Incontro l’editore Giulio Perrone che dopo il successo con L’esatto contrario (per Rizzoli), è in piena promozione del suo nuovo libro Consigli pratici per uccidere mia suocera. E Perrone replica pure come autore il talento dimostrato nella sua fortunata carriera editoriale.
Chi è Giulio Perrone?
Un editore dal 2005 quando con Maria Carmela Leto fondo a Roma la Giulio Perrone Editore. Lavoro che mi piace moltissimo, specie nella ricerca di autori in cui credo e che mi prodigo a lanciare. da un paio d’anni sono anche scrittore per Rizzoli e da poco è uscito il mio secondo libro.
Da editore che seleziona testi degni di essere pubblicati, hai varcato la barricata. Come ti senti dalla parte degli autori?
Meno protetto, con la preoccupazione di essere letto e giudicato anche dai colleghi, dal mio mondo lavorativo che conosco dal di dentro, oltre che dal pubblico il cui consenso resta sovrano. Da editore sono paterno, difendo lo scrittore in tutta la genesi del suo libro, perché si ottenga il meglio, da scrittore mi avverto più sguarnito.
Tu giri molto in presentazioni letterarie, cerchi il contatto con il pubblico.
Ho fatto mio l’esempio di illustri colleghi: da Dacia Maraini che ho avuto l’onore di editare con diversi testi, a mie creature come Paolo Di Paolo, a Maurizio De Giovanni che ammiro molto e ho recentemente conosciuto. Poi credo che la presentazione sia una liturgia in cui si consegna allo spettatore la verità delle proprie pagine in un dialogo privilegiato, e fuori dal silenzio creativo della scrittura ci si mette infine in gioco.
Tu sei sposato con Maria Carmela Leto con cui hai fondato la casa editrice.
Un matrimonio che ci ha dato due figli e reso più solido dalla stessa viscerale passione per i libri. Abbiamo attraversato anche una turbolenza emotiva, come accade spesso nelle coppie, ma ne siamo usciti ulteriormente fortificati.
È vero che lei è tua prima editor?
Intanto tengo a sottolineare il meraviglioso lavoro di editor fatto in Rizzoli. Maria Carmela, come tutte le persone che ci vogliono bene davvero, è un occhio severo e attento, con l’aggiunta di essere capacissima nella sua professione. È allora normale chiedere a lei la prima lettura, per la preziosità che racchiude il suo parere. prima di chiunque altro, mi aiuta a entrare nell’ottica, a volte tormentata, ma necessaria ed inevitabile, del giudizio.
Il primo romanzo L’esatto contrario, era un noir, questo una commedia.
Ritengo il genere un contenitore adatto a esprimere quello che l’autore vuole al momento narrare. In questa nuova avventura, mi è stata più congeniale la scioltezza della commedia per descrivere un tracciato generazionale, quello dei quarantenni, che mi appartiene. Il mio intento, senza alcuna presunzione, è dare alcuni consigli a chi sente come me sulla sua pelle il difficile impatto con quest’età, dipinto però con una dose di ironia che sta molto piacendo ai lettori. Ho voluto raccontare i rapporti da un punto di vista squisitamente maschile, senza infingimenti e con estrema obiettività. Si sa che le donne in questo momento sono molto più strutturate ed equipaggiate di noi. La soddisfazione più grande è stata sentirmi dire dagli uomini che hanno tratto dalle mie pagine una sorta di pronto intervento affettivo, e dalle donne che hanno preso spunti per meglio entrare e comprendere il nostro universo, meno articolato del loro, e quindi fatalmente più in affanno.
Un tuo parere sulle fiere letterarie?
Ne penso tutto il bene possibile per lo scambio validissimo che ne hai partecipando: sulla scissione in due del Salone del libro di Torino su Milano, io ho sostenuto con molti editori la salvaguardia della gloriosa fiera piemontese e ritengo che a cose ormai fatte, occorra dialogare e fare convivere queste realtà in modo armonico e non conflittuale.
Cosa pensi dei premi letterari?
Fuori dalle polemiche che sono insite nei premi stessi, sono molto utili perché portano lettori e discussione attorno ai libri, che sono gli attori protagonisti di questo rituale. Io stesso sono stato finalista con la mia opera prima al Premio Chianti di cui non posso che parlare bene per l’aiuto che ha dato a me e a ‘l’esatto contrario.
Un libro che ti ha cambiato la vita?
Di getto, ma ce ne sono infiniti, rispondo La luna e i falò di Cesare Pavese: ha mutato proprio la mia percezione di considerare la letteratura. lo pensano molti scrittori ed anch’io: prima di iniziare a scrivere, devi avere avuto un passato di forte lettore, e comunque, il piacere eterno del leggere, è più intenso di quello legato al tempo momentaneo della stesura di un romanzo.
L’intervista è terminata e come dice la scrittora ‘un amore può finire ma quello per un libro dura tutta una vita’.