Possiamo dirlo dopo aver visto la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali in Corea. Le Coree sono apparse unite a PyeongChang 2018, con segnali di disgelo e strette di mano inizialmente timide tra rappresentanti delle due identità politiche avverse da decenni.
Ci sono da oggi 92 nazioni che prendono parte ai Giochi olimpici invernali 2018 con Ecuador, Eritrea, Kosovo, Malesia, Nigeria e Singapore per la prima volta nella storia ai Giochi olimpici invernali.
Nella cerimonia di apertura (a meno tre gradi) ovviamente non poteva mancare Psy, il grande export musicale della Corea del Sud con la sua hit Gangnam Style del 2012.
Pita Taufatofua, l’atleta polinesiano conosciuto per la sua mania di esibirsi a petto “oleato” si è fatto vedere con la bandiera sventolante della sua nazione alla cerimonia. Tutti gli occhi erano su di lui perché, i giornali dicono, che il 34enne fino a due anni fa non aveva mai visto la neve e si è “inventato” un nuovo mestiere: è ammesso nella disciplina scii di fondo ed è il solo secondo atleta dell’area pacifica a qualificarsi per i winter games. E oggi ha agitato la bandiera dell’isola Tonga, la sua nazione nell’arcipelago polinesiano.
La cerimonia è stata spettacolare, come ci si aspetta in questi casi, ed è stata sicuramente memorabile per i segnali di pace che esprimeva. La tigre biana ricostruita in gigantesca forgia in scena è il simbolo principale di distensione. I giochi andranno avanti fino al 25 febbraio.