Può l’archeologia industriale diventare un nuovo motivo di attrattiva per il già fornitissimo e ammiratissimo paesaggio culturale italiano? Se ci sono fotografi come Gianluca Giordano, che ne catturano la poesia e la bellezza intrinseca, la risposta è sì.
Giordano è un artista emergente piemontese, nato nel 1978, artisticamente come restauratore e da un decennio diventato un fotografo di architettura. Le sue immagini dell’ex cittadella Olivetti di Ivrea sono quelle che hanno accompagnato il dossier ufficiale di candidatura di “Ivrea, Città Industriale del XX secolo” a patrimonio UNESCO. La candidatura del sito piemontese che si estende per circa 72.000 ettari, costituito da un insieme urbano e architettonico, fu presentata con queste foto che vi mostriamo in questo articolo. Dal 2018 la location è il 54° Sito Unesco in Italia.
Gianluca Giordano si è laureato all’Accademia delle Belle Arti Aldo Galli IED Como in restauro: “Credo che la mia visione di bellezza – ci racconta orgoglioso – sia derivata anche da questa attitudine a vedere oltre la patina. Me l’ha data questo precedente impegno lavorativo, visto che ho collaborato alla conservazione di beni culturali in Italia. Poi dopo aver insegnato per alcuni anni sono ritornato alla mia passione, la fotografia, dove posso unire il background artistico con la conoscenza dei materiali e delle tecniche pittoriche in una nuova visione dell’architettura“.
La particolarità delle sue foto, che gli hanno valso una collaborazione dal 2012 con il portale di architettura Floornature, è che sono autentici reportage architettonici, spesso conquistati con il duro impegno. Il lavoro a Ivrea, visto che si tratta di location private, è durato due anni, con lunghi mesi anche solo per avere il permesso di scattare all’esterno dei fabbricati.
Tutta questa passione, Gianluca la racconta anche in incontri pubblici. “Nel 2019 presso la nuova sede di FASTWEB in Piazza Adriano Olivetti a Milano nel corso di “Connessioni”, il ciclo di incontri promosso dall’azienda, sono state mostrate le immagini da me scattate relative alle opere commissionate da Adriano Olivetti tra gli anni ’30 e gli anni ’80. Era, come tutti sappiamo, un imprenditore illuminato, che davvero credeva che il benessere dei lavoratori arrivasse anche dalla bellezza degli ambienti di lavoro. Ecco perché commissionava ai più noti architetti del Novecento la costruzione. Da lì nacque il modello di città pensata da Olivetti per i suoi fruitori”.
Essere presentato in un’occasione del genere dalla Fondazione dell’azienda a cui ha dedicato tutta la sua ispirazione e dedizione, è stato sicuramente un traguardo importante per il fotografo. Quello è stato il giorno in cui ha anche conosciuto l’erede degli Olivetti, Matteo, anch’egli imprenditore a Ivrea. Ma ne sono passati di tempi dal lancio mitico della Lettera 22, quella macchina da scrivere che per decenni è stato il simbolo del popolo degli uffici nel mondo.
Oggi è esposta al MoMa di New York ed è il simbolo dell’ingegno italiano anni Cinquanta. Proprio quell’oggetto di largo consumo campeggiava sulla locandina della prima mostra fotografica sul tema che Giordano ha avuto in Italia, a Genova nel 2013 a Palazzo Lomellino. Per quella collettiva, si mossero in molti per celebrare il tributo a un pezzo di storia d’Italia ancora poco valutato.
Successivamente, le foto di Gianluca sono state esposte assieme a quelle di Oliviero Toscani e Gabriele Basilico nel 2016 a Palazzo Ducale a Genova all’interno della collettiva “Flashback – Fotografia italiana di sperimentazione 1960-2016“. Giordano faceva parte dei prescelti a rappresentare gli anni Duemila.
Il fotografo, che per la candidatura di Ivrea a patriomonio dell’umanità era stato seguito da una docente del Politcenico di Torino, ha poi presentato il suo progetto fotografico indipendente sulle architetture olivettiane alle gallerie d’arte. Expowall di Milano, con Pamela Campaner, è arrivata determinata, ha voluto presentare progetto ad Adi Index Design e “oggi siamo in lizza per il Compasso d’Oro per l’edizione di aprile 2020“, dice orgoglioso.
Se si vuole avere un assaggio di quello di cui stiamo parlando, è possibile vedere alcuni scatti presso il Museo della Grafica Pisa fino al 13 aprile. Indubbiamente è una raccolta che sta avendo consensi unanimi: “Credo che sia per l’interesse che ho per l’umanità, più che per gli umani. Fotografo architetture che sono state gli ambienti di tanti lavoratori. Mi è capitato comunque di fare altro, ho realizzato un servizio sulla manutenzione dei locomotori fotografando operai a lavoro. Devo riconoscere che non sono interessato alla pura estetica delle persone, ma dalle storie e dai contesti. Vengo da realtà di cantiere, lavoravo a restauri degli affreschi, quindi i ritratti da studio non fanno per me. Mi ritrovo a mio agio con ambienti con storie interessanti, con le architetture del Novecento, che trasudano di storie di epoche della grande industria”.
Il percorso a ritroso nella memoria l’ha sempre esercitato, Gianluca: “Mi piace la storia da quando sono piccolo. Facevo ricerche sulla mia famiglia siciliana, le radici sono importanti e nelle mie foto riguardano aziende che hanno vissuto tramandando il loro successo con passione e impegno”.
MOSTRA TOSCANA – Fino al 13 aprile la mostra “OLIVETTI@TOSCANA.IT TERRITORIO, COMUNITÀ, ARCHITETTURA nella Toscana di Olivetti”, dedicata ai personaggi e alle architetture che hanno segnato la storia della Olivetti in Toscana, è allestita al Museo della Grafica e organizzata dall’Università di Pisa (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni e Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, dal Museo della Grafica e dal Museo degli Strumenti per il Calcolo).
la mostra è stata curata da Marco Giorgio Bevilacqua, Mauro Ciampa, Lucia Giorgetti, Stefania Landi e Denise Ulivieri, con la collaborazione della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti e dell’Associazione Archivio Storico Olivetti.
L’esposizione ripercorre il legame tra Adriano Olivetti e la Toscana attraverso tre elementi chiave: territorio, comunità, architettura. Della mostra fanno parte le foto di Gianluca Giordano di Ivrea, ma c’è anche altro. Adriano Olivetti infatti, decise di investire nell’elettronica a Pisa. Nacque così nel 1957 il primo computer scientifico italiano: la Calcolatrice Elettronica Pisana, frutto della collaborazione tra l’Olivetti e l’Università di Pisa. Sempre a Pisa Olivetti fonda il Laboratorio di Ricerche Elettroniche che, grazie alla competenza di Mario Tchou, progetta il primo calcolatore elettronico totalmente a transistor: l’Elea 9003
Fondata a Ivrea nel 1908, la storica fabbrica delle macchine per scrivere si è subito distinta per innovazione, design e sensibilità sociale. La personalità di Adriano ha impresso al marchio uno stile inconfondibile che ha conquistato il mercato mondiale. E la Toscana. L’Università di Pisa ha creduto nell’idea dei curatori, sostenendo la ricerca scientifica su Olivetti in Toscana e promuovendo questa mostra originale, concepita come prima tappa di una mostra internazionale itinerante.
La mostra ripercorre poi la sperimentazione, in Valdera, del messaggio del Movimento Comunità, organizzazione a carattere culturale e politico fondata da Olivetti nel 1947. Anche l’architettura di Olivetti marchia il territorio toscano, con le sue forme, il suo stile e la sua innovatività. Immagini storiche dei grandi maestri della fotografia raccontano la vicenda biologica degli edifici della Olivetti in Toscana. Le foto di oggi, scattate da Eva Mulas con la collaborazione del maestro Mario Mulas, fotografo Olivetti per anni, fanno emergere le condizioni critiche di questo patrimonio, costruito per la Comunità.