“Ma tu cosa sei?” dico ad Abele Malpiedi, giovane creativo approdato da Recanati qualche anno fa a Milano. Mi accoglie nella sua nuova casa-studio di NoLo, nord di Loreto, con finestre enormi e sapore d’atelier tutt’intorno. “Mi piace pensarmi artista”, mi risponde con un sorriso sereno di chi ha già abbondantemente superato l’imbarazzo delle autodefinizioni da un pezzo.
Penso al libro di Yoko Ono che mi ha regalato, Acorn (Ghianda), un compendio di arte verbale e visiva che più concettuale non si può. La prima cosa che leggo è: “La tua stanza è il prolungamento della tua mente”.
Ci deve proprio credere in questa massima Abele, visto che il suo rifugio milanese parla di lui, ora che l’ho conosciuto. In ogni angolo scherzi di creatività e irriverenza catturano il mio sguardo. C’è un attaccapanni con sagome di supereroi in cui solo l’uomo non ha il mantello. Ci sono fotografie di nudi stellari e dipinti che rimandano ai suoi vecchi lavori in giro per l’Italia. Artista poliedrico, tratta con humor temi profondi incitando a una presa di coscienza. L’ho conosciuto per il suo progetto è ora, un orologio senza lancette con lo scopo ambizioso della conoscenza del sé per una consapevolezza e per un’etica quotidiana. Arte, poesia, musica, design, fotografia, scrittura, il mondo artistico e visivo di Abele Malpiedi è multiforme. Si sta preparando per un’installazione di è ora che va per la prima volta per le strade, in occasione del Fuorisalone 2017. Con il Depur Art Lab, diretto da Ornella Piluso, verrà installato un orologio da arredo urbano in zona Corvetto, a Milano, nell’area grande di un depuratore. Il design che confina con l’arte ha contagiato anche le architetture industriali.
“Ero sorvegliante al Museo del 900 e la situazione era abbastanza frustrante. Dovevo fare qualcosa. Così mi è venuto in mente di smontare un orologio e scriverci sopra a penna è ora. È diventato un motto, un incitamento ad agire, mi ricordava di fare azioni e vincere la mia indole da procastinatore. Avevo bisogno di un simbolo per me e l’ho creato per gli altri”. Ora l’orologio concettuale senza lancette è esposto al Museo del 900, un traguardo ragguardevole per un artista di soli 31 anni. Che è arrivato dopo il premio “Stelle emergenti” alla Biennale Internazionale dell’umorismo nell’Arte.
“Voglio vivere il mio tempo – mi dice – e voglio anche far riflettere sull’orologio biologico che è in ognuno di noi. Ascoltandolo riusciremo a essere in accordo con i ritmi della società. Per questo medito molto. Non sento l’immobilismo del silenzio, anzi, è un’esperienza che aiuta”.
Il motto è ora si presta nella sua semplice efficacia anche grafica, a molteplici utilizzi. “Sono state fatte delle t-shirt per delle iniziative nelle regioni del terremoto l’anno scorso. Qualcuno mi ha mandato delle foto di tatuaggi che lo riprendono. Sta diventando la base di una filosofia che coinvolge, a quanto vedo. È un approccio alla vita, dall’orologio parte qualcosa di più ampio”.
Oltre a vederlo nel museo, lo si può anche comprare al bookshop e nel design shop della Triennale e nei bookshop artistici Mondadori Electa. C’è chi vuole portarsi a casa un’opera d’arte concettuale e non un orologio funzionante? L’idea di eliminare le lancette e le batterie dall’orologio nasce dall’ossessione della dimensione temporale che noi stessi abbiamo creato. Non svolgendo più la sua funzione di misurazione, l’orologio è decontestualizzato, rendendoci soggetti primari per una nuova concezione del tempo. “Si alimenta solo col coraggio di cambiare per sentirsi di nuovo nuovi – mi spiega l’artista – vive di crescite interiori. L’orologio è nato per smettere di lasciare che fosse il tempo a scegliere al mio posto”.
Abele mi fa indossare un’altra sua trovata, gli occhiali riflessivi. Istintivamente li respingo, mi guardano troppo dentro, con quello specchio interno che costringe alla riflessione. “Vedi, la domanda è sempre quella scomoda: chi sono io?”. E torniamo proprio all’interrogativo iniziale del nostro incontro. Non ci saranno risposte assolute, ma dopo aver conosciuto l’arte di Abele Malpiedi, la vita sembra più divertente.