“Più che arte australiana è arte d’Australia”, ci dice con sottile intento discernitorio il curatore della mostra al PAC di Milano, Eugenio Viola. Il Padiglione d’arte contemporanea, diretto da Domenico Piraina, torna ad esplorare i continenti sulle tracce dell’arte contemporanea con la mostra “Australia. Storie dagli Antipodi”, portando a Milano dal 17 dicembre al 9 febbraio 2020 una selezione di 32 artisti australiani, sia emergenti che affermati, appartenenti a diverse generazioni e background culturali.
Promossa dal Comune di Milano|Cultura e prodotta dal PAC e da Silvana Editoriale, la mostra è curata da Eugenio Viola e realizzata grazie al sostegno di TOD’S, sponsor dell’attività annuale del PAC, con il contributo di Alcantara e Cairo Editore, grazie alla sponsorizzazione tecnica di Etihad e con il supporto di Vulcano.
“Tutti gli artisti presenti recuperano il loro background – ci racconta Viola – e l‘opera che apre il percorso, quella di Khadim Ali è un perfetto esempio del tenore che si respira: l’artista è cresciuto sulla frontiera tra Afghanistan e Pakistan e quando nel 2009 si è trasferito in Australia ha fatto arte con una memoria iconografica evidente”.
Per capire meglio cosa ccomuna queste forte di espressione così diverse che si vedono al PAC (e che vi mostriamo con un’anteprima di immagini dell’allestimento) bisogna far riferimento ad Eugenio Viola che è un acuto osservatore delle arti emergenti dai vari territori dell’altro mondo. Acuto studioso e autentico appassionato, da italiano formatosi in Campania, oggi dirige il MAMBO di Bogotà in Bolivia. Un orgoglio averlo per noi oggi a discutere della sua curatela sull’arte d’Australia in una prestigiosa istituzione milanese: “Viviamo in una società iper esteticizzata, visto che tutto è pieno di estetica, anche la politica è estetica. Quindi ci si interroga sempre sul fine dell’arte. L’arte deve darci la possibilità di vedere qualsiasi fenomeno con occhi diversi e confrontarsi, anche polemicamente, con la contemporaneità. Per questo tutti i miei lavori curatoriali sono di denuncia. Osservando queste opere ovviamente c‘è un passato di discriminazione che ha ancora effetti nel presente di questi creativi”,
Judy Watson è un’artista che prende ispirazione dalla tradizionale cultura Waanly e lavora con l’installazione e il disegno su vari supporti. Particolarmente drammatica la sua proposta che si vede al PAC. “Asylum seeker vessel” un’opera che mette in dialogo l’insediamento coloniale australiano con le posizioni attuali del governo nei confronti dei richiedenti asilo. Sono evidenziati nell’opera i tre centri di detenzione per immigrazione offshore attualmente aperti in Australia: Christmas Island, Manus e Nauru.
Gli Antipodi, secondo gli antichi Greci, erano gli abitanti di una ipotetica terra situata nell’emisfero meridionale e diametralmente opposta alla Terra conosciuta. In geografia, l’antipode di qualsiasi luogo della Terra è il punto sulla superficie terrestre diametralmente opposto ad esso. Antipodi è inoltre un modo comune di riferirsi all’Australia e alla Nuova Zelanda, utilizzato generalmente da chi vive nell’emisfero settentrionale. “Antipodes” (1985) è anche la prima raccolta di racconti brevi di David Malouf, una straordinaria collezione di storie legate all’Australia, che tracciano una metafora della condizione umana, sospesa tra il vecchio e il nuovo, la giovinezza e la vecchiaia, l’amore e l’odio, la vita e la morte.
“Australia. Storie dagli Antipodi” è la più grande ricognizione sull’arte australiana contemporanea mai realizzata al di fuori del continente e racchiude un’ampia costellazione di pratiche e prospettive culturali, politiche e sociali. La mostra costituisce un viaggio metaforico all’interno del panorama multiculturale dell’arte contemporanea australiana, influenzato da storie personali, lingue, origini etniche, religioni e tradizioni eterogenee: dagli artisti afferenti alle molte culture aborigene e ‘First Nations’, a quelli che sono arrivati dal Pacifico, dall’Europa, dai paesi asiatici e dalle Americhe. Per molti di loro la diversità culturale, nonché le loro origini storiche e culturali, costituiscono un paradigma privilegiato di ricerca, uno strumento linguistico ed esistenziale che informa profondamente la teoria e la pratica del loro lavoro.
Inserita nel percorso di ricerca del PAC teso a scardinare pregiudizi e costruire nuove interpretazioni attraverso l’arte, la mostra prende le distanze da qualsiasi idea stereotipata di ‘Australia’, evidenziando invece una serie di connessioni e suggerendo una narrazione caratterizzata dalla prossimità e dalla vicinanza.
“Australia. Storie dagli Antipodi” è una mostra transgenerazionale: alcuni degli artisti invitati iniziano a lavorare negli anni Settanta, influenzando le generazioni successive. Numerosi gli artisti middle-career ed emergenti, il cui lavoro è stato visto più volte esposto, negli ultimi anni, in importanti mostre internazionali.
Le opere selezionate utilizzano diversi mezzi espressivi quali pittura, performance, installazione, scultura, video, disegni e fotografia e sono state realizzate in un arco di tempo esteso, oltre ad includere alcuni interventi site specific ideati appositamente per la mostra.
Diversamente provocatorie, politiche o poetiche, le opere trattano temi socialmente e politicamente impegnati in relazione a questioni di razza, genere e classe; ansie identitarie, individuali e collettive; problemi di conoscenza e azione; storie contestate e narrazioni represse; preoccupazioni derivanti dalla gestione di fenomeni di colonizzazione e decolonizzazione. Questioni tra loro molto differenti eppure ugualmente urgenti, legate al contesto australiano, che per induzione assumono risonanza globale, restituendo un panorama del nostro presente, ibrido, plurale e complesso.
La settimana di apertura della mostra sarà animata dalle live performance di Mike Parr (16 dicembre h 19) e di Marco Fusinato (17 dicembre h 15-21), e dalla proiezione del film “Terror Nullius” del collettivo Soda Jerk, per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione con il MIC Museo Interattivo del Cinema di Milano (18 dicembre ore 20:30)
A gennaio il PAC ospiterà invece due lavori partecipativi dell’artista australiano Stuart Ringholt che esplora la funzione sociale dell’arte attraverso workshop collaborativi: per la prima volta in Italia il “Naturist Tour” (18 gennaio h 20:30) che consiste in una visita guidata alla mostra dove l’artista e i partecipanti saranno nudi per riscoprire la relazione dello spettatore con l’architettura e l’opera d’arte, e due “Anger Workshops” (16 gennaio h 18 e 20), nei quali i partecipanti guidati dall’artista impareranno semplici tecniche per esprimere lo stress e la rabbia.
Un public program ispirato alle opere in mostra coinvolgerà come sempre grandi e piccoli avvicinandoli alla cultura australiana con laboratori per famiglie, favole, visite guidate gratuite settimanali e visite guidate con il curatore e altri ospiti speciali.
ARTISTI
Vernon Ah Kee, Tony Albert, Khadim Ali, Brook Andrew, Richard Bell, Daniel Boyd, Maria Fernanda Cardoso, Barbara Cleveland, Destiny Deacon, Hayden Fowler, Marco Fusinato, Agatha Gothe-Snape, Julie Gough, Fiona Hall, Dale Harding, Nicholas Mangan, Angelica Mesiti, Archie Moore, Callum Morton, Tom Nicholson (with Greg Lehman), Jill Orr, Mike Parr, Patricia Piccinini, Stuart Ringholt, Khaled Sabsabi, Yhonnie Scarce, Soda_Jerk, Dr Christian Thompson AO, James Tylor, Judy Watson, Jason Wing e Nyapanyapa Yunupingu.
Foto d’apertura: Khadim Ali, Untitles 2 dalla serie Fragmented Memories (2017-2018), un’opera sulla diaspora culturale e geografica.
“Australia. Storie dagli Antipodi”, Milano dal 17 dicembre al 9 febbraio 2020
02 88446359
pacmilano.it