché lo trovo di grande ispirazione, nel nord Europa non c’è qualcosa di simile. Niente equipara il fermento che c’è in Italia”.
Due Albe – Thiago Rocha Pitta
fino al 7 luglio 2017 presso Gluck50 Milano, via Gluck 50 www.gluck50.com